Capitolo 1

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"Con il giusto lupo al tuo fianco qualunque foresta, di notte, è piena di rivelazioni"

Eravamo da poco arrivati al campeggio. Finalmente, pensai, era davvero ora che cominciassimo a riposarci. Dopo un inverno pieno di impegni, emozioni e stress meritavamo il riposo. Erano infatti passati due giorni da quando ero arrivata con i miei genitori al campeggio che oramai consideravano come una seconda casa. Il mare blu si contrapponeva con forza al rosso aranciato della sabbia bollente. Il verde degli alberi colorava l'ambiente assieme al caratteristico colore della frutta di stagione, fichi, fichi d'india e angurie.

Avevamo montato tutto, veranda, cucinotto e tenda. Si, quell'anno avevo deciso che avrei dormito in tenda da sola, senza dover aspettare l'arrivo di mio fratello Francesco, che sarebbe avvenuto dopo circa due settimane. Così quella mattina avevo deciso di montare la mia bella tenda con due camere, una per me e una per Francesco.

-Margherita, ma non avevi detto che aspettavi Fra?- chiese mia madre tornando dalla passeggiata mattutina con il nostro cane.

-Si, ma ho cambiato idea, almeno sto più comoda e più fresca- risposi avvicinandomi a quell'essere a quattro zampe che appena mi aveva vista aveva cominciato a scodinzolare gioiosa attirando la mia attenzione.

-Va bene, ora però scendi al market ad aiutare tuo padre con le casse dell'acqua-.

Finendo la frase si allontanò e legò il cane al piede della nostra roulotte. Entrai dentro un attimo per infilarmi un paio di pantaloncini per coprirmi, dato che per montare la tenda avevo indossato unicamente il bikini.

Scesi velocemente le scale di cemento, facendo attenzione a non sbriciolarmi le ginocchia cadendo data la mia assurda capacità di farmi sempre male. Arrivai trafelata al piano del market e da lontano notai mio padre. Un signore distinto con i capelli brizzolati, alto, con un po' di pancetta data dall'età e dalla mancanza di attività fisica. Indossava un costume rosso a righe blu e teneva in mano una busta della spesa. Sembrava che stesse intrattenendo una conversazione con un'altra persona, celata alla mia vista dal tronco di uno dei tanti Eucalyptus che ombreggiavano l'intero campeggio.

Mi avvicinai per raggiungerlo fino a che non realizzai con chi stesse parlando. Era del gruppo di ragazzi da noi chiamato Combriccola, poichè stavano sempre sulle loro, sembravano scortesi e non rivolgevano mai la parola a nessuno. Erano sette anni ormai che frequentavamo quel campeggio e mai avevo sentito il suono della sua voce. Non ricordavo neanche i loro nomi, dato che non si erano mai presentati ma mi erano stati invece detto dalla ragazza di mio fratello, Chiara, che veniva in quel campeggio da quando era nata. Mi aveva sempre detto che erano un gruppo chiuso, ma che alle volte chiacchieravano anche con gli altri, ma negli ultimi anni si erano chiusi ancora di più.

Vederlo parlare con mio padre mi prese quindi in contropiede, soprattutto quando vidi che aveva già caricato le due cassette d'acqua incamminandosi verso la nostra piazzola. Sicuramente quell'azione non doveva essere un chissà quale sforzo fisico per lui dato che era tutto tranne che un ragazzo mingherlino e scheletrico. I muscoli erano bel visibili, gli addominali lasciati scoperti dall'assenza della maglietta si delineavano al di sotto della pelle senza però essere eccessivi. I bicipiti erano in leggera contrazione per reggere il peso dell'acqua.

Non feci in tempo a rigirarmi per fare finta di niente che mio padre alzò la mano libera in segno di saluto. Fui quindi costretta a desistere dai miei piani di fuga e mi avvicinai timidamente.

-Margherita! Non c'è più bisogno di una mano, ho incontrato Edoardo- disse mio padre facendo segno con la testa nella sua direzione.

-Mmh, va bene, ma senza che si scomodi posso farlo io- dissi, nella speranza che la sensazione di disagio che provavo se ne andasse così come era venuta non appena i miei occhi si erano posati sullo strano ciondolo che penzolava all'altezza del suo sterno.

