13. Chiarimenti

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<<Dobbiamo spostare il corpo di Lucas>> disse Robert un paio di ore dopo.
<<Povero bambino, povero bambino>> ripeteva Mary, senza sosta, come se fosse un disco incantato.
<<Vado a prendere qualcosa per coprirlo>>. Lucy si diresse al piano di sopra, e riscese con un lenzuolo.
<<Ascoltate tutti>> proferì Robert ad alta voce, per richiamare l'attenzione. <<Qualcuno ha per caso spostato il corpo di Monica?>>
<<No>> rispose George.
<<Io e Richard siamo stati...>> iniziò Lucy
<<Sì, sì, impegnati in biblioteca>> la interruppe Claire, stizzosa.
Mary fece segno di no con la testa.
<<Beh, allora che fine ha fatto? Non penso che si sia alzata e se ne sia andata via sulle sue gambe!>>
<<Non è importante, adesso. Bisogna pensare a Lucas>> disse Lucy.
<<Lo metteremo nello sgabuzzino adiacente alla cucina>> decise Robert.
Tutti acconsentirono tacitamente.

30 Luglio, ore 09.30 p.m.

Claire era seduta a gambe incrociate sul letto, il diario aperto poggiato su una coscia mentre scriveva in un block notes. Robert controllava fuori dalla finestra, girandosi di tanto in tanto per guardarla. Per ammirarla.
Claire alzò lo sguardo, incrociando quello di lui.
<<Penso che per la mezzanotte avrò finito di tradurlo>> gli disse, sorridendo.
<<E dopo la mezzanotte, c'è qualcos'altro che ti piacerebbe fare?>> rispose Robert, con un sorrisetto malizioso.
<<Dormire>> rispose lei. <<Quanto sei scemo!>>.
Gli tirò un cuscino in faccia e cominciarono a ridere. Robert glielo rimandò di nuovo, e questa volta Claire gli tirò addosso due cuscini. Non smettevano di ridere. Robert si precipitò sul letto con l'intenzione di farle il solletico, ma quando le toccò la pancia lei fece una smorfia di dolore e smise perfino di sorridere. Le aveva fatto pressione su uno dei lividi.
<<Scusami>> le disse subito, facendosi anche lui serio.
Claire, per tutta risposta, dopo aver messo di lato il diario, prese il viso di Robert tra le mani e lo baciò, con dolcezza e passione.
<<Adesso fammi continuare, altrimenti finirò per domattina>> gli disse poi, allontanandolo delicatamente con un sorriso.
Robert ritornò alla finestra. Cercava di pensare ad un piano che potesse funzionare per andare via da lì. Pensò che un'automobile avrebbe fatto comodo, ma a Bittytown pochi avevano avuto il privilegio di possedere un'automobile. Sarebbe stata una follia ritornare in centro. Anche se avesse trovato un'auto non ancora distrutta, come l'avrebbe messa in moto senza le chiavi?
"A meno che..." gli venne un'idea.
<<Claire, io devo andare a controllare una cosa, ci vediamo tra poco>>.
<<Okay>> rispose lei di rimando, così concentrata sulla traduzione da non alzare nemmeno gli occhi da quello che stava scrivendo.
Dopo circa un quarto d'ora, qualcuno bussò alla porta ed entrò.
<<Allora? Hai trovato quello che cercavi?>> chiese Claire.
Nessuna risposta. Qualcuno si schiarì la voce.
Claire alzò gli occhi e sulla soglia vide Richard. Chiuse il diario e lo gettò sul letto.
<<Cosa vuoi? Io e te non abbiamo più nulla da dirci>> disse lei, fredda, con uno sguardo glaciale.
<<Volevo chiederti scusa>>.
<<Scuse accettate. Ora va via e lasciami in pace>>.
<<Ti ho portato una cosa>>.
Richard si avvicinò a lei, sedendosi ai piedi del letto. Uscì la radio che aveva preso in salone e la accese. Le note di Johnny B. Goode cominciarono a diffondersi per la camera da letto. Quella canzone così allegra sembrava una stonatura con ciò che stava succedendo.
<<La nostra canzone, Claire. Quella che stavamo ascoltando quando è iniziato tutto questo casino>>.
Lei si limitò a fissarlo, seria.
<<La canzone che abbiamo ascoltato prima di dirci ti amo l'ultima volta... La canzone che abbiamo sentito al jukebox la sera in cui ci siamo conosciuti...>>.
Fece per avvicinarsi a Claire, ma lei si scansò.
<<Forse non sono stata chiara. Non ho niente da dirti>>.
<<Ti prego, Claire. Dammi un'altra possibilità, ti supplico>>.
<<No, Richard>>.
<<Guarda, mi metto in ginocchio>> la implorò, mettendosi ai suoi piedi.
<<Richard, io non ti amo>>.
Lui abbassò lo sguardo.
<<Possiamo ricominciare da capo, siamo stati così bene insieme>>.
"Sembra un bambino piagnucolone" pensò Claire, innervosendosi.
La canzone continuava imperterrita. All'improvviso, Claire afferrò la radio e la scagliò contro il muro.
<<Vattene>> gli disse, con occhi che mandavano scintille di rabbia.
<<Perdonami, ti prego. Ho sbagliato e sono stato uno stronzo ieri>>.
<<Non autocommiserarti. Non c'è alcun bisogno di perdonarti. Io amo Robert, capito? Penso a lui dalla prima volta che l'ho incontrato, e adesso ho capito di esserne innamorata. E soprattutto, Richard, ho capito di non aver mai amato te>>.
Richard si alzò lentamente, sconfitto. Quasi a rallentatore, andò a recuperare la radio ormai distrutta, si girò verso la porta, con lo sguardo basso, e andò via senza dire una parola.
Claire sospirò e si mise a piangere. Troppi avvenimenti e troppe rivelazioni, il tutto nelle ultime poche ore. Era sopraffatta dalle sue emozioni, ma presto si rimise al lavoro e per un po' quasi non pensò a nient'altro che a tradurre il diario.

Richard andò in cucina. Stava bevendo il gin che aveva trovato Robert quando Lucy entrò.
<<Da quello che vedo, sembra che non sia andata come speravi>>.
<<Non è necessario sottolinearlo>> la rimbeccò lui.
Lei gli si avvicinò, abbracciandolo da dietro e infilandogli una mano negli shorts.
<<Che ne dici se ci prendiamo l'altra camera da letto per un po'? Ti faccio rilassare io>> gli propose lei, continuando a muovere la mano dentro i suoi pantaloncini.
Richard non se lo fece dire due volte. In un batter di ciglia, dopo aver posato il gin, salirono insieme le scale, quasi di corsa, e in meno di un minuto erano già avvinghiati l'uno all'altra.

30 Luglio, ore 11.00 p.m.

Mary e George erano sul divano. In un armadio al piano di sopra avevano trovato una scacchiera. Era il gioco preferito di George, gli scacchi. Di tanto in tanto uno dei due si alzava per dare un'occhiata fuori, sperando di non trovare altre macabre sorprese. La partita durava da quasi un'ora e nessuno dei due aveva ancora detto una sola parola. L'unica, in tutta la partita, la disse George prima che tutte le luci del municipio si spegnessero.
<<Scacco matto>>.
Si ritrovarono nel buio più totale. La corrente era saltata, o forse qualcuno l'aveva fatta saltare.
"Siamo sotto scacco" pensò George, amaramente.

La Strage Di BittytownWhere stories live. Discover now