13 - Ciao zia

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[29 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]

Chuuya corse giù dalle scale di casa sua in fretta. Quel pomeriggio l'officina era chiusa perché dovevano sistemare l'impianto elettrico quindi aveva tutto il pomeriggio libero. Verso il tardo pomeriggio era d'accordo di trovarsi con Tachihara e prima voleva fare un giro con la moto.
Mentre si infilava la giacca pronto per uscire qualcuno suonò il campanello, Chuuya, lì davanti, aprì immediatamente trovandosi davanti sua zia, la sorella di sua mamma.

- Zia Koyo!?

Sua zia impeccabile come al solito gli fece un sorriso e gli scompigliò i capelli, come quando era bambino.

- Ehi, Chuuya. Stavi uscendo?

- Sì, ma non fa nulla. Posso aspettare ancora un po'... Entra pure.

Si fece da parte per lasciar passare la zia.
Una volta dentro Chuuya chiamò sua nonna, poi corse di sopra per aiutarla a scendere le scale, in quel periodo l'anziana signora non era per nulla in forma e sia Chuuya che la zia erano parecchio preoccupati per lei.

- Buongiorno cara.

Salutò l'anziana sua figlia, aggrappandosi al braccio di Chuuya. Le due si accomodarono attorno al tavolo, mentre Chuuya metteva a scaldare l'acqua per del tè.

- Allora zia com'è andata a Parigi? Era a Parigi questa volta vero?

Koyo, per lavoro, viaggiava molto e il tempo che passava in Giappone non era molto, nonostante questo era molto legata allo stile e alla cultura giapponese.

- Sì, Chuuya. È andato molto bene. I commerci con gli esteri stanno migliorando in questo periodo. E voi? State bene?

Chuuya annuì:

- Si dai... Si va avanti...

- Sei riuscito a comprati la moto che desideravi tanto?

Chuuya sorrise fiero di sè.

- Sì, zia. Sono super soddisfatto, in più i lavori vanno a gonfie vele. E prima che tu me lo chieda, sì, Kyoka sta bene.

Koyo scoppiò a ridere a alle parole del nipote.

- Mi conosci troppo bene... Ora mi fermerò qui per un po', magari uno di questi giorni vado a trovare la famiglia Izumi.

Koyo adorava Kyoka, era come se fosse la sua madrina, in più era una grande amica della madre della bambina, si conoscevano dalle elementari e non avevano mai perso i rapporti.

- E a scuola come va, Chuuya? Sei riuscito a farti qualche amico?

Chuuya la fissò pensieroso, sua zia sapeva benissimo che la scuola era il punto debole del nipote.

- Sì e no. In sto periodo parlo spesso con un tizio, ma è un tipo strano e per la metà dei nostri discorsi litighiamo... E poi è fissato con i suicidi, bah. Zia non lo capisco proprio quello lì.

Koyo aggrottò le sopracciglia perplessa.

- Fissato con i suicidi? Come si chiama?

- Dazai Osamu, perché?

La zia scoppiò a ridere. - Tu e Osamu Dazai? Non posso crederci! La scuola come fa a non essere ancora esplosa con voi due insieme lì dentro?

- Lo conosci?

- Certo. O meglio conosco benissimo il suo tutore, Ogai Mori. Siamo amici di infanzia, abbiamo frequentato le superiori insieme e siamo tutt'ora in buoni rapporti. Dazai l'ho incontrato un po' di volte.

Chuuya annuì poi guardò la zia interrogativo:

- Perché hai riso così dell'idea di me con Dazai? E perché la scuola dovrebbe esplodere?

- Non te lo ricordi? Dal tuo sguardo direi di no. Da piccoli a circa quattro anni avete giocato insieme.
Quel pomeriggio io badavo a te e ti avevo portato in un parco giochi dove, fatalità abbiamo incontrato Mori con il suo protetto. Io e lui vi abbiamo mandati a giocare, mentre chiacchieravamo un po'.

