𝑪𝒉𝒂𝒑𝒕𝒆𝒓 𝒆𝒊𝒈𝒉𝒕𝒆𝒆𝒏

1.2K 80 76
                                    

«Fottiti.» sussurrò Portogallo, per poi scappare in camera d'Italia. Voleva scappare dalla realtà, non voleva vederla. Voleva rimanere nella convinzione di essere innocente. Di essere pulito.
Chiuse la porta a chiave e si sdraiò sul letto d'Italia, abbracciando stretto al petto il suo cuscino, nascondendosi sotto le coperte.
«Italia.. ti ho anch'io ridotto in questo stato?» sussurrò fra le lacrime. Non voleva credere di aver ridotto così suo fratello. Non voleva sentirsi così sporco. Eppure, si sentiva così. Era così. Lui era sporco. Si era macchiato - assieme agli altri - del crimine di aver ucciso suo fratello Italia. Di avergli tolto la voglia di vivere.
«Mi dispiace, ma cosa avrei dovuto fare?» sussurrò cercando di non singhiozzare. I sensi di colpa, che finora aveva ignorato, si stavano facendo sentire. Stava diventando consapevole del fatto di essere identico a Francia. Anzi, peggio. Perché? Perché stare a guardare mentre qualcuno soffre, subisce cose ingiuste è peggio di insultare e picchiare? Ignorare qualcuno che soffre e non dire niente, significa essere complici di chi fa soffrire quel qualcuno. E quel qualcuno è Italia, suo fratello. Lui ha ignorato Italia e lui l'ha aiutato. Italia non lo odia. Non l'ha mai odiato, neanche per un secondo. Non gli ha mai chiesto perché non l'avesse aiutato. Perché non lo avesse difeso. Non ha mai chiesto niente a nessuno, eppure c'è stato quando lui e Spagna avevano bisogno di aiuto. Perché?

[•••]

Francia aprì la porta di casa ed entrò a passo lento. Inghilterra gli si avvicinò e lo guardò confuso. Quando era tornato a casa non lo aveva trovato e si era preoccupato.
«Dove sei stato?» chiese Inghilterra e Francia si andò a sedere sul divano.
«Da Italia.» rispose Francia. Inghilterra si sedette vicino a lui, abbracciandolo, cercando di consolarlo.
«Perchè sono stato così cieco? Perché l'ho trattato così male? È anche colpa mia se è ridotto male. Se pensa alla morte come soluzione. Mi faccio schifo da solo.» sussurrò Francia, cominciando a piangere senza accorgersene. Ultimamente stava piangendo tanto, forse più di quanto avesse mai pianto in tutta la sua vita. Si sentiva male, non sapeva come chiedere scusa ad Italia. Come poter farsi perdonare, rimediare ai suoi errori. Vorrebbe cancellarli, eliminarli dalla faccia della terra e dai ricordi d'Italia. Ma non può, ormai essi sono nella testa d'Italia e sa per certo che lo tormentano. Vorrebbe rimediare ai suoi errori per lui e per se stesso, per smetterla di sentirsi così sporco.
«Nella vita sbagliamo. Chi di più e chi di meno. L'importante è pentirsene, chiedere scusa e cercare di rimediare.» disse Inghilterra, abbracciandolo. Francia ricambiò l'abbraccio e annuì. Non poteva cancellare i suoi errori, questo è vero, ma poteva provare a rimediare ad essi. Non solo per sentirsi meglio con se stesso, ma anche per aiutare Italia. Dopotutto è anche colpa sua se è ridotto così, no?
«Ah devo dirti una cosa.» disse Inghilterra d'improvviso. Francia lo guardò e annuì.
«Domani vado a trovare Australia..» disse e Francia spalancò gli occhi. Inghilterra si era sempre rifiutato di andare a trovarlo, diceva che non aveva abbastanza tempo e che non voleva distrarre Australia dalla sua guarigione. Finalmente tutti gli incoraggiamenti di Francia erano serviti a qualcosa.
«DAVVERO?!» esclamò contento Francia. Inghilterra lo guardò un po' imbarazzato e distolse lo sguardo da quello di Francia.
«Australia ne sarà felice!» esclamò Francia con un sorriso.
«Vorresti venire anche tu?» chiese Inghilterra un po' in imbarazzo. Era da due anni che non vedeva suo figlio e la sola idea di andarci da solo lo metteva in ansia. Però sapeva che se ci fosse stato anche Francia, l'ansia sarebbe diminuita.
«Certo. Vorrei vedere con i miei occhi i progressi che ha fatto!» disse entusiasta Francia.

[•••]

