9. Peppe Perverso.

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L'alba su Roma era sempre qualcosa di meraviglioso. Il cielo si dipingeva di un color rosa tenue. Chiara era coccolata da un piacevole venticello. Pian piano aprì i suoi occhi da cerbiatta e vide Giuseppe che dormiva beato. Si erano addormentati assieme sul divanetto.
Le sue braccia avvolsero il corpo di Chiara.
Lei cercó di spostarle senza svegliarlo. Dormiva così sereno!
Si alzò di scatto e fissò l'uomo per un paio di secondi. Mise la mano destra sulla bocca.
Pensò al bacio della sera prima e arrossì.
La sua attenzione si focalizzó sul tavolo. C'erano due calici e tre bottiglie vuote di Chardonnay.
Chiara ebbe un guizzo.
"Ci siamo ubriacati e siamo andati oltre forse?" pensò preoccupata.
Se ne andò via lasciandolo da solo. Aveva un mix di imbarazzo e impaccio.

*****

Oramai per Anita, Marco e Chiara, il caffè del pomeriggio, era un appuntamento fisso.
L'anziana donna aveva preparato una Moka da sei tazze.
L'uomo, dietro la tazzina, guardó con aria sognante,il soffitto della stanza adibita alla caffetteria.
"Anita? Chiara? Sapete che giorno è oggi?"
La ragazza alzò il sopracciglio guardando Anita che stava sbuffando e lasció la tazzina sul tavolino.
"Ventisei marzo, dove vuoi arrivare?"
Marco si fece spallucce quasi terrorizzato perché Anita aveva fatto quella domanda con un tono abbastanza duro.
"Niente di grave, oggi è il compleanno del mio ex Claudio! Oggi compie quaranta anni! Si, è più piccolo di me!"
"Ti ricordi ancora il giorno del compleanno del tuo ex?" asserì Chiara indicandolo con il cucchiaino.
"Certo, era un uomo straordinario, un pó stronzo ma straordinario! Un bel siculo di Zafferana Etna. Claudio Bruno, mi ricordo bene il suo cognome!"-sospirò ricordando i bei momenti passati assieme-"Mi portava sempre a mangiare gli arancini! Mi chiamava Arancino mio!"
Chiara spalancó la bocca e si diede una botta sulla fronte.
"Arancino mio?"
Anita con le mani tremanti, appoggiò in maniera violenta, la tazzina sul tavolino.
Guardò Marco in cagnesco.
"Arancino? No! Si dice Arancina! È femmina! Mio marito, Salvatore Russo, nato a Carini nel Palermitano,diceva sempre che, nel nostro rapporto è fondamentale la fiducia, il rispetto e l'arancina al femminile!"
Marco si gonfió il petto pieno di ego e di superiorità.
"Maresca, sono d'accordo con i primi due sostantivi ma sull'arancina... No!"
La discussione tra Anita e Marco era sempre più accesa.
Chiara chiuse gli occhi, contó fino a dieci e urlò.
"IO E GIUSEPPE CI SIAMO BACIATI!"
Ad un tratto, i due litiganti, si erano bloccati del tutto.
Anita si voltò lentamente verso la ragazza.
"Tu e Giuseppe vi siete baciati?"
Abbassò lo sguardo dalla vergogna.
"Qualche giorno fa! Lo sto evitando ultimamente! Sono davvero troppo imbarazzata, mai capitato in vita mia!"
Marco si versò un bicchiere d'acqua.
"Almeno è stato bello il bacio?"
Anita diede una gomitata sul fianco dell'uomo.
"Sono domande da fare?"
La ragazza si toccò nervosamente i capelli.
"Anche nei baci dimostra che ha davvero tanta esperienza. Però non cozza con la sua natura pacata e pacifica."
Marco schioccó le dita e si avvicinò con il busto verso Chiara.
"Chiara, io conosco bene gli uomini! Ho tanta esperienza!"
Anita tolse la parola dando un'altra gomitata a Marco che fece un'espressione dolorosa.
"Ora vuoi fare pure la psicoanalisi su Giuseppe?"
"Anita, cosa puoi sapere tu! La cosa più estrema che hai fatto in vita tua è stato sventolare, sul porto di Civitavecchia, il fazzoletto bianco in attesa dell'arrivo di tuo marito!"
Anita aveva deciso non rispondere e addentó un biscotto al burro.
"Chiara, conosci la regola delle tre P?"
La ragazza sgranó gli occhi e fece no con la testa.
"Pacato, Premuroso e Pervertito! Ecco cos'è Giuseppe! Anche il mio ex così pacifico. A letto però, era una mitragliatrice!"
"Ah si? Chi sarebbe questo pacato,premuroso e pervertito?"
Giuseppe era sul ciglio della porta. Marco sbiancó e Chiara voleva sprofondare. Anita era l'unica tranquilla.
"Ciao Giuseppe, vuoi una tazza di caffè?"
L'uomo non ci pensò due volte,entrò nella stanza e si accomodó vicino a Chiara.
"Certo Anita! Ciao Chiara!"-la guardò dritta negli occhi. Chiara aveva le mani sudate e non capiva il motivo o forse faceva finta di non capire-"Marco, chi era questo Giuseppe depravato?"
"Il mio vicino di casa, Giuseppe! Soprannome Peppe Perverso! Depravato di prima categoria!"
Giuseppe sorrise mentre sorseggiava il caffè e Anita non sapeva più dove mettersi la faccia dalla vergogna.
"Marco de Rossi, sai qual è il mio lavoro?"
"Il presidente del consiglio!" rispose toccandosi i capelli.
"Oltre, il mio vero lavoro!"
"Avvocato!"
"Manca l'ultimo!"
"Professore!"
"Bravo Marco, sai... Ho bocciato tanti ragazzi anche se avevano una proprietà del linguaggio assurda ma io riuscivo sempre ad intuire che non avevano studiato nei migliori dei modi!"
Giuseppe lasciò la tazzina vuota del caffè sul tavolino e si avvicinò a lui.
"Tu sei bravissimo a parlare Marco ma voglio credere a questa storia!"
Fissò attentamente il suo orologio. Chiara e Anita ridevano sotto i baffi perché Marco non riusciva ad alzare il capo dalla vergogna.
"Il dovere mi chiama! È stato un caffè veloce!"
L'uomo accarezzò il viso della ragazza e diede un bacio sulla labbra.
"Buona giornata principessa sul pisello e buona giornata anche a voi, amici miei!"
Giuseppe uscì velocemente dalla stanza chiudendo la porta.
I due segretari erano meravigliati davanti a quella scena.
"Chiara, in ventotto anni della mia vita, a parte il giorno del suo matrimonio, non avevo mai visto Giuseppe baciare qualcuna davanti a tutti."
Chiara entrò nella più totale confusione. Giuseppe riusciva ad ipnotizzarla. Nessun uomo ci era mai riuscito.

