Guarda che carino quell'orso viola

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«ciao James, c'è nic?» chiese Emma poggiando una mano sulla scrivania dello studio.

Ormai era mezza giornata che stava rinchiuso nel suo studio all'honiro per scrivere, incidere, scrivere e ancora scrivere.

«si sta nella seconda porta a destra, solito studio»

Emma lo ringraziò velocemente e si diresse verso la stanza indicata, dove attualmente il suo ragazzo stava sulla sedia girevole a fissare quel foglio con due schizzi sopra.
Quando però la porta si aprì, portò lo sguardo su di essa e sorrise istintivamente nel vedere Emma entrare.

«credevo ti fossi perso per la strada» disse lei ridacchiando, in effetti Niccolò l'aveva avvisata che sarebbe tornato un ora e mezza prima, invece stava ancora immerso nel suo lavoro.

«lo so scusa, ho perso un po' la condizione del tempo..»

Lei lo raggiunse e si sedette sulle sue gambe, per poi poggiare le labbra sulle sue.
Era un bacio calmo, nessuno dei due andava di fretta, avrebbero voluto anzi che il tempo si fermasse per un po', lasciando fuori tutte le preoccupazioni e le responsabilità.

«che scrivi?» chiese poi lei staccandosi e voltandosi verso la scrivania.

«quello che mi passa per la testa»

«un bel casino direi» disse accennando una risata, c'era scritto di tutto e di più su quei fogli, eppure scritto da lui tutto sembrava prendere un senso logico.

«già..»

«vuoi che vada a casa? Magari stando da solo ti facilito un po' il lavoro e..»

«Emma, non mi appesantisci il lavoro, mi faciliti la vita in generale» la bloccò lui guardandola fissa negli occhi, anche se ogni volta gli costava cascare dentro quel verde smeraldo che si ritrovava davanti.

Lei rimase in silenzio e a corto di parole, sapeva perfettamente che Niccolò non si faceva problemi a dirle cosa davvero provava, eppure ogni volta rimaneva imbambolata.
Il moro quindi alzò la mano e iniziò ad accarezzarle piano i capelli scuri e lisci, che quella mattina non erano stati arricciati sulle punte come al solito.

«mi canti qualcosa?» le chiese indicando la sala di registrazione.

«non dovrei chiederlo io a te scusa?» disse lei scoppiando a ridere.

«questa volta voglio sentire io qualcosa, arrangia le parole e io suono»

«anche in inglese?»

«si, però dovrai farmi la traduzione»

«allora ho qualcosa, ma sappi che sarà circa del quinto anno di liceo, tappati le orecchie»

Niccolò alzò gli occhi al cielo divertito e si sedette al piano, iniziando ad improvvisare una melodia col pianoforte.

«You got blood on your hands
How do you plead?
Boy, it's like treason, how you treated me» canticchiò Emma lasciando trasparire la sua voce intonata.

«stranamente ci ho capito qualcosa, cioè forse, non è male però, continua»

«aspetta, come andava poi..
It's eight Mondays in a row, nine days of the week
These tantrums been
All bitter, no sweet»

Niccolò alzò gli occhi dal piano e si perse a guardare la sua ragazza mentre cercava disperatamente di ricordare quelle parole vaghe nella sua testa, non stava neanche provando a capire cosa diceva.

Niccolò alzò gli occhi dal piano e si perse a guardare la sua ragazza mentre cercava disperatamente di ricordare quelle parole vaghe nella sua testa, non stava neanche provando a capire cosa diceva

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[...]

Dopo esser usciti finalmente dallo studio ed entrati in auto, Niccolò svoltò in una via diversa da quella di casa, tanto che Emma inarcò un sopracciglio e lo guardò con sguardo interrogativo.

«dove stiamo andando?»

«in un posto, vedrai»

«ma io voglio saperlo, odio le sorprese»

«questa non la odierai»

Lei sbuffò e si poggiò con la testa al seggiolino, per poi portare lo sguardo su di lui.

«non guadarmi come se volessi lanciarmi dal finestrino» l'avvertì Niccolò poggiando una mano sulla sua gamba.

«tu dimmi dove andiamo!»

«mamma mia adesso che mi hai minacciato non saprò più con vivere!» ironizzò portandosi una mano sul petto e beccandosi una spinta dalla sua ragazza.

Dopo poco però, tornarono a ridere e a scherzare proprio come prima, quei venti minuti circa di macchina sembrarono passare in secondi in realtà.
Quando scesero dalla macchina ed Emma si trovò di fronte un enorme luna pack, saltò letteralmente tra le braccia del suo ragazzo per riempirgli il viso di baci.

«odi ancora le sorprese?» le chiese lui ridacchiando.

«per questa volta potrei chiudere un occhio» ammise lei alzando gli occhi al cielo e stampandogli un ultimo bacio sulle labbra.

Dopo aver fatto i biglietti, insieme si diressero verso le prime giostre che gli capitarono.

«io ti porto al luna park e tu vuoi andare dove si sparano le lattine..» disse Niccolò appena venne letteralmente trascinato lì.

«dai, guarda che carino quell'orso viola»

Il moro non potè fare altro che sospirare e annuire vedendo il faccino innocente di Emma, così prese quel fucile giocattolo e iniziò a mirare alle lattine di fronte a lui.
Le buttò giù quasi tutte e appena vide il sorriso della sua ragazza con quel peluche tra le mani, non potè fare altro se non sorridere altrettanto e continuare il loro giro.
Provarono in pratica di tutto, tra montagne russe, il laghetto con le barcchette, la casa degli orrori e altre moltissime giostre, come ultima tappa salirono finalmente sulla ruota panoramica.
Niccolò non per niente l'aveva lasciata per ultima, il sole stava appena tramontando e lo spettacolo che si vedeva da lì non era paragonabile al resto delle giostre.

«quell'orso ha preso il mio posto adesso?» chiese lui notando che ormai Emma non si scollava nemmeno sotto tortura da quel peluche viola.

«forse..» rispose lei, ma rimangiò subito tutto quando vide che Niccolò fece il labbruccio, così si avvicinò un po' di più a lui e lo abbracciò forte.

«non c'è nessun oggetto, persona o qualsiasi altra cosa che possa prendere il tuo posto»

Love me on setWhere stories live. Discover now