6. "Chiamami Giuseppe!"

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Se c'era una cosa negativa in quel palazzo, secondo Marco, era il viavai della gente a prima mattina.
Lui amava il silenzio più assoluto ma a palazzo Chigi la parola silenzio era bandita.
Quella mattina era in compagnia di Anita e Chiara che sgambettavano velocemente.
"Marco, non stiamo facendo la corsa dei cento metri, io ho pur sempre settantadue anni!"-esclamò affaticata e mise, di conseguenza, la mano sul petto.
"Volevo prendermi il caffè il prima possibile così possiamo iniziare subito a lavorare"-si voltó verso la donna che si era fermata dietro di lui.
Chiara, incuriosita, si avvicinò ad una grande finestra che dava sul giardino.
Era così bello ma c'erano delle erbacce.
In tempi di quarantena non era possibile chiamare un giardiniere.
"Marco, Anita! Guardate il giardino."-indicò fuori dalla finestra e i due osservarono con il punto interrogativo.
"Ah si, Chiara! Il giardino trascurato! Ahimè, non possiamo chiamare il giardiniere!"Anita capì la curiosità di Chiara.
"Poi noi non siamo pollici verdi! Ci stanno le attrezzature nel deposito. Per esempio, il sottoscritto sarebbe capace di uccidere anche una pianta grassa!" asserrì Marco sistemandosi gli occhiali da vista.
"Posso farlo io! Mancano tre giorni alla primavera! Sennò, che primavera è?"lì supplicó mentendosi con le mani a preghiera.
"Ok Chiara ma una cosa! Apri gli occhi! Rocco Casalino oggi è più nervoso del solito!"Anita lo conosceva fin troppo bene. Era un tipo poco paziente.
"Si Anita, sarò silenziosissima!"

*****

Chiara, nella sua vita, aveva imparato a fare un sacco di cose. Da sistemare le rubinetterie fino a trattare il verde presente nel giardino di casa sua a Polignano a Mare.
La ragazza stava facendo una potatura su un albero biancospino sotto le note di 'I want to break free' dei Queen.
Era seduta all'ultimo scalino di una scala alta un metro e mezzo.
"Buongiorno signorina Amoruso!"
Giuseppe alzò il capo verso la giovane. Lei ebbe un sussulto appena udì la sua voce che cadde dalla scala e l'uomo riuscì a prenderla tra le sue braccia.
"Si è fatta male, signorina!?"Si era preoccupato tanto. Lo si leggeva sulla faccia.
"No signor presidente! La ringrazio infinitamente!"iniziò a gesticolare dall'imbarazzo.
"Adesso mi tocca salvare le principesse che cadono dagli alberi!"
"Siiii... principessa! La principessa sul pisello!"-Chiara mise velocemente le mani sulla bocca-"Chiara sei una testa di cazzo!"
Giuseppe iniziò a ridere talmente di gusto che fece scendere la giovane perché non aveva le forze nelle braccia.
"Scusa presidente!"fece la faccia imbronciata.
"Scusa di che anzi! Oltre a sapere cantare e cucinare... Sei bravissima come giardiniera. Complimenti!"
Le sue fossette erano ipnotiche,la mora si incantó nel guardarle. Poi scosse la testa facendo svolazzare i suoi lunghi capelli ricci.
"Grazie mille, signor presidente!"
"Ora il dovere mi chiama! Faccia attenzione signorina,il principe non può passare spesso da qui!"
"Detto che un principe che fa di cognome Conte, poi!"-la sua lingua era lunga, troppo lunga!
Giuseppe fece un'occhiolino e si allontanò.
"Il principe Conte che fa il presidente! Com'è strana la vita!"

*****

Luigi Amoruso diceva sempre a Chiara, che il riconoscimento era un gesto sempre gradito e apprezzato per qualsiasi cosa.
Chiara non si era mai sentita fuori posto a palazzo Chigi, grazie soprattutto ad Anita e Marco.
Aveva trovato due grandi amici.
Avevamo tante cose in comune specialmente il caffè alle tre del pomeriggio.
Il loro appuntamento era in una sala adibita a caffetteria.
Erano seduti in un tavolino vicino ad ampia finestra.
Chiara degustava il suo caffè guardando Marco e Anita e, dietro la tazzina,si schiarì la voce.
L'uomo la guardó con l'aria interrogativa.
"Chiara, tutto bene?"
La giovane lasciò la tazzina sul tavolino e li osservó.
"Siete stati meravigliosi con me in questo periodo nero. Mi avete fatta sentire come se fossi a casa mia. Voglio invitarvi a cena,nel senso, che cucineró io qualcosa qui al palazzo! Ceniamo insieme?"
Anita fece un dolcissimo sorriso rivolto a lei.
"Quanto sei dolce, certo che ceniamo insieme, giusto Marco?" disse contemplando l'uomo, sorridente.
"Già ho l'acquolina in bocca!"Si leccó i baffi solo al pensiero.
"Anita, Marco... Volevo invitare anche altre due persone!"
"Ossia?" asserì la donna sistemandosi la collana di perle.
"Il presidente e il suo braccio destro. Il primo per chiedere scusa per le numerose figure di...avete capito?"
"Si si. Chiara ma sono curioso della motivazione per il suo braccio destro!"Marco ripulì gli occhiali sporchi.
"Forse non ci siamo mai confrontati e per questo non prova simpatia per la sottoscritta, spero!"
Giocherellava con i suoi capelli dal nervoso. Forse non era stata un'ottima idea.
Anita smanettó il suo smartphone con la grazia che la contraddistingue.
"Chiara, Giuseppe ama gli inviti a cena dai diretti interessati, mandagli un messaggio su Whatsapp."-avvicinò il cellulare alla ragazza con il numero di Giuseppe.
"Io? Ok, va bene! Però aiutatemi a scrivere il messaggio!"
La mora serró gli occhi davanti al display del cellulare di Anita e digitó il numero.
"Scrivo Signor presidente o signor Conte?" scrutó i due presenti.
"Giuseppe Conte. Semplicemente Giuseppe Conte."asserì Marco.
"Nota vocale o messaggio scritto?"
"Lui ama i papiri lunghi e scritti. Se potesse, spedirebbe ancora le lettere scritte a mano!"Anita lo conosceva fin troppo bene.

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