Chuuya la ascoltò con gli occhi sgranati, non si ricordava nulla di quell'episodio. Chissà se Dazai invece l'aveva riconosciuto?

- E poi?

- Ad un certo punto vi abbiamo sentiti gridare. Stavate litigando di brutto per chi doveva scendere dallo scivolo per primo. Litigando lui ti ha spinto e tu hai sbattuto la testa sul palo di ferro sopra lo scivolo e sei finito sullo scivolo, scivolando storto fino a terra dove ha sbattuto la testa, lui invece è proprio caduto giù dalla struttura. Per fortuna non vi siete fatti troppo male e Mori è un medico... Però comunque avete preso entrambi delle belle botte.

Chuuya al sentire quella buffa storia non potè non scoppiare a ridere. Lui e Dazai non erano cambiati per nulla.

- Però Chuuya, stai attento okay. Dazai non è un normale ragazzo di sedici anni, non vorrei ch ti cacciassi in qualche guaio più grande di te in sua compagnia...

- Non preoccuparti, so badare a me stesso, ora scusami, ma devo proprio andare.

- Aspetta Chuuya-Kun, io e tua nonna volevamo parlarti di una cosa, su tuo padre.

Bastarono quelle parole per fermare Chuuya, tornò a sedersi dal luogo dove si era appena alzato e guardò lo zia negli occhi, con serietà. Quello era un discorso che aveva sempre sognato e allo stesso tempo temuto di intraprendere.

- Non ti abbiamo mai parlato della morte di tuo padre, per non rovinare il ricordo che avevi di lui più del dovuto, ma ormai sei quasi un uomo ed è giusto che tu sappia la verità.
Tuo padre si è suicidato Chuuya-Kun.

Koyo fece una pausa per studiare l'espressione del nipote che continuò a guardarla impassibile, un po' se lo aspettava.

- Si è suicidato per colpa della morta della mamma, vero?

Koyo scosse la testa e con voce grave proseguì.

- Verrebbe da pensare questo. Tutti noi all'inizio lo abbiamo pensato, ma con il tempo si è scoperto che tuo padre faceva parte di una piccola organizzazione criminale che si occupava di commerciare droga, armi e... organi...

Chuuya strinse i denti, questo non se lo aspettava. Si chiese come potesse avere lo stesso sangue di una persona del genere.

- In quel periodo i commerci stavano andando sempre peggio, tuo padre era vicino alla crisi economica, in più impiegava i suoi risparmi nel gioco d'azzardo, nella droga e nel vino. Una volta è entrato in uno di quei pub poco raccomandabili che frequentava e davanti a tutti si è tolto la vita iniettandosi un veleno direttamente nelle vene... Scusaci se te ne parliamo solo ora, Chuuya-Kun.

Chuuya ascoltava in silenzio, le ultime parole della zia arrivarono ovattati come se lui fosse sott'acqua. Sospettava del suicidio, ma questo...

Questo era anche troppo. Strinse i pugni sotto il tavolo ferendosi i palmi con le unghie, si alzò cercando di restare calmo, poi fece un sorriso stanco alla zia e alla nonna:

- Grazie a tutte e due di avermi detto la verità... Io... ora devo proprio andare, scusatemi.

Uscì dalla stanza rimettendosi la giacca, cogliendo di sfuggita la nonna e la zia scambiarsi uno sguardo carico di preoccupazione, non se ne curò, aveva bisogno di tempo per metabolizzare e capire cosa ne pensava di quella situazione.

Uscì di casa sbattendo la porta, scese in garage e salì in moto, poi partì a tutta velocità come se volesse lasciare indietro il suo passato e tutti i suoi pensieri.

A. A.
E nulla... Capitolo un po' così, per introdurre la storia di Chuuya... Spero vi sia piaciuto comunque leggerlo... In quel caso lasciate una stellina.
Grazie, vi amo.

We are falling like the stars - SoukokuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora