4. L'attacco

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Quando arrivarono davanti alla casa, a Richard si bloccò il respiro. La porta era aperta. Spinse via il fratello e in un secondo attraversò la soglia, nonostante la gamba ferita.
<<Claire! Claire!>> cominciò a gridare. <<Claire, dove sei? Rispondi! Sono io, Richie!>>
Robert lo raggiunse, nero in viso. <<Vuoi farci ammazzare? Forse una pallottola ti è sembrata poco>>.
<<Dobbiamo trovarla, dobbiamo trovare Claire! Se fosse stata in casa mi sarebbe già venuta incontro. E non dimenticare che abbiamo trovato la porta aperta. Ho paura che le sia successo qualcosa di terribile>>.
Fece per andare in cucina ma Robert lo fermò. <<Aspettami qui, vado io a controllare>>.
In cucina non c'era niente di anormale. Tutto pulito e in perfetto ordine. Stessa cosa in soggiorno. Salì le scale e perlustrò le stanze al piano superiore, con la paura di trovare sgradevoli sorprese, ma anche lì non trovò niente di strano. Ritornò quindi in soggiorno con l'intenzione di tranquillizzare il fratello.
<<Non c'è nulla che non vada, qui. Penso che qualcosa abbia spaventato Claire e che lei sia scappata. Forse è andata dalla sua amica? Com'è che si chiama?>>
<<Jane, si chiama Jane. Come fai a non ricordarlo dal momento che sei stato anche con lei?>>
<<Beh, le amnesie capitano un po' a tutti, no?>> rispose Robert infastidito dal suo commento.
<<Sei sempre il solito. Quindi cosa proponi, di andare da Jane?>>
<<Al momento propongo di rimanere qui e vedere come si evolve la situazione. Capisco che sei preoccupato per la tua donna ma siamo tutti in pericolo qui e penso sia meglio se... Richie, cosa stai guardando?>>
Richard era immobile, con lo sguardo fisso sulla parete accanto alla porta e la bocca spalancata. Robert seguì il suo sguardo e vide cosa aveva catturato l'attenzione del fratello. Nella parte bassa del muro c'erano manate di sangue. Sembrava che qualcuno si fosse aggrappato alla parete con tutte le sue forze mentre qualcun altro cercava di trascinarlo via attraverso la porta, tirandolo dai piedi. Per cinque minuti nessuno dei due parlò. L'immagine di quello che molto probabilmente era successo stava invadendo le loro menti. Fu Richard il primo a rompere il silenzio. <<Penso che qualcuno abbia rapito la mia Claire. Robert, lo pensi anche tu?>>
<<Sì, lo penso anche io>>. Robert non volle aggiungere il resto di quello che pensava. Credeva che anche il fratello immaginasse la stessa cosa ma che non lo volesse dire. Si alzò per andare in cucina e ritornò con un bicchiere d'acqua per Richie. <<Che ne dici se prepariamo dei sandwich? Ti sentirai meglio>>.
<<Non ho fame, Robert. Ci sono dei criminali pazzi e armati in giro per la città, mi hanno appena sparato e la mia ragazza è scomparsa. Credi che abbia voglia di mangiare?>>
<<Non saprei. Io ne ho>>.
<<Sei proprio uno stronzo. Tu non puoi capire come mi sento, non hai mai amato nessuna donna! Usi le ragazze e non te ne ricordi nemmeno i nomi! Fai schifo!>>
<<Adesso stai esagerando, Richard. Mi sono sempre preso cura di te e me ne sto prendendo anche adesso e...>>
<<Non me lo starai mica rinfacciando? Io non ho mai chiesto il tuo aiuto!>>
<<Adesso sei ingiusto. Non sei giustificato a inveire senza motivo contro di me solo perché la tua ragazza è scomparsa>>.
<<Solo perché la mia ragazza è scomparsa??? Ma ti senti? Sei un grandissimo egoista e ti credi migliore di chiunque solo perché...>>
Il resto della frase di Richard si perse in un boato assordante. Entrambi si portarono le mani alle orecchie. Le finestre esplosero e il vetro andò in frantumi, riversandosi in ogni stanza. Si guardarono a bocca aperta, il litigio ormai dimenticato.
