26 - Ora sono un uomo cannone

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[73 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]

Chuuya contemplò il disegno per l'ennesima volta seduto su una vecchia panchina che un tempo doveva essere stata rossa.

L'opera d'arte che teneva in mano era opera di Kyoka, raffigurava lui vestito in modo decisamente originale - uno strano costume, comprendente una canottiera aderente viola con le stelline e dei pantaloni a strinse verticali bianche e rosse - che pioveva dal cielo in mezzo alle nuvole, in un angolo del foglio era scarabocchiato un piccolo cannone.

Quando aveva chiesto alla bambina di spiegargli quel disegno lei si era limitata ad alzare le spalle dicendo: ieri siamo stati al circo e guardando l'uomo cannone che volava mi sei venuto in mente...

Wow...

Chuuya l'aveva fissata interrogativo e lei gli si era aggrappata alla maglietta supplicandolo di portarla al parco giochi, non era riuscito a rifiutare e quindi ora era lì, seduto su quella panchina in quel piccolo parco, tenendo d'occhio Kyoka e Yumeno che si divertivano su e giù per lo scivolo.

Ad un certo punto Kyoka indicò Yumeno e gli disse:

- Facciamo un gioco! Io sono la principessa che vive in questo castello, e tu sei lo stregone che mi tiene prigioniera.

- Ma io volevo fare il principe che ti salva!

Protestò il bambino di qualche anno più piccolo della sorella.

- No, io mi salvo da sola. I principi sono inutili.

Chiuse il discorso Kyoka con aria di superiorità, facendo sorridere Chuuya.

Il ragazzo fissò un altro po' il disegno che teneva in mano, poi lo piegò con cura e se lo mise in tasca. A quel punto alzò gli occhi e notò un ragazzino vestito di nero seduto su un altalena che fissava con odio la ghiaia sotto i suoi piedi, dopo un attimo Chuuya lo riconobbe.

Era Akutagawa "l'amico" di Atsushi, una volta era uscito con lui, Tachihara e altra gente. Dopo aver lanciato uno sguardo a Kyoka e Yumeno per accertarsi che fossero ancora vivi si alzò e si avvicinò al ragazzo.

- Ehi.

Lo salutò e quello, sentendo il suo saluto, alzò gli occhi su Chuuya riservandogli la stessa occhiata carica di odio con la quale fino a un attimo prima guardava la ghiaia.

- Che vuoi?

Chuuya esitò poi sorrise:

- Ti conosco e ti saluto, ovvio.

Akutagawa lo guardò male e si limitò a rispondere con un l'ennesimo sguardo carico di nervoso.
Chuuya non si lasciò intimidire e si sedette sull'altalena libera accanto a lui.

- Che ci fa qui?

- Niente.

- Io faccio il babysitter a quei due bambini là... Li vedi?

- Sì.

- C'è qualcosa che non va, forse?

- Non sono affari tuoi.

Chuuya alzò gli occhi esasperato, quel ragazzo sapeva uccidere le conversazioni meglio di qualsiasi persona lui avesse mai conosciuto... Chuuya rimase in silenzio e cominciò a dondolarsi avanti e indietro senza staccare gli occhi di dosso ai due bambini che correvano su e giù per le scalette e i ponticelli della struttura dello scivolo.

Akutagawa rimase lì per un po' poi chiese con un tono di voce così basso da essere appena percepibile:

- È vero che ora stai da Dazai-San?

- Già, ormai è da una settimana che dormo da lui.

Akutagawa si girò a fissarlo con sguardo indecifrabile, poi con lentezza si alzò e dopo averlo scrutato un secondo si incamminò dandogli la schiena, poi si fermò e sventolando una mano in aria disse con noncuranza:

- Allora, salutamelo.

Chuuya lo fissò perplesso allontanarsi, mentre Akutagawa stava uscendo dal cancello andò a sbattere contro un ragazzo, a occhio sembrava poco più grande di Chuuya, che stava entrando.

