Capitolo 14

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Appena arrivammo al luogo del falò rimanemmo tutte esterrefatte. I ragazzi avevano deciso di andare per primi per sistemare e accenderlo dandoci il tempo di lavarci e vestirci dopo la lunga passeggiata a cavallo.

-Stupendo.- mormorò al mio fianco Michela guardando con gli occhi spalancati le alte fiammate.

-Ehi ragazze, siete arrivate!- disse avvicinandosi Luca -piccola sei un vero schianto.- aggiunse poi dando a Michela un bacio appassionato.

-Dov'è il cibo?- chiese Lucia andando al sodo e interrompendo le effusioni dei due innamorati.

-Tommaso sta per arrivare con tutto il necessario, lì potete prendervi da bere e poi sedetevi dove volete.-.

Ci guardammo un po' intorno e notammo che avevano disposto delle sedie di legno a distanza di sicurezza dal falò. Due tavoli dietro le sedie erano ricoperti da una tovaglia rossa di carta, uno ospitava numerose bottiglie di cui poche, molto poche, erano di analcolici. L'altro invece era ancora vuoto.

Presi Lucia a braccetto e mi diressi verso le bibite per prendere un bicchiere di birra, l'unico alcolico che riuscissi a mandare giù, mentre lei optava per una Coca-Cola in lattina.

-Mi date una mano?- disse Tommaso, con innumerevoli buste bianche di plastica in mano.

Corremmo subito in suo aiuto e cominciammo a disporre le pietanze sul tavolo vuoto in modo da dividere tra verdure e carne e tra cose cotte e cose da cuocere sul falò. Ci eravamo organizzati con dei lunghi spiedi in modo da abbrustolire ciò che volevamo.

Presi alcune buste di plastica vuote e le misi a mo di sacchetti per la spazzatura in giro attorno al grande falò che continuava ad ardere scoppiettando.

Dopo pochi minuti ci eravamo già tutti seduti a godere del tepore del fuoco e a cercare di cuocere qualcosa senza brucarlo o brucarci.

Non avevo ancora parlato con Simone che si era invece tenuto occupato con le altre ragazze del gruppo, ragazze che non aveva mai filato in vita sua ma che di colpo erano diventate interessantissime.

In tutto ciò non riuscivo neanche a sentirmi in colpa perché, nonostante le nostre azioni non l'avessero confermato, avevo più volte insistito sull'assenza di sentimenti romantici verso di lui.

Per questo quando lo vidi alzarsi da solo per andare a riempire il bicchiere di un qualche superalcolico lo seguii in tutta fretta.

-Simone possiamo parlare?- chiesi io, cercando di non farmi sentire da nessuno ma al tempo stesso di sovrastare il vociare degli altri e lo scoppiettare del falò.

Il suo sguardo lucido di alcol mi trapassò come se io non ci fossi e un secco "no" fuoriuscì atono dalle sue labbra.

-Simone!- lo ripresi io a quel punto, non avevo assolutamente nessuna colpa in quella storia e non volevo di certo rovinarmi il ferragosto.

-Non ho intenzione di discutere con te questa sera, ne mai.- detto questo se ne tornò sorridente e ridacchiante verso il trio di ragazze che lo aspettava raggiante.

Mi andai a sedere al mio posto avvilita e mi misi ad osservare ciò che accadeva attorno a me. Michela pomiciava spudoratamente con Luca, Lucia e Tommaso erano un poco più discreti ma avrei consigliato a tutti e quattro di prendersi una camera.

Simone ridacchiava brillo con le sue nuove amiche. Il suo atteggiamento mi infastidiva ma quello delle tre mi dava davvero la nausea. Sembrava che mercanteggiassero i loro corpi per essere le sue prossime conquiste.

Come al solito io ero quella che si isolava rispetto agli altri. Me ne stavo in un angolino a guardare quello che accadeva agli altri e che non accadeva a me. Era sempre stato così.

Mi piaceva guardare intorno a me, osservare le cose che mi circondavano sempre da angolazioni diverse. Era da quello che prendevo spunto per i miei disegni. Mi capitava a volte di trovarmi di fronte a un panorama e fremere per poterlo disegnare.

In quel momento provavo la stessa cosa. La luce al centro che illuminava i volti, l'erba ingiallita che ospitava il falò, i ragazzi con i loro vestiti pieni di colore e di vita. Era tutto davvero stupendo.

