Capitolo 2

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La nota positiva di quella giornata era che nel primo pomeriggio sarebbe arrivata una mia amica, anzi, la mia migliore amica. Io e Michela ci conoscevamo dalle elementari, avevamo frequentato le stesse scuole fino alle superiori. Si era laureata in Giugno, con 110 e lode quindi si meritava una bella vacanza. Io, dal canto mio, ero iscritta alla facoltà di medicina, quindi per altri 2-3 anni non avrei ancora potuto sfoggiare nessun pezzo di carta.

Decisi di vestirmi e prepararmi per andare a prenderla alla stazione in città. Mi infilai silenziosamente in tenda dato che i miei genitori dormivano bellamente sotto la veranda della roulotte e non volevo assolutamente disturbarli. Un ape incrociò il mio cammino e, seguendo il suo volo, la vidi andarsi a posare sui piatti sporchi del pranzo. Fino alle 17 non sarebbe stato possibile lavarli in quanto in campeggio vigeva l'ora del silenzio.

Presi un paio di jeans chiari corti e una maglietta bianca lenta. Mi diressi in roulotte e mi vestii. Allo specchio notai che anche se eravamo arrivati solo da due giorni la mia pelle cominciava a colorarsi, abbandonando il solito color mozzarella. I miei capelli scuri si arricciavano con più vigore grazie all'aria di mare e mi cadevano morbidi sulle spalle. Gli occhi erano più sorridenti. In poche parole il mare mi risvegliava, eppure amavo molto più il fresco e il verde delle montagne.

Presi le chiavi della macchina di mia madre, una Jeep rossa, e mi diressi al parcheggio, armeggiando con il cellulare per mettere sul navigatore la via che dovevo raggiungere. Una volta entrata in quel forno, aprii tutti i finestrini e accesi al massimo l'aria condizionata. Dopo di che collegai il telefono alla macchina e chiamai Michela.

-Oi, il navigatore mi dice che sono a 15 minuti dall'arrivo!- urlò subito la mia amica.

-Bene, sei in orario perfetto. Sto partendo ora se il mio navigatore mi assiste arriviamo più o meno insieme- risposi io, impaziente di rivederla.

-Dai non vedo l'ora.- detto questo chiuse la telefonata.

Musica estiva mandata in radio riempì il mio abitacolo, interrotta ogni tanto dalle fredde e metalliche indicazioni del navigatore. In poco tempo, non senza difficoltà, riuscii ad arrivare alla stazione dove, stranamente, trovai anche un buon parcheggio.

Scesi velocemente e mi diressi verso l'entrata, controllando nei tabelloni a quale binario sarebbe arrivato il treno in modo da poterla aiutare con i bagagli. Nello stesso momento in cui vidi che sarebbe arrivato al binario 3, il treno venne annunciato.

Arrivai al binario in concomitanza con l'apertura delle porte. Aguzzai la vista per ritrovare gli indimenticabili lunghissimi capelli biondo cenere della mia migliore amica. Dopo pochi secondi la vidi, i capelli con delle morbide onde le arrivavano fino al sedere, un cappello da spiaggia- proprio nel suo stile- li copriva. Indossava un paio di pantaloncini in cotone bianco e azzurro a righe verticali e un top bianco. La vidi sbuffare, nel tentativo di trasportare una gigantesca valigia nera mentre aveva uno zainetto azzurro sulle spalle e una borsa del computer a tracolla.

Scoppiai a ridere alla vista di quella scena, che si era ripetuta anche l'anno precedente. Immaginai che non avesse imparato dalla scorsa visita dato che aveva comunque portato una marea di roba, che non avrebbe messo.

La risata attirò la sua attenzione su di me, non appena mi vide un accecante sorriso le illumino il volto e gli occhi blu.

-Margheeeeeee!- urlò felice, incespicando con le sue espadrillas in tinta bianco/azzurre.

-Miky! Ma quanta roba hai portato?- il mio commento la fece arrossire imbarazzata e poi imbronciare.