*****


Il portiere di palazzo Chigi, un uomo sulla sessantina, con i baffi ben curati e con il fisico piuttosto snello, leggeva un libro in tranquillità nel suo gabbiotto. Giuseppe si avvicinò a lui, indicandolo.
"Ciao Ernesto, ti volevo fare una domanda!"
Ernesto ebbe un sobbalzo. Non se l'aspettava!
"Ciao Giuseppe, dimmi!"
"Hai presente la ragazza che ha cantato alla nostra ultima cena..."
"Chiara? È appena passata da qui! Quella ragazza è incredibile! Mi ha fatto assaggiare la sua marmellata di limone. Mani d'oro!" assentì l'uomo leccandosi i baffi.
Giuseppe sorrise davanti a quelle parole.
"Grazie Ernesto! Vado a lei!"

Chiara stava conoscendo a meglio quel maestroso palazzo e, onde evitare di stare nei corridori più affollati, prendeva sempre una scorciatoia per andare nella sua camera.
"Buonasera signorina Chiara!"
Era la voce calda di Giuseppe. Si voltò lentamente e la figura era vicinissima a lei.
La mora si sentì fortemente imbarazzata. Solitamente era una ragazza estroversa, coraggiosa e poco timorosa.
Non riusciva a capire perché lo volesse evitare e, soprattutto, affrontarlo.
"Buonasera Giuseppe!"
"Chiara, domani ho preso mezza giornata per te. Facciamo colazione assieme?"
"Ok, Giuseppe! Mi farebbe tanto piacere!"
Le fossette evidenziate dell'uomo erano sinonimo di contentezza.
"Domani possiamo andare..."
Chiara si stupì davanti a quella richiesta.
"Scusami, andare dove? Siamo in quarentena!"-Adagió la mano sotto il mento-"Ahh! Forse vuoi farmi da cicerone e ispezionare palazzo Chigi?"
"Mi dispiace Chiara, al momento posso fare solo questo!"
L'uomo rise di gusto. Poi si avvicinò all'orecchio di Chiara.
"Se vuoi, possiamo fare altro..."spifferó in maniera quasi maliziosa.
La ragazza stava sudando freddo dalla vergogna.
Giuseppe si sbellicó dalle risate.
"Cosa hai pensato? Possiamo fare le confetture di limone, arancia oppure possiamo sistemare il giardino e salvare le principesse sul pisello! Cosa avevi capito?"
Chiara tornó finalmente in sé e si mise di fronte a lui.
"Ah, ora la colpa è pure la mia! Non è colpa mia se il presidente del consiglio si mette a fare le battute a doppio senso!"
Non riuscì a smettere di ridere.
"Tu sei veramente perverso! Anzi sei Giuseppe perverso!" spiattelló tutto mettendo la mano sul suo petto.
"Lo sapevo che stavate parlando di me!"
Chiara si diede un pugno sulla coscia. La sua lingua aveva fatto l'ennesimo danno.
"Vengo a scoprire sempre tutto. Per questo sono uno dei professori più bravi della zona!"
"Modesto questo Giuseppe Conte!"
Le sue mani accarezzavano i fianchi della mora e, di conseguenza, la baciò.
"Comunque Rosy Abate, domani mattina ti vengo a trovare che dobbiamo parlare un pó! Non mi scappi"
"Non mi sfidare, mio caro presidente!"-Le mani di Chiara erano intorno al suo collo-"Buonanotte signor Conte!"
"Buonanotte signorina Amoruso!"

Dopo l'ennesimo bacio, l'uomo si allontanò facendo l'occhiolino.
Quell'uomo aveva così tanto fascino.

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