4 - Sconto la pena con l'assasino dei gessetti pt.2

2K 219 69
                                    

[10 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]

Chuuya lo fissava con gli occhi sgranati, Dazai aveva capito tutto di lui, non aveva tralasciato nulla.
La moto... comprarsi una moto tutta sua era il suo sogno nel cassetto, era quasi arrivato alla somma che gli occorreva per comprarsi un mezzo decente...

Era decisamente un po' nel panico, si sentiva messo a nudo, non aveva più segreti. Dazai lo fissò con aria di sfida:

- Sorpreso?

Chuuya rimase a fissarlo inebetito ancora per un attimo, poi nonostante il leggero panico che gli scorreva nelle vene, scoppiò a ridere.

- E bravo Dazai, queste sono cose che qualsiasi buon osservatore poteva notare... Ma lascia che ti dica che stai facendo un grosso errore.

- Un errore?

Chuuya si alzò, soddisfatto dell'espressione di curiosità che gli stava riservando l'altro, prese una scopa e la lanciò a Dazai, come a dire: se mi aiuti ti dico dove sbagli, poi cominciò a passare uno strofinaccio su un tavolo.
Dazai afferrò la scopa al volo e la guardò con un disgusto misto stupore, Chuuya pensò che non gli era capitato spesso di maneggiarla.

- Tu hai una dote, eppure non ti permette di scoprire tutto. Credendo di sapere ti perdi tutti i dettagli.

Dazai storse la bocca mentre scendeva dal tavolo.

- Tutto qua?

- Tutto qua.

- Allora, Chuuya-Kun, illuminami su questi dettagli.

Chuuya irrigidì le spalle nel sentirsi chiamato così, poi sorrise nel vedere Dazai, seppure con aria un po' maldestra, stava provando a spazzare il pavimento.

- Prima ci hai azzeccato, tutti i lunedì e i venerdì pomeriggio faccio il babysitter a due bambini, Kyoka, quella che mi ha riempito di brillantini e il piccolo Yumeno.

- Non sapevo i loro nomi e allora?

- Non sai niente di loro. - Sorrise Chuuya.

Chuuya vide Dazai stringere le mani attorno al manico della scopa e seppe di aver in qualche modo conquistato la sua attenzione.

- Kyoka è una splendida bambina, con i capelli lunghi e scuri e gli occhi blu cielo, mi chiede spesso di pettinarla... Lunedì scorso abbiamo fatto un gioco... Chi faceva la pettinatura più pazza all'altro. Io quella sera sono andato a casa con la testa piena di codini, mollette e brillantini... È stato così imbarazzante...

Dazai scoppiò a ridere e Chuuya lo guardò un po' imbarazzato, non aveva mai raccontato a nessuno dei suoi pomeriggi.

- Io invece le ho arricciato tutti i capelli con la piastra di sua mamma.

Dazai lo fissò poi appoggiò la scopa sul tavolo.

- Non posso credere che sei riuscito a convincermi a pulire tre metri quadrati della mensa.

Chuuya lo guardò con un sorriso di sfida, quello di parlare mentre si lavora era un vecchio trucco che usava sempre sua nonna con lui, ci era cascato un sacco di volte. Mentre puliva si perdeva a parlare e ad ascoltare e non si rendeva neanche conto di quello che stava facendo.

- Fare altri tre metri non ti ucciderà, mummia.

- Mummia?

- Mummia.

Dazai storse la bocca, poi ridacchiò. Guardò Chuuya ancora con quel suo sorriso divertito poi riprese la scopa e ricominciò a spazzare per terra.
Chuuya lo guardò perplesso, era bastato quell'insulto? Era confuso. Dazai lo confondeva, per quanto provava a capirlo ogni suo gesto, ogni sua espressione rimaneva un mistero. Lo fissò e sospirò, Dazai nel sentirlo sospirare alzò gli occhi su di lui:

- Che c'è?

