𝑪𝒉𝒂𝒑𝒕𝒆𝒓 𝒏𝒊𝒏𝒆

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«Italia, andiamo!» lo chiamò Germania, avvicinandosi alla quercia secolare, in cui erano saliti lui ed Italia.
«Arrivo!» esclamò Italia.
Una volta giù, involontariamente, sorrise a Germania. Germania ne rimase sorpreso, ma ricambiò il sorriso più felice che mai.
«Torniamo a casa?» chiede Russia, chiudendo il quaderno in cui stava disegnando, quando vide che Italia e Germania lo stavano raggiungendo.
«Sí, oramai è sera e ho fame.» disse Germania.
«Vero. Passa veloce il tempo quando si ci diverte, eh?» disse Russia, sorridendo ad Italia, notando un gran cambiamento nel suo umore.
Italia annuì e salì in macchina. "Mi sono divertito qui. È un bel posto..." pensò Italia.

[•••]

«Siamo tornati!» esclamò Germania, entrando in casa, seguito da Italia e Russia.
«Italia.» qualcuno lo chiamò dal salotto, seduto sul divano. Italia si bloccò sul posto. Avrebbe riconosciuto quella voce anche in mezzo a una folla. Ma dopotutto, come poteva scordarsi di lui? Insomma, fino a poco tempo fa, lo considerava il suo migliore amico. Anzi, lo considerava anche adesso come tale. Perché? Perché nonostante non sia un buon amico, c'era stato. Sì, era una persona morbosa, ma proprio perché è così che Italia si trova ancora qui. Era lui a dirgli di non suicidarsi, era lui a dirgli che non doveva fare certe cose. Grecia gli diceva ciò che non doveva e doveva fare, che comportamenti assumere in certe situazioni, con certe persone, cosa pensare di determinate persone, momenti. Insomma, qualsiasi cosa era sotto il controllo di Grecia. Italia si sentiva al sicuro, non pensava minimamente che potesse essere una persona morbosa. Non l'avrebbe mai pensato se non fosse successo quello che è successo. L'arrivo di Germania. Il suo tentato suicidio. Il suo ragionarci su. Insomma, Italia, aveva appreso che quella non era amicizia, era qualcosa da cui si sconsiglia fortemente di avere: amicizie morbose. Ecco cos'era, un'amicizia morbosa. O almeno, è ciò che capì Italia. Non aveva compreso i reali sentimenti di Grecia.
«Cosa ci fai qui?» chiese Italia, a Grecia, in tono freddo.
«Sono qui per parlarti.» disse e Germania prese per mano Italia. Italia ricambiò la stretta. Grecia se ne accorse e il suo volto divenne cupo.
«Da soli.» disse e Italia andò nella sua stanza, sempre tenendo per mano Germania. Fece cenno a Grecia di seguirlo, e così fece.
Entrarono nella stanza e si richiusero la porta alle spalle.
«Preferirei che lui non ci fosse.» disse Grecia, guardando male Germania.
«La cosa è reciproca.» disse Germania, sedendosi sul letto.
«Quello che dici a me, lui lo può ascoltare.» disse Italia, guardando Grecia, in attesa che dica ciò che deve dire.
«Torna a casa.» disse semplicemente Grecia.
Germania inarcò un sopracciglio.
«Ma almeno hai percepito il motivo per cui se n'era andato da quella maledetta casa?» chiese Germania, accarezzando la testa d'Italia.
Grecia strinse i pugni e digrignò i denti.
«Cosa cazzo vuoi, nazista del cazzo?» chiese in tono brusco. Germania lo guardò come se lo avesse appena accusato di un crimine contro l'umanità.
«Ma sai almeno, cosa significa nazista?» chiese, Germania, cercando di contenersi. Greci, notando, nel tono della voce, che Germania si stava alterando, fece un ghigno compiaciuto.
«Oh calmati, non è colpa mia se tuo padre era un nazista del cazzo.» disse Grecia, in tono provocatorio. Italia, strinse la mano di Germania, per fargli capire di non cedere alle provocazioni di Grecia. Italia sapeva benissimo cosa stava provando Germania. Odiava essere paragonato a suo padre. Lui e suo padre erano due persone totalmente diverse. Italia, si considerava, una persona debole, che non sapeva contare sulle proprie capacità, che si deprimeva per qualsiasi cosa. Invece, considerava suo padre, come una persona forte; perché nonostante abbia tradito il suo migliore amico per la patria, ha continuato, per quel poco che avrebbe vissuto, a vivere a testa alta, preoccupandosi di suo figlio: Italia. Inoltre, a Italia, dava fastidio quando la gente prendeva in giro suo padre e le sue scelte, anche se in un certo senso, sbagliate. Dopotutto, sbagliare è umano, ma sottolineare gli errori altrui no.
«Se sei qui per istigare Germania te ne puoi pure andare via. Non ho voglia di discutere inutilmente con te.» lo ammonì Italia, guardando storto Grecia. Grecia inarcò un sopracciglio e guardò Italia negli occhi.
«Io sono qui per portarti via da questi delinquenti che non sono altro! Non vedi come sono ridotti? Germania tortura le persone, Canada spaccia, Ucraina mette in vendita il suo culo come se niente fosse, America e Russia sempre ubriachi, Giappone ha sempre delle ragazze che lo seguono perché vuole vivere in un harem! E poi ci sei tu: un auto-lesionista finto che vuole solo l'attenzione di tutti su di sé. Pure Romania la pensa come me! Dovresti tornare da noi e farti curare.» disse Grecia, facendo rimanere sotto shock sia Italia sia Germania.
«Ma ti rendi conto di cos'hai appena affermato?! MA RICONOSCI ALMENO L'IMPORTANZA CHE COMPORTA A CODESTE COSE CHE HAI APPENA AFFERMATO?! TE NE RENDI CONTO?! QUELLO CHE DEVE FARSI CURARE SEI TU! NON LUI! ESCI DI QUI, PRIMA CHE TI TORTURI, ALMENO LE BAGGIANATE CHE DICI SI REALIZZERANNO!» urlò Germania, scaraventandosi contro Grecia. Italia lo afferrò per un braccio e cercò di trattenerlo.
«RUSSIA!» urlò Italia, cercando di non lasciare la presa dal braccio di Germania.
«Germania, calmati!» esclamò Italia, lasciando la presa e abbracciandolo da dietro.
«Italia, togliti e lasciami staccargli la testa a morsi!» esclamò Germania, cercando di divincolarsi dall'abbraccio d'Italia. Italia, come risposta, strinse di più la presa.
«GERMANIA, SMETTILA! FACENDO IN TAL MODO, FAI SOLO IL SUO GIOCO!» urlò Italia, oramai disperato non sapendo più come trattenere Germania e la sua ira.
«RUSSIA!» chiamò nuovamente a squarciagola, Italia.
«Ecc- CHE CAZZO STA SUCCEDENDO?!» urlò Russia, entrando nella stanza, ritrovandosi la scena di un Germania talmente incazzato da essere fermato da Italia, con un Grecia soddisfatto come non mai.
«Tieni Germania!» esclamò Italia e così Russia fece. Prese per le braccia Germania e lo portò in salotto, per poi legarlo alla poltrona, con uno strofinaccio in bocca, per farlo stare zitto.

Quello Che Nascondi Dietro Al SorrisoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora