Fuoco

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Fuoco d'amore / Brucia nel mio cuore / L'acqua della vita zampilla dentro me / Oh, balsamo d'amore / Sana le ferite

Un suono martellante che sembra provenire dalle viscere dell'inferno. Un urlo disperato che mi strazia le orecchie e mi fa venire voglia di piangere. Direttamente dall'oltretomba, la mia sveglia ha deciso che ho dormito abbastanza. Sferro un pugno in direzione del comodino, ferendomi le nocche ma riuscendo a far smettere quel dannatissimo trillo. Stavo per voltarmi dall'altra parte e tornare a dormire, quando un'ondata di panico mi invade: quella mattina avevo l'interrogazione di matematica alla prima ora, e non potevo certo permettermi di perdere l'autobus.

Spalanco gli occhi ma non riesco a muovermi: non ho le farfalle nella pancia, ma un intero zoo, con tanto di animali scalpitanti, bambini urlanti e nonni saltellanti. E poi mi vanno a fuoco le gote e la testa, non respiro bene da quanto è presente e schiacciante la sensazione di sete. Mi si appannano gli occhi dal pianto. Un pianto infantile, lo so, ma da vittima sacrificale che è consapevole di andare al macello. Una novella Ifigenia insomma. Mi alzo dal letto, ma non mi sembra di trascinare il mio corpo di neanche 50 kg, bensì un macigno pesantissimo, e tutto il suo peso mi confluisce nelle tempie. L'unico modo per rendere questa sensazione sopportabile è piangere. Umori copiosi mi scendono dalle guance. Immatura, mi ripeto, immatura.

Hai un padre che è un rifiuto tossico, una madre da accudire manco avesse tre anni, sei sola e ti preoccupi dell'interrogazione di matematica? Ma forse piango per altro. Per tutto questo e per Kazayn. Ora mentre mi lavo i denti capisco (non ho fatto colazione, ma so che se anche solo odorassi il cibo vomiterei anche il pranzo di Natale del 2008). Fino ad ora mi ero limitata a sopravvivere, ad esistere, andare avanti. Ma da quando mi ero innamorata (sì, ero innamorata. O no?) mi sono ricordata che esiste una vita. Vita con oneri e onori. Sono onorata di provare un sentimento come l'amore, anche se so che qualcosa di tragico accadrà se voglio perseguire questo obiettivo, perché, ammettiamolo, Kazayn non è facile. Ne vale la pena: è bellissimo come il sentimento che provo, ma dovrò conquistarlo. E gli sarò per sempre grata di quello che ha significato per me, qualsiasi cosa accadrà. Cosa accadrà? Lo devo conquistare. Lo voglio conquistare. Forse sono proprio io il suo tassello mancante, e forse è proprio lui il mio. Forse lui migliorerà me (lo ha già fatto, anche se non credo ne sia consapevole) e io migliorerò lui. Forse, forse, forse...

Vorrei avere una certezza per una volta. E ora come ora l'unica certezza che ho sono gli oneri: aver riprovato sentimenti reali. Come l'ansia per l'interrogazione di matematica.

Corro disperatamente verso la fermata dell'autobus. Lo prendo appena in tempo! SI CAZZO! UNA FOTTUTISSIMA GIOIA!!! UNA!!!

Finalmente esco da quello scatolone infernale, puzzolente e dove si sta stipati come sardine. Prendo una boccata d'aria che mi sembra fresca come quella di montagna. Un minuto di pace poi si ritorna alla frenesia di una studentessa di liceo. Ho ancora le gote in fiamme che mi fanno sembrare Heide, ma mi sono calmata abbastanza, il cuore ha quasi ripreso il battito normale.