Proprio per il mio spirito d'osservazione mi resi conto che qualcosa non andava. Vedevo un'altra luce in lontananza, oltre i lunghi filari di alberi. Sembrava quasi un alto falò ma qualcosa mi diceva che non lo era. Le fiamme erano davvero alte e si stavano avvicinando a vista d'occhio.

-Ragazzi!- urlai scattando in piedi ed indicando verso il fuoco che divampava difronte a noi.

Si girarono in contemporanea prima verso di me e poi verso ciò che aveva attirato la mi attenzione.

-Scappiamo!- urlò qualcuno.

Le grida di terrore che seguirono cominciarono a lacerarmi i timpani e mentre cercavano una strada alternativa per raggiungere le macchina, dato che quella che avevamo fatto era al momento un po' troppo rovente, io ebbi la brillante idea di tornare indietro a prendere la mia borsa con il telefono dentro.

Digitai il 115 per chiamare i vigili del fuoco.

-Vigili del fuoco, buonasera. Mi dica.- una voce maschile mi rispose all'altro capo del telefono.

-Buonasera! C'è un incendio, un grosso incendio. Qui in montagna nel bosco.- urlavo al telefono cercando con gli occhi i miei amici che però erano già scomparsi.

-Signorina, sa dirmi esattamente dove si trova?- disse agitato il vigile del fuoco.

-Non lo so, proprio non ne ho idea. Io non so dove andare.- esclamai sconsolata io, rendendomi conto di essermi appena persa.

Continuai ad ascoltare le istruzioni del pompiere che mi diceva come proteggermi dal fumo e cose del genere. Presi il mio fedele golf, lo piegai e me lo legai sulla faccia in modo da filtrare l'aria che inspiravo.

Sentivo il calore del fuoco raggiungermi così mi misi a correre nel folto del bosco, scappando dall'incendio.

Mi bloccai di colpo nell'istante in cui lo vidi. Non avevo pensato minimamente che un incendio avrebbe potuto stanare gli animali dal bosco. Un enorme lupo dal pelo rossiccio si parava difronte a me.

Avevo sempre amato gli animali, ma mi limitavo a stare in compagnia di quelli domestici. Quelli selvatici dovevano restare nei loro habitat senza essere prelevati e portati in cattività. Ma cosa accadeva quando finivi tu nell'habitat sbagliato?

Il mio cuore accelerò a dismisura, il calore alle mie spalle aumentava ogni secondo. Potevo scegliere come morire, infondo non a tutti era concesso. Sbranata da un lupo abnorme o bruciata viva?

Un luccichio a livello della gorgiera del grande lupo attirò la mia attenzione. Il fuoco che divampava illuminava tutto a giorno, per questo vidi una cosa che mi spiazzò e non poco.

Un rubino incastonato nell'oro fuoriusciva dall'ammasso di pelo rosso che presentava sotto al collo. Un rubino incastonato nell'oro esattamente identico a quello di Edoardo.

Il lupo fece un passo verso di me con le orecchie dritte e la testa abbassata. Emise dei flebili mugolii e si sdraiò a terra. Non sembrava volesse attaccarmi.

Ogni secondo che aspettavo il suo pianto diventava più forte fino a diventare un dolce abbaiare che mi ricordava quello del mio cane.

Non so per quale folle motivo lo feci ma mi avvicinai lentamente a lui fino ad arrivare difronte al suo muso e a poggiargli una mano sulla fronte.

Una volta creato quel contatto lo sentii.

-Forza monta su.- una voce nella mia testa esplose. Mi spaventai a morte e indietreggia di qualche passo, interrompendo di fatto quel legame.

Il lupo mi guardò con occhi addolorati, le sue iridi erano di un blu scurissimo che mi ricordava il mare in tempesta.

Sentii il fuoco avvicinarsi pericolosamente e così fui costretta a scegliere velocemente. Mi avvicinai nuovamente a quell'enorme lupo e salii sulla sua grande schiena.

-Grazie.- disse ancora quella strana voce nella mia testa.

Immaginando di essere completamente fuori di testa a causa del pericolo, del fuoco e della birra mi sdraiai a pancia in giù sulla sua groppa. I colori della foresta di susseguirono alla velocità della luce mentre piano piano sentivo i miei sensi abbandonarmi.

Lupo di mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora