Capitolo 22 "Abissi"

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SUSAN

Mi alzai di scatto dal letto, il battito del mio cuore accelerò. Ser Alan scappò dalla stanza. Mi girai verso Atreio.

<<ANDIAMO VIA!>> Prese la mia mano e mi tirò bruscamente fuori la porta. Iniziammo a correre, varcando il corridoio della sottocoperta e sbucammo verso il ponte di coperta. Un vento gelido bruciò le mie guance accaldate. Un brivido percorse il mio corpo, proveniva dalle caviglie. Abbassai lo sguardo. Una lastra d'acqua risucchiò i miei piedi, ingrossandosi sempre più fin a toccare i polpacci.

<<SCAPPA SUSAN!>>

Un uomo mi prese dai fianchi e mi scagliò sul pavimento acquoso. La mia testa si schiantò su un barile dai bordi di ferro. Il mondo iniziò a girare. Lo stesso uomo che un attimo fa mi aveva messo le mani a dosso, si avvicinò zoppicando verso di me, prese la spada che nascondeva dietro la schiena e con un movimento abile e assassino l'alzò al cielo, caricando la forza.

<<Per RedMoon!>> Urlò a denti stretti. La lama si abbassò verso il mio ventre, il ferro stava per toccare la mia pelle ma un ragazzo dai capelli biondi assalì l'uomo, prendendolo dal collo. L'assassino perse i sensi e morì davanti ai miei piedi. La testa mi continuava a girare, non riuscivo a capire cosa stava succedendo.

Cercai di mettere a fuoco il tutto. Un rumore stridulo e metallico risuonava come un lamento nelle mie orecchie. Alzai gli occhi. La nave era sotto attacco, una trentina di uomini incappucciati sfoderavano la spada brutalmente facendole penetrare nella carne dei nostri marinai.

C'era chi urlava, chi piangeva, chi moriva.

Le mani mi iniziarono a tremare.

Ero distesa sul pavimento umido, con i capelli e i vestiti inzuppati, l'acqua che poco fa mi arrivava alle caviglie iniziò ad ingrossarsi arrivando oltre le mie gambe distese, sfiorando i miei fianchi. Cercai con lo sguardo Atreio. Non riuscivo a vedere bene, fugaci ombre nere fulminee si propagavano in movimento per tutta la nave. Udii altre grida di dolore.

Mi tappai le orecchie singhiozzando. La testa mi bruciava, cercai di fare presa sulla fronte, ma non feci altro che aprire ancor di più la mia ferita sulla tempia.

Dovevo scappare!

Mi alzai dolorante, i piedi camminavano da soli. Sembrava di stare su un altalena senza un terreno ai suoi piedi. Non riuscivo a trovare un punto di appiglio.

Inizia a barcollare, la testa era più pesante del mio corpo. Camminai verso il ponte di poppa, la strada era intralciata dai corpi senza vita delle vittime. Riconobbi alcuni volti, erano i nostri marinai. Le urla non cessavano, lo sguainare delle lame, che si infrangevano senza nessun pudore sulle carni innocenti, era ancora presente. Era come una battaglia che ancora non era stanca di arrendersi. Mi attaccai al timone, cercai di urlare chiedendo aiuto. Cosa stavo cercando di fare?

La lama di un pugnale entrò in contatto con la mia carne.

Trattenni il respiro, un bruciore rovente propagò il mio corpo. Barcollai all'indietro troppo sofferente dal reagire. Il mio respiro divenne ghiaccio. Mi lasciai andare.

Caddi nel vuoto.

Una lastra rigida, al mio tocco, mi risucchiò al suo interno. Un silenzio soffocato sfiorò le mie orecchie. Cercai di muovermi. Stavo sprofondando. I miei movimenti sembravano rallentati, come bloccati da qualcosa di pesante.

L'ossigeno era sparito.

Un ultimo battito e mi lasciai andare nel profondo degli abissi.

ATREIO

MoonRedWhere stories live. Discover now