Entro in classe e la maggior parte dei miei compagni è già dentro. Chiacchierano fra loro e si divertono, ma quando varco la soglia si fa il silenzio. Mi squadrano tutti, e per un istante mi sembra di avere intorno a me solo sguardi inquisitori. Poi si ricordano che per loro non esisto e tornano a parlare. Forse di me. Sono lo zimbello della classe, e ieri ho pure dato spettacolo rimbambendomi davanti ai pettorali di Kazayn. Mi siedo sul mio banco solitario. Lo sapevo! Ho avuto una gioia con l'autobus, il Karma doveva compensare... Ho perso le mie cuffiette!!! Come faccio? Non ho abbastanza soldi per prendermene di nuove. Mi tornano le lacrime agli occhi.

Non faccio neanche in tempo a metabolizzare, perché entra la prof di matematica. Non sarebbe neanche così cattiva se non fosse per la materia infernale che insegna, ma quando vede che non sono capace le parte il sadismo. Non sono pronta.

La prof entra. Non vola una mosca. Si siede solennemente. Finisce di bere il caffelatte rumorosamente. Apre il registro, per un tempo che sembra interminabile lo legge in silenzio. Inizia a canticchiare. Ma che canzone è? Oddio, è Jingles Bells. Ma siamo a ottobre!!! Tira fuori gli occhiali con flemma e inizia a scorrere il dito sul registro. Se prima la classe era muta ora è come se fosse morta. Un'aula di cadaveri sbianca, alcuni diventano verdi dalla nausea. Alza lo sguardo. Mi fissa. Abbassa gli occhi sul registro.

- Dunque oggi è il 17. 17x2=34. 4-3=1. 34+2=36. radice di 36= 6. 6:2=3. 3 alla seconda=9. 1 e 9 fanno 19. Il 19 è... Pain!!

Mi alzo senza provare emozioni, come un automa. Mi reco verso la lavagna. Sono così incantata che vado avanti e quasi sbatto rovesciando il cancellino. Magari se fossi andata fino in fondo e avessi preso una botta in testa sarei diventata intelligente. O in coma. Il che va bene, perché avrei saltato l'interrogazione. Mi fermo e deglutisco.

- Iniziamo da una domanda facile. Differenza fra concezione probabilistica classica e frequentista.

Oddio è l'unica cosa che so!!!

- Dunque la concezione frequentista dice che un evento per quanto assurdo, improbabile ma desiderabile per la legge dei grandi numeri, una volta, almeno una volta, si può verificare. Peccato che noi usiamo la probabilità classica.

- Ok... diciamo che è passabile. Prossima domanda: parlami dell'iperbole equilatera e dimmi che cosa sono gli asintoti.

Nooo, NOOOOO! Questa non me la ricordo, aiuto, mi sa che tra poco svengo. Non posso permettermi un'altra insufficienza, o non riuscirò mai a....

DRIIIIIIIN!!! Tutto accade molto velocemente, i miei sensi sono oscurati dalla confusione e dal rumore. è partito l'allarme antincendo, sta andando a fuoco la scuola! Che fortuna colossale!!!!

La gente spinge urlando per uscire il più in fretta dalla classe e poi dalla scuola. Io vengo trascinata dalla fiumana di studenti e di professori, in preda al disagio e all'ansia. Per poco non inciampo per le scale, rischiando di cadere e potenzialmente morire sul serio. Scese le scale, prendo un corridoio secondario, desiderosa di staccarmi dalla gente impazzita ed uscire più in fretta. Giro l'angolo, e mi trovo a faccia a faccia con l'incendio. Le fiamme divampano impietose, e mi sembra di essere finita all'Inferno. Mentre inizio a soffocare, con la forza della disperazione corro nella direzione opposta, e continuo finché non incontro un'uscita d'emergenza. La fuliggine mi ha pervasa, è nei miei polmoni, nel naso, nella bocca e negli occhi, che stanno lacrimando copiosamente, e la mia vista è quasi del tutto impedita. Intravedo il rosso brillante del maniglione antipanico, e mi ci butto contro, riuscendo ad aprire la porta e uscire all'esterno. Le lacrime mi rigano il volto sporco di cenere, e il mio corpo sbatte contro qualcosa di duro, ma al contempo caldo e accogliente. Un paio di braccia mi circondano amorevolmente. 

Ammaliata in un istanteWhere stories live. Discover now