«Italia, noi andiamo si è fatto tardi.» disse Germania. Italia annuì e salutò Canada e Ucraina con un saluto, mentre salutò Germania con un abbraccio.
«Se hai bisogno, io ci sono.» sussurrò Germania, mentre si stavano abbracciando. Italia annuì e si sedette sul letto, mentre Germania usciva dalla stanza, seguito da Canada e Ucraina.
Il suo compagno di stanza, nel frattempo, si era svegliato e faceva finta di dormire, mentre osservava Italia. Si chiedeva come mai lo avessero messo nella stessa stanza con lui.
Guardò di sottecchi Italia e gli ricordò com'era lui quando suo padre volle rinchiuderlo qui, per non doversi vergognare più di lui.
«Perchè sei qui?» gli chiese Australia all'improvviso, cogliendolo di sorpresa. Italia lo guardò e notò che nascose il viso dietro il peluche gigante di un koala.
«Perchè sto male.» disse semplicemente Italia. Si sedette sul letto e prese il telefono, si mise gli auricolari alle orecchie, e fece partire la musica.
Australia lo osservò di nascosto. Perché Svizzera lo aveva messo in stanza con lui? Suo padre gli aveva detto esplicitamente che ogni persona al suo fianco perde tempo. Lo aveva implorato di lasciarlo stare, in una stanza, isolato dagli altri. Perché? Perché è qui?
D'improvviso gli venne in mente quella volta che litigò con suo padre, quella volta che gli disse che aveva paura, che si sentiva solo, che era triste, che aveva bisogno del suo aiuto. Ma come risposta ricevette una semplice frase: "Ti aiuterà Svizzera, non perdo il mio tempo."
Strinse il peluche a forma di canguro al petto, cercando di non scoppiare a piangere come faceva di solito. Ora non era più solo. Ora c'era Italia. Se avesse pianto o avesse avuto un suo solito attacco di panico, lui se ne sarebbe accorto.
Nel frattempo Germania stava guidando verso casa. Canada e Ucraina lo guardavano dai posti posteriori e non potevano fare a meno di pensare a un modo per tirarlo su di morale, ma non gli veniva niente in mente. Non c'era niente che potesse tirarlo su di morale in quel momento.
"Lo capisco perfettamente.." pensò Canada. Sapeva cosa significava avere la paura costante di perdere la persona che si ama. Si ricorda perfettamente di come stava dopo aver rivelato i suoi sentimenti al suo migliore amico, Ucraina. Si ricordava del periodo che avevano passato. Di quel tiro e molla, fra litigi, scopate e pianti.

[•••]

America si accoccolò fra le braccia di Russia, mentre quest'ultimo coprì i loro corpi nudi con le coperte.
Russia cominciò ad accarezzare delicatamente la colonna vertebrale di America. America rabbrividì sotto il suo tocco e nascose il viso sul suo petto.
«Cosa sono per te?» chiese America a un certo punto. Russia smise di accarezzargli la schiena e gli sollevò il viso, obbligandolo ad avere un contatto visivo con lui.
«Beh secondo te?» chiese Russia.
«Non saprei..» sussurrò America, distogliendo lo sguardo. Russia sorrise e avvicinò il viso a quello di America.
«Mi sembra ovvio che ti amo.» sussurrò Russia, per poi lasciargli un piccolo bacio a stampo sulle labbra. America arrossì per le parole di Russia.
«Ormai stiamo insieme da tre anni, pensavo fosse ovvia come cosa..» sussurrò Russia, terminato il bacio.
«Mi spiace.» disse e America lo abbracciò, ringraziandolo mentalmente. Ancora non se la sentiva di confessargli di essere demisessuale, ma le sue parole lo avevano rassicurato molto. Russia ricambiò l'abbraccio e cominciò a lasciargli alcuni baci sul collo.

[•••]

Spagna mise il cappuccio e infilò le mani dentro le tasche della giacca, cercando di riscaldarsi. Per fortuna era riuscito a calmarsi e smettere di piangere, ma sentiva ancora la rabbia dentro di sé. "Come poteva pensare di essere innocente?" pensò Spagna, cominciando ad innervosirsi ancora di più.
Però doveva ammettere che se non avesse mai letto quel diario, sarebbe rimasto nella convinzione di essere innocente.
Aprì la porta di casa ed entrò, trovando Giappone seduto sul divano, mentre beveva un thè caldo, leggendo un libro. Giappone lo guardò e gli rivolse un piccolo sorriso di bentornato. Spagna si tolse la giacca e si sedette sulla poltrona, chiudendo gli, cercando di riposare un po'.
«Vuoi un po' di thè?» chiese Giappone a Spagna. Spagna aprì gli occhi e annuì leggermente. Giappone si alzò e andò in cucina, a preparare un thè per Spagna.
«Sai qualcosa di come sia andata a finire?» chiese Spagna, entrando in cucina. Giappone sospirò e scosse la testa.
«Devono ancora tornare.» rispose e Spagna si sedette a tavola, aspettando il suo thè caldo.
«Ti manca tanto?» chiese Giappone di colpo.
«Sí..» sussurrò e Giappone si sedette accanto a lui.
«E allora vai a trovarlo domani, no?» disse Giappone sorridendogli. Spagna lo guardò un attimo e cominciò a riflettere su ciò che gli disse Giappone. A Italia avrebbe fatto piacere ricevere una visita da parte sua?
D'un tratto si sentì la porta d'entrata aprirsi. Giappone e Spagna corsero all'entrata e videro Germania, Ucraina e Canada entrare.
«Allora?» chiese Spagna e Canada guardò Germania. Era l'unico che sapeva cosa avesse detto Svizzera.
«Se gli diagnosticano malattie pericolose per lui e per gli altri, o che non lo fanno intendere e volere dovrà rimanerci finché non riuscirà a guarire, o tenere sotto controllo la malattia. Se invece non ha niente di così tanto pericoloso lo lasceranno fra due anni, quando sarà maggiorenne.» spiegò in breve Germania. Prese un foglio piegato dalla tasca e lo passó a Spagna, che lo aprì immediatamente.
«È l'orario di visita.» disse e si diresse in corridoio, verso il suo studio.
«Beh la cosa positiva è che Italia ha un compagno di stanza della sua età.» disse Ucraina, cercando di guardare il lato positivo.

Quello Che Nascondi Dietro Al SorrisoWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu