Capitolo 29

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Era passato quasi un mese, un mese che non vedevo Edoardo. Sentivo una sorta di dolore latente all'altezza dello sterno ma lo imputavo al fatto che avessi ripreso ad andare a cavallo. Ero riuscita a dare l'esame tre settimane prima e anche con un buon risultato.

Non gli avevo scritto, in fin dei conti ero orgogliosa, ma lui non aveva affatto fatto di meglio. Mi aveva fatto seguire da dei suoi ragazzi per i primi giorni, fino a quando non avevo parlato chiaro e tondo con loro dicendogli di andare a fare qualcosa di più importante.

Michela e Lucia erano piuttosto preoccupate, effettivamente il mio umore era peggiorato di giorno in giorno. Avrei avuto bisogno di confidarmi con loro e chiedergli dei consigli ma avevo troppa paura di tradirmi senza volerlo.

-Come si fa a capire se si è innamorati di qualcuno?- chiesi io sdraiata sul letto di Michela.

Vidi lo sguardo che si scambiarono le mie due amiche, non ero mai stata una ragazza che parlava di quelle cose.

-Tesoro, il solo fatto che tu ce lo stia chiedendo è un indizio.- disse seria Lucia.

-Ma io non lo so, non sono mai stata così.- dissi piagnucolando.

-Secondo me dovresti andare da lui e vedere come va, io penso che tu ci stia pensando troppo.- si intromise Michela.

-Scrivigli no?- disse Lucia sporgendosi per prendere il mio cellulare.

-No no no no no- dissi io- sono troppo orgogliosa per farlo.-.

-Beh è il momento di smetterla con queste cose stupide, scrivigli e basta. Se stai così non puoi non provare nulla per lui.- asserì Michela.

Le mie amiche avevano preso troppo sul serio il mio stato d'animo, e probabilmente avevano anche ragione.

Sbuffai a mi girai sulla pancia, presi il telefono dalle mani di Lucia e entrai sulla chat con Edoardo. Fissai per qualche secondo la piccola icona che lo ritraeva sorridente e scrissi un semplice "Ciao", niente faccine, niente punti esclamativi.

-Okay fatto, va bene?-chiesi speranzosa.

-Secondo me faresti meglio a chiamarlo, dai.- disse Michela a quel punto.

Entrambe stavano sorridendo incoraggianti, così mi alzai dal letto e uscii in terrazza per non dover guardare le loro facce mentre lo chiamavo.

Dopo tre squilli sentii la sua voce roca rispondere.

"Pronto?"

-Ciao Edoardo, sono Margherita.- dissi dondolandomi sui talloni.

"Lo so, ho il tuo numero in rubrica."

Silenzio. Okay non lo avevo chiamato e avevo fatto l'offesa ma mi aspettavo più entusiasmo da parte sua. Dovevo farmi forza.

-Come stai?- chiesi seriamente interessata.

"Una favola" disse ridendo, in sottofondo sentivo un sacco di risate.

-Sono in viva voce?- chiesi confusa.

"Non è necessario, possono sentire tranquillamente anche così".

Me ne accorsi solo perché aveva finalmente detto una frase più lunga.

-Sei ubriaco?- chiesi esterrefatta.

"Non credo di doverti rispondere, che ti importa?".

Era ubriaco, e offeso. Molto offeso. Cercai di trovare le parole per dire qualcosa ma non ci riuscii, quindi chiusi la chiamata.

Ero sconfortata e mi sentivo tradita anche se ero stata la prima a fregarmene di quel rapporto. Ma io avevo bisogno di capire e avevo finalmente capito che a lui ci tenevo davvero, altrimenti non avrebbe fatto così male.

Mi sedetti a terra strusciando contro il muro e sentii gli occhi bruciarmi. Mi stavo trattenendo per non piangere, non volevo dover spiegare tutto alle mie amiche. Purtroppo per me però erano davvero delle ragazze fantastiche e quindi uscirono in terrazza preoccupate quando videro che mi ero accasciata a terra.

-Oh, tesoro.- disse Michela, usando la firma di Lucia.

-Vieni, ti mettiamo a letto.-.

Io scossi la testa, avevo un piano.

-Voglio andare da lui.- dissi caparbia.

-Non credo sia una buona idea, proprio no- disse Lucia, mentre Michela aggiungeva- magari puoi andare domani, non credi?-.

-No voglio andare ora.-.

-Margherita, sono le 22 di sera e tu non andrai da nessuna parte a quest'ora e in questo stato.- disse Lucia indicandomi.

-Sono le 22 e lui è ubriaco, quando ci stavamo conoscendo mi ha detto che non beveva quasi mai!- sembravo disperata e forse lo ero, come faceva un licantropo a ubriacarsi?

-Okay, ma non andrai da sola, forza dacci mezz'ora e siamo pronte a partire.-.

Avrei dovuto fare una statua a quelle ragazze.

******

Quando arrivammo al campeggio l'una era passata da poco, Lucia aveva una guida molto più spigliata della mia e le strade erano libere di notte. Una volta scesa dalla macchina vedemmo un grande falò in spiaggia, nonostante fosse ormai quasi metà ottobre era ancora caldo nei pressi nel mare.

Le ragazze mi lasciarono lì e andarono nel B&B che avevano prenotato, avevo chiesto loro un po' di privacy. Avevo un po' paura per ciò che sarebbe successo e non volevo che assistessero.

Andai verso il grande fuoco cercando di individuare Edoardo, il fatto che fossero tutti del suo branco era palese dalle numerosi piccole luci che brillavano all'altezza del petto di quasi tutti i presenti.

Quando mi avvicinai abbastanza mi stupii che nessuno mi avesse sentita e imputai la colpa all'alcol. Scorsi i vari volti illuminati dal gioco di luci del falò ma inizialmente non vidi colui che cercavo.

Continuai a cercare, pensando che magari si fosse già ritirato, ma qualcosa mi diceva che era ancora lì. Il mio dolore al petto si era affievolito mentre mi avvicinavo, in quel momento avevo più una sorta di bruciore alla bocca dello stomaco.

Poi lo vidi, il fievole bruciore che avevo avvertito fino ad un istante prima si sprigiono dandomi una violenta nausea. Sulle sue ginocchia stava seduta una ragazza carina, poco più grande di me, Sofia. Le loro labbra erano talmente vicine mentre parlavano che quasi si sfioravano, le braccia di lui le cingevano la vita con fare protettivo mentre lei poggiava le sue mani una sulla sua spalla e l'altra sul petto, poco sotto la collana.

Evidentemente la mia presenza lo risvegliò, perché un attimo dopo aver avuto quella visione lui si girò verso di me, facendo un grande e crudele sorriso.

Non riuscivo a reggere ulteriormente quella vista, mi misi a correre sulla spiaggia nella speranza di non crollare prima di aver trovato un posto nascosto dallo sguardo di quei lupi. Non sapevo dove andare e non volevo chiamare le mie amiche quindi continuai a correre fino a che le mie gambe non cedettero. A quel punto vomitai tutta la cena sulla sabbia.

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