La risposta tagliente del ragazzo non si fece attendere, squadrandomi dall'alto al basso disse:
-Con le baraccine che ti ritrovi potresti benissimo riuscire a spezzartele nel giro di tre passi, lascia perdere ci penso io-.

Alla vista della mia faccia stupefatta, non so se per il significato delle parole e per il fatto che per la prima volta avevo udito la sua voce, mio padre scoppio in una fragorosa risata, riuscendo così a distendere i muscoli tesi del suo accompagnatore. Insieme si incamminarono verso la roulotte, lasciandomi in mezzo alla via incapace di comprendere ciò che fosse appena successo.

Non appena si furono allontanati però, la sensazione di pesantezza allo stomaco scomparve, così come era venuta. Cercai di richiamare alla mente lo strano pendente che avevo visto. Sembrava quasi una pietra preziosa, un rubino, incastonato nell'oro e retto da una catenella nello stesso metallo.

Mi azzardai a guardare il ragazzo, Edoardo, mentre mi voltava le spalle. I lunghi capelli neri riccioli gli arrivavano alle spalle e mentre camminava ondeggiavano seguendo il suo passo. Era più alto di mio padre, di almeno una ventina di centimetri. Indossava un paio di jeans scuri retti in vita da una cintura blu e ai piedi aveva delle semplici infradito.

Infastidita dalla sua risposta e dal suo atteggiamento altezzoso decisi di fare un giro per il campeggio in modo da evitarlo una volta arrivata in piazzola. Mi diressi così verso il mare che come al suo solito mi calamitò con il suo colore, la sua tranquillità e, al tempo stesso, la sua forza e testardaggine. Nonostante preferissi la montagna, il mare mi dava modo di vedere come anche nella natura le cose insistessero per tempi inimmaginabili a fare le stesse cose. Ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno l'onda s'infrangeva sulla sabbia modificando la conformazione della spiaggia ogni volta anche se in modo impercettibile. Adoravo come i cambiamenti derivassero dall'insistenza e come ogni gesto, cumulato agli altri, fosse necessario.

Decisi poi di fare il giro largo per tornare alla mia piazzola, passando dalla strada principale e evitando le scale in modo da impedire un incontro indesiderato. Le tende dei ragazzi erano, ed erano sempre state, al livello intermedio del campeggio e ci si passava vicino tramite le scale che portavano alla mia piazzola, ovviamente Edoardo avrebbe scelto quelle.

I miei piani andarono in fumo quando vidi un ragazzo e una ragazza appartenenti al suo gruppo, dirigersi verso di me. Feci un cenno con il capo a mo' di saluto ma loro mi ignorarono bellamente, sbattendomi anzi addosso con una spalla. Ripensando alla maleducazione che mi avevano mostrato quei tre raggiunsi soprappensiero la mia piazzola.

-Hai visto com'è stato carino?-disse mia madre con fare civettuolo.

-Chi mamma?- risposi sbuffando tra me e me, poiché già sapevo la risposta.

-Ma come, Edoardo, non l'hai incontrato? Eppure dici sempre che è antipatico e che non parla mai. Invece è stato proprio gentile ad aiutare tuo padre con l'acqua.-continuò mia madre, non intuendo che non avevo alcun interesse per l'argomento.

-Sarà, a me non pare.- dissi calciando un sassolino che andò dritto a colpire un palo della staccionata in legno che delimitava la nostra terrazza.

-Dice così solo perché l'ha presa in giro per l'assenza di una degna muscolatura su quelle braccia.-si intromise mio padre, con le lacrime agli occhi.

-Non è assolutamente vero!- risposi a mia volta piccata, okay che mi aveva presa in giro e okay che me l'ero presa però era davvero antipatico e il comportamento dei suoi amici aveva solo confermato quello che già credevo. Si sentivano un gruppo molto esclusivo, si credevano superiori rispetto agli altri e sicuramente non volevo avere niente a che fare con loro, ne in quel momento se mai.

Così presi il mio blocco da disegno e misi su carta le mie emozioni, lasciando che le parole dei miei genitori mi scivolassero addosso come olio.

Lupo di mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora