2. Munizioni

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Richard camminava a passo svelto sulla banchina. La casa di Robert era a pochi minuti di distanza dalla sua. Suo fratello maggiore, all'età di ventuno anni si era preso cura di lui dopo la sparizione del padre, avvenuta in una piovosa notte di Dicembre esattamente nel periodo in cui Richard aveva cominciato a radersi. Sua madre, invece, non l'aveva mai conosciuta, dal momento che era morta subito dopo averlo messo al mondo: purtroppo il pronto soccorso più vicino era a circa cento chilometri dalla città, ma la donna morì quasi immediatamente, nemmeno il medico poté darle alcun aiuto.
Stava pensando ai suoi genitori mentre camminava quando si imbatté nel furgoncino dei gelati del signor Wilson, che quel giorno stava chiudendo anticipatamente.
<<Ciao, Richard! Sentito la notizia che hanno appena dato alla radio? Io sto giusto tornando a casa, non vorrei trovarmi ancora qui e saltare in aria insieme ai miei gelati se quei pazzi arrivassero. Ti consiglio di fare altrettanto>>.
<<Sì, George, è quello che farò anche io non appena avrò parlato con mio fratello. Arrivederci>>.
Richard adorava i gelati del signor Wilson fin da quando era bambino e ora, ogni volta che ne gustava uno, ritornava con la mente ai ricordi d'infanzia. Sembrava che quei gelati avessero la facoltà di rievocare i ricordi, belli o brutti che fossero.
Perso tra i suoi pensieri, si ritrovò sotto casa di Robert. Suonò il campanello. Nessuno venne ad aprirgli. Risuonò. Richard iniziò a farsi prendere dal panico. Claire lo stava aspettando, e la paura che gli evasi arrivassero iniziò a crescere in lui, anche perché vuoi il caldo o vuoi il panico generale, le strade erano più deserte che mai.
"Se tra un minuto nessuno mi apre, torno immediatamente da Claire". Era sul punto di andarsene quando finalmente una delle ragazze di Robert - sì, il suo caro e responsabile fratellone era anche un inguaribile Don Giovanni (e un traditore di donne) - gli aprì la porta, con indosso solo una delle camicie di Robert e i capelli bagnati.
"La brunetta. Si chiama Beth? O Berthe?" si chiese Richard, che non ricordava.
La brunetta gli sorrise e gridò <<Robbie, c'è qui tuo fratello!>>
<<Sto arrivando, bellezza>> rispose lui.
<<Sta arrivando>> ripeté la brunetta <<abbiamo appena fatto la doccia insieme>> sorrise e fece a Richard l'occhiolino, che rispose con un sorriso imbarazzato.
Sentì i passi del fratello che scendeva le scale e finalmente eccolo. Indossava un paio di blue jeans e una canotta nera e attillata che metteva in mostra gli addominali e i pettorali scolpiti. Tamponandosi i lunghi capelli dorati con un asciugamano si precipitò incontro al fratello.
<<Che fai qui fratellino? Per fortuna che io e Monica avevamo finito...>> disse girandosi verso la ragazza con un sorriso alquanto provocatorio <<altrimenti dubito che ti avremmo sentito>>.
I due ridacchiavano mentre Richard pensava "Quindi è Monica, non Beth o Berthe. Beh, dato il numero elevato di tutte le ragazze che frequenta, la mia amnesia è giustificata".
Si schiarì la voce. <<Sono venuto qui per parlare dell'evasione di massa avvenuta questa mattina al Saint Tropez. Hanno divulgato la notizia via radio poco fa, raccomandando alla popolazione di restare in casa, ma penso proprio che tu non l'abbia sentita dato che eri molto impegnato...>>
La ragazza rise per l'allusione, ma Robert la zittì. <<Sei proprio sicuro di aver sentito bene? Come può essere accaduto? Dai penitenziari di massima sicurezza è praticamente impossibile scappare>>.
Richard divenne pensieroso. Nel frattempo che continuava a tamponarsi i capelli disse <<Monica, vestiti e va a casa>>.
La ragazza ubbidì all'istante come se fosse un burattino, così rapidamente che si tolse lì davanti a Richard la camicia mostrando tutta la sua nudità. Prese in fretta i propri vestiti, se li rimise sotto gli occhi dei due ragazzi, quindi corse a baciare Robert.
<<Ci si vede domani?>> gli chiese tenendogli le braccia intorno al collo.
<<Vediamo, tu intanto va a casa e restaci>>.
La accompagnò finalmente alla porta e dopo un altro bacio appassionato che a Richard parve infinito, la porta si richiuse.
Richie strinse un braccio al fratello.
<<Bene, adesso che finalmente è andata via, ascoltami attentamente. Sono venuto per sapere se avessi appreso della notizia e per restare insieme e unire le forze. Mentre la centralinista della Polizia parlava in diretta, si è interrotta gridando aiuto, e subito dopo si è sentita una risata da psicopatico e un "bang" che mi è sembrato essere uno sparo. Questo può voler significare solo una cosa: che gli evasi erano già arrivati alla stazione di Polizia quando è stata divulgata la notizia, cioè non più di venti minuti fa. La stazione di Polizia è esattamente a mezz'ora a piedi dal centro, cioè da dove siamo noi. Claire è terrorizzata. Presa com'è dal panico, non ha avuto la capacità di fare queste considerazioni e io ovviamente non le ho detto nulla. Non c'è quasi più tempo, devo assolutamente tornare da lei. Dobbiamo>> si corresse. <<Sono venuto anche perché voglio alcune delle armi che erano di nostro padre. E togliti quell'espressione ebete di stupore. Ho sempre saputo tutto, anche se mi hai tenuto nascoste le armi per paura che mi facessi male. Il ruolo di fratello maggiore l'hai fatto divinamente e in questi dieci anni mi hai sempre protetto. Ora sono io che devo proteggere la donna che amo. Quindi prendiamo le armi e muoviamoci perché quella giuliva con cui sei andato a letto ci ha fatto perdere già abbastanza tempo>>.
<<Va bene, fratellino. Ora sto cominciando a spaventarmi. Le armi le tengo in un baule in soffitta e le munizioni in un baule più piccolo in cantina. Io vado su, tu prendi le munizioni. Tieni la chiave>>
Aprì la catenina che portava al collo e gli porse una chiave.
Sentirono uno sparo in lontananza. Si guardarono senza battere ciglio e senza fare alcun commento.
<<Muoviamoci>> disse Robert. <<Ci ritroviamo qui davanti la porta tra due minuti>>.
Mentre Robert saliva e Richard scendeva, altri spari, ancora lontani ma che non promettevano nessuno scenario pacifico, risuonarono il quel pomeriggio afoso.

La Strage Di BittytownWhere stories live. Discover now