Il tipo si guardò intorno con aria smarrita, abbassando di tanto in tanto gli occhi su un foglio di carta giallognola che teneva fra le mani, poi quando individuò Chuuya seduto poco lontano sull'altalena lo sguardo del ragazzo si illuminò e Chuuya lo vide incamminarsi con decisione nella sua direzione.

- Ehi tu, sì tu, il tappetto con i capelli rossi, devi aiutarmi!

Chuuya lo squadrò aggrottando le sopracciglia:

- Eh?

Il giovane aveva capelli neri spettinati che spuntavano da un originale cappello marrone come il cappotto che indossava. Il ragazzo lo guardò malissimo rivelando due occhi svegli di un verde incredibile.

- Sì, tu. Mi sono perso... Mi perdo sempre... Devo andare qui, aiutami.

Disse con eccessiva energia, sventolando il foglio che teneva in mano sotto gli occhi sbalorditi di Chuuya, il quale riuscì a intuire che sul piccolo foglio di carta era scritto un indirizzo.

- Sì, va bene... Ma stai buono.

Chuuya prese il foglietto dalle mani dell'altro e lo lesse velocemente, aveva un'idea abbastanza chiara di dove doveva andare quel ragazzo strano.

- Allora, procedi dritto per circa 200 metri poi giri a destra e prendi la terza via a sinistra, poi dovresti-

Chuuya non riuscì a finire la frase che il tipo lo interruppe:

- No, no e no. Mi perderei di nuovo! Accompagnami!

- Eh? Ma sei scemo? Guarda che sto lavorando.

Il tipo si guardò intorno poi si sedette accanto a lui sull'altalena lasciata libera da Akutagawa poco prima:

- Va bene, allora aspetterò qui con te che tu finisca con i bambini.

- Eh? E come fai a saperlo?

- Deduzione, solamente deduzione.

Chuuya lo fissò con le sopracciglia aggrottate... Quel tipo era quasi peggio di Dazai. Nonostante la prima impressione non era svampito e ingenuo come sembrava.

- Comunque mi chiamo Ranpo.

- Io Chuuya.

Ranpo lo squadrò per un lungo secondo con quei suoi occhi spaventosamente verdi, poi estrasse dalla tasca del cappotto un sacchetto di patatine che aprì e cominciò a mangiucchiare con gli occhi socchiusi rivolti nella direzione di Kyoka e Yumeno che nel mentre avevano cambiato gioco.

Ora stavano giocando ai ninja: avevano recuperato del bastoni e saltavano da tutte le parti prendendoli come se fossero katane.

Chuuya osservò di sottecchi Ranpo che, una volta finito il suo pacchetto di patatine, tirò fuori una barretta al riso e al cioccolato dalla tasca, la scartò e cominciò a mangiarla, come se non toccasse cibo da settimane, sporcandosi tutte le labbra di briciole marroni di cioccolata.

Chuuya guardandolo strabuzzò gli occhi e arricciò le labbra perplesso...
Quel tipo era davvero strano... Aveva un'aria sveglia eppure appena arrivato sembrava così smarrito,  come se non avesse la minima idea di come arrivare dove doveva... Ma non poteva usare un semplice e comunissimo GPS? Non aveva un cellulare? E poi quanto dannatamente era grande il suo stomaco?

Chuuya sospirò e pensò di essere soggetto a qualche maledizione che l'aveva trasformato in una calamita ambulante che attirava persone dalle abitudini piuttosto ambigue e decisamente discutibili.

A. A.

Yeee.

Scusate, ma mia sorella mi ha praticamente costretto a inserire Ranpo nella storia, quindi signori e signore ecco a voi l'unico e inimitabile Ranpo ;D

Nulla spero che il capitolo vi sia piaciuto, in quel caso sapete già cosa fare...

A doooomani, gente.

We are falling like the stars - SoukokuWhere stories live. Discover now