Capitolo 35 "strade diverse"

37 11 6
                                    

ATREIO

Che ore erano? Dove mi stavano portando i miei piedi? Era quasi l'alba. Non ero mai stato, così tanto tempo, lontano dalla presenza di Susan. L'immagine del suo volto contorto dal dolore mi tamburellava la mente da ore. Ero stato troppo duro? Forse avrei dovuto risolvere la situazione in modo più civile... più da regnante...

Ma la rabbia era il burattinaio del mio corpo e io la sua marionetta. Dovevo spezzare quei fili che mi legavano a lui! Ma a volte preferiamo fidarci di altre mani perché abbiamo paura delle nostre stesse gambe. Perché l'aveva baciato? Cosa aveva di tanto speciale? Un cuore, forse...

Sapeva amare...

La rabbia ricominciò alterata come se quel ricordo fosse sale, gettato in acqua bollente. Respirai di pancia e continuai a camminare. Avevo sete, fame, sonno! Dovevo cercare un riparo al più presto, la brughiera non era un luogo sicuro! Trovai rifugio sopra un albero. Cacciai un leprotto e sorseggiai una ciotola d'acqua fresca del lago vicino. Era quasi il tramonto...

Dovevo continuare la missione da solo... era meglio così... Presi posto sopra un ramo di una quercia e socchiusi gli occhi arrossati dalle lacrime. Il sonno mi racchiuse e mi lasciai cullare dalle sue braccia.

Un rumore tagliente e continuo invase le mie orecchie. Abbassai lo sguardo, tutto era calmo ed al suo posto. Richiusi le palpebre nervoso. Un singulto spezzò i miei timpani. Alzai il busto di scatto. Bloccai il respiro cercando di udire, con maggiore intensificazione, quel suono. I singulti divennero urla.

<<AIUTO! AIUTO!>> Tempestivamente, scesi dalla quercia e mi lasciai condurre dai lamenti. Iniziai a correre.

<<A-AIUTO!>> Le urla divennero sempre più forti. Aumentai la potenza delle mie gambe.

<<DOVE SEI?>> Urlai, cercando di comunicare con la vittima. Le urla divennero singhiozzi e i singhiozzi respiri irregolari. La notte si addentrava sempre più fitta nella brughiera. Sforzai la vista, dovevo scorgere quella vittima. Le urla ritornarono. Erano più vicine di quanto pensassi. Continuai a correre. Passati una decina di arbusti, del fumo e delle lanterne, sparse per un piccolo appezzamento di terreno, mi fecero gelare il sangue. Due banditi, con un cappuccio nero che gli oscurava il volto, legavano una donna. Le loro mani erano violente, la povera ragazza si dimenava dal dolore. Le stavano facendo del male... Dovevo intervenire...

Sguainai la spada e mi addentrai dentro quella gabbia mortale.

<<Lasciatela subito!>> Ordinai, puntando la lama contro la gola dei due uomini di MoonRed. Troppo sangue innocente veniva gettato a causa della Luna. Quella scena istigò dentro di me una voglia brutale di uccidere quel mostro. L'adrenalina divenne un tutt'uno con il mio corpo. Con un gesto fulmineo ferii il primo uomo. Quest'ultimo getto la ragazza sul terreno e si diresse verso di me. L'altro prese posto vicino al suo collega. Erano due contro uno. La morte era dietro l'angolo... ma non quel giorno! Avanzai bellicoso, le tre lame si incrociarono creando un suono tagliente. Feci pressione sulle due lame che circondavano la mia spada e le spostai creando un vuoto tra i corpi dei due uomini. Caricai il primo colpo su quello più alto, ferendogli il petto. Avanzai verso il secondo, la sua spada sfiorò il mio braccio. Continuai a combattere. Intanto l'uomo alle mie spalle si rialzò dolorante sguainando la seconda spada. Rotai il busto e infilzai la mia lama sul petto del primo uomo. Cadde morente. L'uomo più basso caricò un secondo colpo, lo schivai, cadendo sul terreno. Il nemico era in vantaggio. Avanzò sopra si me schiacciandomi il petto con i suoi stivaloni. Ero bloccato e disarmato. Nel momento in cui la sua spada stava penetrando il mio petto, la donna si buttò a capofitto sull'uomo. Il nemico, debole, cadde a terra. Mi rialzai di scatto, presi la spada e gli penetrai il cuore. Mi girai verso la donna.

MoonRedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora