𝑪𝒉𝒂𝒑𝒕𝒆𝒓 𝒕𝒆𝒏

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«RAGAZZI! È PRONTO!» urló Italia, cominciando ad impiattare la pasta sui piatti.
Tutti si sedettero a tavola e presero il proprio piatto, cominciando a mangiare.
«Italia, è buonissimo!» lo elogiarono i presenti. Italia sorrise e li ringraziò.

[•••]

Italia finito di mangiare disse agli altri che si sarebbe fatto una doccia. Entrò in bagno e si spogliò. Quando stette per togliersi i pantaloni si ritrovò tra le mani la lettera di Spagna. Prese la lettera e la aprì:

Caro Italia,
Da quando te ne sei andato stare a casa è diventato pesante. Romania si è trasferito nella tua stanza e dà ordini a tutti, come se fosse il capo. Dà anche ordini a Grecia e non fa altro che parlare male di te, ma non quando esce l'argomento per sbaglio, ma SEMPRE. A cena, a pranzo, di mattina, di pomeriggio, di sera e di notte! Sembra che viva solo di questo. Portogallo sembra non avere una sua idea, anzi, non parla praticamente quasi mai. Il massimo che fa è annuire. Io ho anche provato a parlare con Romania, di te e del fatto che è ingiusto parlare male di te in questo modo. Anche perché non hai mai torto un capello a nessuno. Vorrei venire da te, e anche di corsa, perché mi manchi e qui è un inferno, ma voglio scoprire perché ti odiano così tanto i nostri fratelli: Romania e Francia. Vorrei anche capire cosa abbia Portogallo, so che non ti odia, anzi, ma si comporta in modo strano da quando hai... beh quel giorno che sei finito all'ospedale. A proposito, perché? Cosa ti ha spinto a farlo? Pensavo fossi felice... pensavo che io e Portogallo ti bastavamo.. invece mi sbagliavo.

Da Spagna.

