Ti amo, o almeno credo

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N

Per una volta mi sentivo davvero felice.
Se dicessi che ho capito di amarla questa notte, direi una cazzata più grande di me.
Ho capito di amarla dalla prima volta che le nostre labbra si sfiorarono oltre la recitazione, sotto la pioggia.
Sentivo che qualcosa sarebbe cambiato, ma avevo una brutta sensazione che continuava a divorarmi.
Tastai l'altra parte del letto con la mano, ma aprii gli occhi stranito appena notai che il posto era vuoto.
Mi alzai pian piano cercando di svegliarmi per bene, sarà in cucina forse.
I suoi vestiti non c'erano, la sua borsa non era più sul comò e quindi pensai che avesse semplicemente messo in ordine.
Con tutta la calma del mondo uscii da camera mia ed iniziai a cercarla, ma non c'era da nessuna parte.
Il cuore batteva così forte che stava per uscire dalla gabbia toracica, perché non era lì con me..?
In cuor mio speravo che dopo la sera precedente fosse cambiato qualcosa, che sarebbe rimasta con me magari, ma tutte le mie speranze si sgretolarono appena lessi il bigliettino che c'era sulla tavola.

Non voglio giustificarmi, non posso e non ne ho nemmeno il diritto, ti dico solo che mi dispiace da morire.
Non avrei mai avuto il coraggio di dirti tutto questo guardandoti negli occhi, per questo stai leggendo le mie parole da un semplice foglietto.
Credo di amarti Niccolò, ed è proprio questo a spaventarmi.
Non so neanche se leggerai questo biglietto appena sveglio o più tardi, adesso che ti sto scrivendo sono solo le nove, avrei voluto che si fermasse il tempo mentre ti guardavo dormire come un bambino, ma devo andare.
Non sono brava con gli addii, con i saluti o con le rotture di cuore, quindi adesso puoi anche odiarmi visto che ti lascio così.
Scusami se non sono la persona che meriti al tuo fianco..
Ti amo, o almeno credo

-Emma

Lessi quelle parole con le lacrime che mi rigavano il volto, a stento riuscivo a crederci.
Era andata via, lontano da me, lasciandomi con un biglietto e il cuore in mille pezzettini.
Quasi avevo dimenticato come fosse stare male per amore, mi sentivo davvero bene nell'ultimo periodo, ma era crollato tutto in un secondo.
Non sentivo il pavimento sotto i piedi, gli occhi iniziare a bruciare e un dolore forte iniziò farsi spazio dentro al mio petto.

«se n'è andata anche lei.. anche lei...» sussurrai con un fil di voce prendendomi il viso tra le mani.

In quel momento avrei solo voluto gettarmi a letto e piangere fino a consumare ogni lacrima che avevo in corpo, ma qualcosa dentro di me mi disse di non farlo.
Guardai l'orario, le dieci meno venti, ero ancora in tempo per vederla e magari farle cambiare idea.

-

Niccolò corse più voce che poteva verso la parte dell'aeroporto dove si consegnavano i biglietti, doveva trovarla, non poteva lasciarla andar via così.
Al suo fianco c'era Adriano, che nonostante stesse dormendo beatamente solo dieci minuti prima, era corso in aiuto del suo amico.
La cercavano tra tutta quella gente, chiedevano di lei ai passanti e anche alle guardie, ma sembrava esser inesistente.
Quasi quando Niccolò stava per arrendersi una volta e per tutte, sentì tra le tante voci una rotta dal pianto, ma quella voce l'avrebbe conosciuta anche in mezzo a quelle di tutto il mondo.
Tirò Adriano per un braccio e si diressero nella parte opposta dalla loro, ritrovandosi a sei o sette metri di distanza Emma col suo manager.
Sembravano star litigando, lei in lacrime e lui sul punto di sbroccare.
Tra loro c'erano due transenne alte che bloccavano il passaggio, ma Niccolò di certo non si arrese.
Scavalcò la sbarra nonostante Adriano l'avesse avvertito di non farlo, di fatto le guardie già avevano notato l'atteggiamento fuori dalle regole del ragazzo.
Emma si ritrovò in pochi secondi tra le braccia di Niccolò, che la strinse forte senza neanche darle il tempo di batter ciglio.

«ti prego, non te ne andare..» la supplicò il moro mordendosi il labbro per non piangere.

Lei stava per stringerlo più forte a sua volta, ma venne strattonata con prepotenza lontano da lui.

«abbiamo un volo, ti conviene andartene» s'intromise Edoardo tenendo il polso di emma stretto nella sua mano.

Niccolò stava per replicare, ma le sue braccia vennero bloccate da altre molto più possenti delle sue.

«Emma, ti prego, rimani con me»

«ha scelto il suo lavoro, Niccolò, com'è giusto che sia, ti conviene non immischiarti in fatti che non sono i tuoi»

«che cazzo ne sai tu, eh Edoardo? Lasciatemi!» sbraitò il moro cercando di liberarsi dalla presa delle guardie.

Facendo più forza arrivò ancora davanti alla ragazza che lo guardava con gli occhi arrossati, non aveva scelta.
La motivazione per cui se ne stava andando non era di certo quella di aver scelto il lavoro a Niccolò, ma in quel momento non poteva spiegargli nulla.

«guardami negli occhi e dimmi che stai scegliendo sto deficiente a me» le disse a denti stretti cercando di trattenere le lacrime.

Lei però non lo guardò negli occhi, non ce l'avrebbe fatta ad andarsene in quel modo.

«mi dispiace...» sussurrò per poi staccarsi e correre verso l'entrata dell'aereo, mentre Edoardo riservò uno sguardo pieno di fierezza verso Niccolò, aveva vinto lui.

Il ragazzo rimase lì, col cuore infranto ed i sentimenti schiaccicati, senza accennare alcuna mossa.

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