-Dai non è poi tanto roba, mi serve tutto, giuro, tutto.-cercò di convincermi lei, battendo le palpebre velocemente e facendo gli occhioni da cerbiatto.

Alzai gli occhi al cielo e mi misi a ridere.

-Si, come l'anno scorso immagino. Dai dammi qualcosa che ti aiuto.-

Ovviamente mi fece pagare caro il mio commento e mi diede la sua super valigia, che mi arrivava più in alto del bacino. Scossi la testa divertita e mi diressi verso gli ascensori, data l'impossibilità di intraprendere le scale con quel peso immenso.

Chiuse in quel posto ristretto ci aggiornammo sui più recenti avvenimenti. Lei era stata già al mare due settimane con il suo ragazzo e per questo era molto più abbronzata di me. Mi raccontò velocemente cosa fosse successo e mi aggiornò su qualche gossip riguardante delle nostre conoscenti in città.

-No, non ci crederai mai. Giulia e Simone si sono lasciati!- la sua eccitazione era visibile mentre muoveva le mani concitata.

Arrossii leggermente ma, con tutta la calma del mondo, risposi:

-E allora?-.

-Ma come, dai, lo sappiamo tutti che ti piace.-.

-Michela! Non è vero! Lo sappiamo tutti, chi?- chiesi io preoccupata. Non era vero che mi piacesse. Cioè in realtà si, ma non doveva saperlo nessuno, soprattutto dato dal fatto che stava con Giulia, una ragazza che aveva frequentato il liceo con noi, da quasi due anni ormai.

-Ma guardati, sei rossa come un peperone- si mise a ridere la mia amica, il che mi fece arrossire anche di più -E Lucia mi ha detto che lui l'ha lasciata dicendo che pensava ad un'altra-.

Okay, quello non me l'aspettavo. Il mio cuore mancò un battito, ma poi mi ordinai di riprendermi. Chi lo diceva che ero io?

-Ma Lucia che ne sa di tutte queste cose?- chiesi maledicendo la nostra amica, con la quale eravamo solite uscire in città il venerdì sera per un aperitivo o dopo cena mentre facevamo due passi in centro.

-Simone ne ha parlato con Tommaso e lui l'ha detto a lei.- mi disse come se fosse un segreto, quasi bisbigliando, mentre io facevo da sola tutta la fatica di caricare la valigia nel bagagliaio della macchina. Rimasi in silenzio cercando di riorganizzare le idee.

Lucia doveva essere stata ben informata dal suo ragazzo, Tommaso. Quindi non poteva essere una notizia senza fondamento, cosa che accadeva spesso con lei.

-Oh, lo vedo che le rotelle nel tuo cervello stanno incastrando i pezzi, è normale che Simone si sia confidato con lui. Sono amici dall'infanzia!-. Così detto salimmo in macchina e io decisi di cambiare discorso, dato che non avevo voglia di rimuginare sulla nostra storia passata.

-Com'è andato il viaggio?-.

-Non ci provare, Marghe, per favore!- la sua voce preoccupata mi arrivò alle orecchie come un'onda che si infrange sugli scogli.

-Lo sai che non mi va di parlarne.- risposi piccata.

-Lo so, so che siete stati insieme per circa un mese prima che tu lo lasciassi così senza spiegazioni, so che gli volevi molto bene come amico ma so anche che tu, mia cara, hai dei seri problemi con i sentimenti e non li sai ne riconoscere ne tantomeno esprimere.-.

La sua predica ci aveva preso perfettamente, sapevo che avevo un po' di problemi in questo genere di cose.

-Si però, io sono ancora convinta che non mi sia mai piaciuto uscire con lui, mi piaceva più da amico e lo sai. A causa della sua malsana idea di uscire insieme invece la nostra amicizia è andata, è questo che mi da più fastidio in assoluto.- risposi, convinta delle mie parole. Evidentemente la mia risposta basto alla mia amica che si decise a rispondere alla domanda precedente. Mi aggiornò sul viaggio e poi si impossessò del mio telefono, decidendo la musica da mettere fino al nostro arrivo al campeggio.

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