<<Ma che cazzo...>> Robert aprì la porta, Richard gli si avvicinò e quello che videro fece cedere le gambe a entrambi. A due case di distanza da dove si trovavano, esattamente dove meno di un paio d'ore prima Richard aveva incontrato il gelataio, si innalzavano fiamme alte sei metri, avvolte da nubi di polvere.
<<La mia casa>> quasi sussurrò Robert. <<La mia casa...>>
<<Oh Rob, se prima io non fossi venuto da te saresti saltato in aria anche tu!>>
Si abbracciarono.
<<Cosa sta succedendo? Mio Dio, sembra un passo dell'Apocalisse>>.
<<Mi hai salvato la vita, Richie>> lo shock era già acqua passata per l'impavido Robert. <<Quindi ti perdono per le cattiverie che mi hai detto poco fa>>.
<< Non cambierai mai>> rispose Richard con uno sbuffo, sorridendo.
Alcuni degli abitanti, quelli che non erano stati fatti fuori dall'esplosione, furono costretti a riversarsi nelle strade a causa delle esalazioni dell'incendio in corso e delle fiamme che avanzavano, divorando le loro abitazioni. Fu in quel momento che iniziò il finimondo. I cittadini cominciarono a cadere per terra con dei fori di proiettile sparsi ovunque nel corpo. Alcuni si misero a urlare e restarono immobili ad aspettare la loro fine. Altri cercarono di scappare, ma per la maggior parte furono colpiti alle spalle e caddero a terra, moribondi o già stecchiti. Gli evasi erano dei cecchini perfetti: silenziosi, invisibili e letali. Gli abitanti sembravano invece carne diretta al macello. Robert tirò via il fratello e richiuse la porta.
<<Dobbiamo immediatamente allontanarci da qui. Prendi tutto l'occorrente per la medicazione e scendiamo in cantina, proveremo a uscire da lì>>.
Mentre Richard ubbidiva, Robert non riusciva a staccare gli occhi da quello che succedeva fuori. Il selciato era diventato un mattatoio, il sangue era sparso ovunque. Nell'altro lato della strada scorse un arto che ancora fumava, forse una gamba. Sì, doveva per forza essere una gamba, era troppo lungo per poter essere un braccio. Pezzi di carne era sparsi ovunque. Nei muri delle case c'erano gli schizzi di sangue di chi era stato colpito alla testa. Nel muro della casa di fronte, Robert vide parti di materia grigia che colavano lentamente giù per la parete. All'improvviso uno dei matti uscì allo scoperto. Era anch'egli molto magro, come Palla Da Bowling, ma a differenza di quest'ultimo indossava un paio di mutandoni e aveva i capelli. Robert - che amava dare nomignoli - lo soprannominò Pannolone. Stranamente era disarmato. Pannolone si avvicinò al cervello che colava e cominciò a leccare la materia grigia. Per Robert fu troppo, distolse lo sguardo ormai troppo tardi: i conati di vomito lo investirono con tale violenza da piegarlo quasi in due. Non vomitò. "Devo ringraziare Richie per non avermi fatto mangiare, altrimenti avrei vomitato sugli stivali nuovi" pensò ironicamente. L'incendio iniziò ad avanzare più velocemente, costringendo sempre più persone a uscire dai loro nascondigli per andare incontro a una morte migliore, o meglio incontro a una morte più rapida e indolore - rapida e indolore solo se i cecchini senza rotelle avessero fatto centro nel cervello. Robert non poté guardare di più. Prese la borsa con le armi e la cassetta del pronto soccorso che Richard era andato a recuperare e insieme si diressero in cantina, mentre la casa iniziava a riempirsi di fumo, con la paura che non ne sarebbero usciti vivi. Anche la casa accanto aveva cominciato a prendere fuoco.

La Strage Di BittytownWhere stories live. Discover now