Grandi lacrime ricoprirono il viso d'Italia e flebili singhiozzi gli uscirono dalla bocca. Le gambe gli cedettero, si rannicchiò sul pavimento del bagno, stringendo il più forte che poteva la lettera inviatigli da Spagna. I singhiozzi ricoprirono il silenzio, le lacrime gli fecero vedere sfocato ogni cosa, anche la luce, il corpo gli sembrava morente, per l'assenza di forza muscolare, la mente ripercorse i momenti passati con i suoi fratelli, fino ad arrivare agli insulti di Francia, il trasferimento di Romania, per poi andare indietro nel tempo, alle origini: suo padre. Quanto gli manca suo padre. Avrebbe tanto voluto parlare con lui in quel momento, avrebbe tanto voluto abbracciarlo, dirgli quanto lo ami e quanto gli manchi, vorrebbe che suo padre non fosse mai morto, che la guerra non fosse mai esistita. Avrebbe voluto che fosse qui, in quel momento, con tutta la sua esile forza, ma niente da fare. I morti non resuscitano perché i loro cari ne sentono la mancanza e bisogno di abbracciarli nuovamente. Non funziona così e Italia non ne è felice. Perché la sua vita dev'essere così piena di problemi? Non poteva essere semplice? Come quella degli altri? Come quella di America, Russia, Germania, Ucraina e Giappone? Perché doveva soffrire? Non lo trovava giusto, ma dopotutto cos'è realmente giusto in questo mondo? Niente è giusto, niente ha logica e nessuno può rimediare a ciò.
Il cuore d'Italia, al ricordo del padre, cominciò a battere sempre più veloce, come quando si corre e si ha il fiatone per la stanchezza. Batteva talmente tanto veloce che aveva paura che gli si potesse scoppiare da un momento all'altro. Il ricordo di suo padre gli si fece sempre più vivido nella mente, le lacrime aumentarono a dismisura, i singhiozzi diventarono più forti, il suo corpo cominciò a tremare come una foglia. Oramai Italia si è perso e nessuno lo sta cercando. Nessuno riesce a capire il dolore che prova ogni istante, ma lui, ormai vive solo per esso. Se gli si chiede perché è ancora in vita, beh, per via del suo dolore. Italia, senza di esso, cosa sarebbe? Come sarebbe? Come parlerebbe? Penserebbe? Si sentirebbe talmente vuoto e perso da non avere più voglia di vivere. Il dolore gli appartiene. L'auto-lesionismo gli appartiene. Non sa come essere felice, e non vuole esserlo. Ha paura della felicità, perché? Perché è abituato al dolore. Il dolore è casa per lui. Si rispecchia in esso. Anche se non lo sa, lui non vuole essere felice. Non l'ha mai desiderato perché non si ricorda cosa si provi ad essere felice anche per le piccole cose. Essere felice non rientrerà nei suoi desideri più nascosti. E non lo farà mai.
«ITALIA!» urlò qualcuno aprendo violentemente la porta del bagno. Giappone si gettò immediatamente a terra, abbracciando Italia, accarezzandogli la schiena.
«Va tutto bene! Tranquillo..» cercò di consolarlo Giappone. Italia continuò a singhiozzare e tremare come se Giappone non ci fosse. Come se fosse solo, come prima. Come se non avesse sentito Giappone urlare il suo nome. Come se non avesse sentito aprire violentemente la porta del bagno.
«Italia, che cos'è successo?» chiese America, accucciandosi accanto a lui. Pochi minuti fa sembrava tranquillo e sereno, mentre ora sembra terrorizzato e atterrito.
Italia strinse forte la lettera di Spagna, facendola notare ad America.
«Io chiamo l'ambulanza.» disse Russia preoccupato a morte. Prese il telefono, stette per digitare se non fosse per America che gli strappo il telefono dalle mani.
«No! Chiama Germania e se non migliora lo portiamo in ospedale.» disse America, ridando il telefono a Russia. Russia lo guardò incerto, ma fece ciò che gli disse di fare. Chiamò Germania.
«Germania! Devi venire subito qui!» esclamò Russia appena il telefono smise di squillare.
«Perché? Devo prima andare a conciare per le feste Grecia.» disse con voce piena di irritazione.
«Italia è rannicchiato sul pavimento del bagno, piangente e singhiozzante. Sta tremando come una foglia e sembra non avvertire la nostra presenza!» lo informò velocemente Russia. Germania, rimase a bocca aperta.
«COSA?! MA POTEVI DIRLO PRIMA! TORNO SUBITO! VOI PORTATELO IN SALOTTO, SUL DIVANO!» disse per poi chiudere la chiamata.
«Ragazzi, portiamolo sul divano!» esclamò entrando in bagno. America lo prese a mo' di sposa e lo portò sul divano. Giappone si sedette per terra, vicino al divano, e strinse la mano d'Italia. America notò nuovamente la lettera di Spagna e incuriosito cercò di prenderla ma la presa di Italia era ben salda. Allora, senza altra scelta, gli aprì la mano e prese la lettera con la forza. Sistemò la lettera spiegazzata e cominciò a leggerla, sedendosi su una poltrona lì vicino.
«Italia, per favore..» sussurrò Giappone singhiozzando. Ucraina si sedette vicino a lui e lo abbracciò.
«Tranquillo, vedrai che si riprend-» stava dicendo Ucraina a Giappone, per poi essere interrotto da America.
«Non credo.» disse America, stropicciando la lettera che stava leggendo poco fa Italia.
«E perché?» chiese Ucraina, guardandolo male.
«Perché non dovrebbe riprendersi?» continuò Ucraina. Odiava quando America assumeva questo atteggiamento pessimista.
«Perché? Ma non è ovvio? Io fin dall'inizio ve l'ho detto che sarebbe stato inutile farlo venire qua! Italia soffre e basta. Italia non sa neanche lui perché soffre, ormai è abituato così.» disse America e tutti rimasero in silenzio. In parte aveva ragione, questo è ovvio, ma nessuno voleva che fosse così. Tutti in quella stanza sanno cosa vuol dire soffrire, tutti, nessuno escluso.

Quello Che Nascondi Dietro Al SorrisoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz