Capitolo 39 "la mia vita è tua"

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" se tritoni e forconi ti vogliono ammazzar"

"tu chiama la luce e portala nelle acque del mar"

" gocce di pianto e due dobloni si mischieran e la luce ora nelle sue mani ti saprà cullar"

La palla riapparve più grossa di prima. Akilah allora pensò "è la musica che fa ampliare la luce!" Sicura della sua tesi continuò il suo canto, la palla ingrossò sempre più fin a ricoprire tutto il grosso salone. Akilah si coprì il volto e si accovacciò sul pavimento, la luce era fin troppo forte per i suoi occhi. Un suono stridulo penetrò nelle sue orecchie, rendendola sorda. Continuò la melodia urlandola a squarcia gola. Il grosso salone si ricoprì di luce e la povera Akilah venne sommersa da esso. Improvvisamente il fischiettio stridulo cessò ed i suoi occhi poterono tornar a guardare. Alzò lo sguardo, la luce era scomparsa ed al suo posto una donna dai capelli lunghi e biondi come l'oro apparve davanti a lei. Spalancò gli occhi, la sua vista divenne a chiazze allora si massaggiò le palpebre. Un calore confortante e dolce la invase, proveniva da quella donna. Akilah indietreggiò, mantenendo sguardo basso, paurosa di scorgere quel volto straniero.

<<Chi sei?>> Chiese la donna dalla voce di miele. Akilah indietreggiò indifesa.

<<Non aver paura, non voglio farti alcun male>> Esordì la bella donna. Akilah allora, con un nuovo briciolo di coraggio nel corpo aprì bocca.

<<Io sono Akilah.... Non volevo disturbarla ma-ma->>

<<Akilah che bel nome!>> Il pirata arrossì dall'imbarazzo.

<<Ma, Akilah. Cosa vuoi da me?>> Chiese la dolce donna.

<<Io-io nulla! stavo, stavo cercando una persona...>> Rispose vaga, non si fidava a pieno della ragazza.

<<Purtroppo in questo palazzo oltre me e MoonRed non esistono alcune ragazze>> Esordì, ridendo con voce melodiosa. Una lampadina incandescente si accese nella mente di Akilah.

<<Signora, non per essere invadente, ma lei chi è?>> Chiese ad un certo punto la ragazza.

<<Io sono la tua alba ed il tuo tramonto. Io sono la tua luce ed il tuo fuoco. Io sono tutto quello che può brillare, che ha un'anima. Io sono Alfea.>> La ragazza divenne un blocchetto di roccia.

<<A-alfea?>> Chiese Akilah accennando un piccolo sguardo al suo lungo e liscio vestito d'oro trasparente. Il sole, dolcemente, le prese le mani e la fece alzare. Akilah alzò lo sguardo e la guardò dritta in volto. Non aveva visto creatura più bella. Occhi color miele dipingevano il suo sguardo beato. Labbra piene e naso piccolo rendevano il tutto sofisticato e raffinato. Posò lo sguardo su i suoi capelli color oro. Erano lunghi e lucenti, quasi sfioravano il pavimento. Abbassò gli occhi, un tatuaggio dai colori caldi adornava il suo petto. Ritraeva un grosso sole i cui raggi, raffigurati come ghirigori arrotondati, si propagavano sino sulle spalle e come due cascate d'oro, scendevano sinuose per tutte le sue braccia, completando il maestoso quadro. Akilah socchiuse gli occhi, la luce che emanava Alfea era disarmante.

<<Akilah...>> Esordì la dea.

<<Aiutami, sei la mia unica speranza. Sono rinchiusa in questa stanza da troppi anni! E ahimè, la mia vita non è così lunga ed eterna. Io sono una stella... quindi ti prego, Akilah. Fammi uscire da qui!>> La donna pianse dalla disperazione. Akilah l'abbracciò ed un calore, quasi ardente, la travolse.

<<E come posso aiutarla?>>

<<Seguimi>> La donna avanzò verso un'angolo della grande stanza, ora diventata uno scrigno di luce. Una grande cupola di vetro, sovrastava maestosa, sopra un piccolo altare, mostrando il sistema solare che ricopriva MoonDust. Lo spazio era circondato da migliaia e migliaia di pianeti e stelle, ognuno dipinto da colori sgargianti. Salirono le cinque scale che portavano sino al piccolo altare. Un grosso letto di marmo al centro della cupola di vetro si elevava possente. Sopra di esso, una lastra di cristallo, animata da strani movimenti e scritture varie, circondava il marmo.

MoonRedWhere stories live. Discover now