- Impugni male la scopa.

Dazai si guardò le mani, per metà ricoperte da bende e aggrottò la fronte, interrogativo.

- Esiste un modo corretto per impugnare una scopa? Mica è una pistola.

Chuuya fece spallucce.

- Non ho la più pallida idea di come si impugni una pistola, ma la scopa si tiene così.

Gli fece vedere come mettere le mani e poi gli mostrò il gesto corretto.

- Se fai così ci metti di meno e fai pure meno fatica.

Dazai sembrava ascoltarlo appena, però sistemò la sua postura e spostò le mani un po' più in alto.

- Sai, Chuuya-Kun, immaginavo che non sapessi impugnare un'arma.

Chuuya fece spallucce.

- Perché dovrei? Non ne ho mai avuto bisogno. Non devo difendermi da nessuno. Vivo la mia vita per i fatti miei e non mi cerco rogne più grandi di me.

Dazai ghignò:

- Quindi sei un povero codardo?

Chuuya lo guardò male.

- Io al contrario tuo alla vita ci tengo, poi tu probabilmente sai impugnare una pistola solo per usarla per suicidarti.

- Che alta opinione hai di me...

Chuuya ancora arrabbiato per l'insulto di prima, prese uno strofinaccio e lo tirò a Dazai, dritto in faccia poi disse seccato:

- Invece di sprecare fiato va a pulire quei tre tavoli là in fondo.

Dazai prese lo strofinaccio e lo tirò a Chuuya:

- Vacci tu!

- E se non ci vado che fai? Mi spari?

Lo canzonò Chuuya. Dazai rispose con un'alzata di spalle, serissimo:

- Potrei...

- Non lo faresti.

- Ne sei sicuro? Veramente sicuro?

Chuuya rabbrividì e sotto gli occhi gelidi e cupi di Dazai si sentì confuso e incredibilmente a disagio. Il ragazzo bendato lo fissava con una serietà incredibile tale che Chuuya, senza accorgersene indietreggiò di qualche passo. Eppure... Non voleva dargliela vinta, quindi lanciò lo straccio su un tavolo e disse con un'alzata di spalle:

- Va beh... Lo faccio dopo.

Dazai stirò la bocca in un ghigno da far venire i brividi:

- E bravo cagnolino.

Chuuya si girò a guardarlo, sorpreso per un attimo, poi seriamente seccato.

- Com'è he mi hai chiamato, bastardo?

Dazai finì di spazzare la sua parte di mensa senza più degnarlo né di uno sguardo né di una parola. Poi buttò malamente la scopa in un angolo, mentre Chuuya sentiva la rabbia e il nervosismo crescere dentro di sè, sempre di più. Poi Dazai, dopo aver recuperato il suo videogioco, si avviò verso la porta, fece per aprirla, ma evidentemente cambiò idea, perché si voltò per tornare sui suoi passi.
Chuuya se lo vide venire incontro con calma esasperante e gli ci volle tutta la sua forza di volontà per non stenderlo con un pugno ben piazzato.
Quando Dazai fu a poche decine di centimetri da lui lo squadrò dall'alto in basso, poi si chinò in avanti e gli sussurrò all'orecchio, provocando dei fastidiosi brividi a Chuuya:

- Al contrario di quello che credi, Chuuya-Kun, siamo uno a zero per me.

Poi si raddrizzò, si stiracchiò e si avviò con passo tranquillo fuori dalla mensa, lasciando Chuuya in mezzo alla grande stanza della scuola, con una scopa in mano, la bocca spalancata per lo stupore e parecchio confusione in testa.

Che cazzo di problemi ha quello lì?

A. A.
Eccoci qui signori... Le cose si fanno sempre più tese. Ho adorato scrivere questo capitolo. E nulla spero sia piaciuto anche a voi in quel caso lasciate una stellina. Alla prossima... Bye.

We are falling like the stars - SoukokuWhere stories live. Discover now