𝑪𝒉𝒂𝒑𝒕𝒆𝒓 𝒕𝒉𝒓𝒆𝒆

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Uscí dal bagno e trovò una decina di ragazzi svenuti per terra, con delle bottiglie di vodka, rum e tequila sparse ovunque. "Che schifo" pensò mentre passava fra le bottiglie di alcolici e le persone svenute sul pavimento. Andò verso la cucina, in cerca di qualche alcolico da poter bere per rimanere sveglio mentre era in tram, senza ubriacarsi ovviamente.
Arrivato vise molte persone addormentate o svenute sparse in giro e sospirò. "Uno dei motivi per cui odio le feste..." pensò prendendo una bottiglia di birra e bevendone un sorso.
«Non sapevo ti piacesse bere.» disse una voce sconosciuta alle sue spalle. Si voltò e vide Germania. Appoggiò la bottiglia di birra sul tavolo e fece per andarsene ma Germania lo afferrò per un braccio.
«Stai bene?» chiese lasciandogli il braccio. Italia lo osservò con attenzione. Perché gli chiedeva una cosa così tanto futile? Di poca importanza?
«Bene, perché?» chiese sorridendo, in modo cortese. "Perché gli interessa come sto? Proprio lui? Il figlio del Terzo Reich, la persona che mio padre ha tradito? Perché gli interessa di come sta un traditore?" pensò.
«Sicuro? Non sembrerebbe. Hai gli occhi rossi.» disse osservando gli occhi d'Italia. Italia si congelò sul posto. Il suo sorriso si spense in un nano secondo. Germania lo osservò.
«Ti ricordi di me?» chiese Germania osservandolo con attenzione la sua espressione di indifferenza.
«Sei Germania.» disse Italia con occhi spenti.
«No. Non intendevo il mio nome.» disse Germania non riuscendo a distogliere lo sguardo da Italia. "Perché sembra... morente?" pensò Germania osservando il corpo magro d'Italia.
«E cosa?» chiese Italia abbastanza scocciato.
«Perchè sei così freddo?» chiese Germania inarcando un sopracciglio. "Da piccolo non era così..." pensò deluso.
«Non si risponde a una domanda con una domanda.» disse Italia sospirando.
«Senti, sono stanco e non ho voglia di parlare con qualcuno, devo anche tornare a casa. Ciao.» disse Italia voltandosi e incamminandosi verso l'uscita. Germania l'osservò un attimo e quando si rese conto che Italia se ne stava andando a casa, lontano da lui, gli corse dietro.
«A-aspetta!» urlò con il fiatone mentre correva dietro Italia, che sembrava avere poca voglia di fermarsi e continuare a chiacchierare.
«Cosa vuoi?!» sbottò stufo Italia, voltandosi verso Germania.
«Ti accompagno. I tram non ci sono a quest'ora...» disse Germania distogliendo lo sguardo.
Italia lo scrutò per poi sospirare.
«Va bene... grazie.» disse e andarono verso l'uscita, insieme. "No, grazie a te." pensò felice Germania, osservando il viso di Italia. "Voglio capire cosa ti è successo in questi anni..." pensò rattristandosi.
Salirono in macchina e Italia non aprì bocca.
"Perché mi sta accompagnando? Cosa gli importa? Sembra... interessato a me? Cioè, perché ci tiene tanto a parlare con me? Sono un fottuto traditore di merda!" pensò confuso.
«Allora...» disse Germania, osservando il viso d'Italia.
«... ti ricordi che da piccolo giocavi sempre con un bambino?» chiese speranzoso. "Spero vivamente che si ricordi di me. Non mi piace quello che si sente dire in giro su di lui." pensò rattristandosi.
«Piú o meno. Perché?» chiese Italia incrociando le braccia al petto, infastidito. Neanche lui capiva perché ma Germania lo infastidiva, senza un apparente motivo. Era così e basta.
«Beh... quel bambino... sono io...» disse un po' imbarazzato. Lo sguardo d'Italia si posò su un Germania pieno di speranze, che vennero sgretolate appena incrociò lo sguardo di Italia.
«E quindi?» chiese Italia. "Cosa me ne può fregare? Giocavamo insieme, e quindi? Per questo giocavo anche con Francia, ma adesso mi odia. Sono un traditore."
«Beh... ho pensato ti avrebbe fatto piacere saperlo...» disse Germania in evidente disagio.
«Perchè? Così possiamo giocare assieme con i Lego? No grazie.» disse Italia acido.
«Ma... quand'è che sei diventato così stronzo?» chiese Germania deluso.
«Solitamente i traditori lo sono. Perché ti sei interessato a me? Cosa vuoi da me?» chiese Italia con sguardo duro.
«Voglio solo riavere il mio migliore amico.» disse Germania abbassando lo sguardo.
«GUARDA LA STRADA!» urlò Italia a Germania, il quale aveva distolto lo sguardo dalla strada.
«AH SÌ, S-SCUSA!» urlò tornando a guardare la strada. "Ma perché sono così stupido?" pensò Germania picchiandosi mentalmente.
«Comunque, io e te non siamo nulla. Sono un traditore e come si ci aspetta da esso non ho amici. Voglio stare da solo, chiaro? Grazie per avermi accompagnato, ma puoi lasciarmi qui. Continuo a piedi.» disse Italia cercando di aprire la portiera dell'auto in movimento.
«Ma è notte!» protestò Germania.
«E quindi? Cosa ti importa?!» disse Italia iniziando ad alterarsi. "Perché provo questa rabbia? Non... la sento da... anni... ormai..." pensò confuso.
«È NOTTE! NON SAI CHI PUOI TROVARE PER STRADA!» urlò alterandosi a sua volta Germania.
«FOTTE SEGA! FAMMI SCENDERE!» urlò di risposta Italia, cercando di aprire la portiera dell'auto. Germania lo guardò e bloccò la portiera d'Italia.
«SE A TE NON INTERESSA MINIMAMENTE UN CAZZO DELLA TUA INCOLUMITÀ VA BENE, MA A ME IMPORTA! TI ACCOMPAGNO DAVANTI CASA TUA E SE PROVI A LAMENTARTI TI LEGO AL SEDILE SU CUI SEI SEDUTO! CHIARO?!» urlò Germania frenando di colpo. Italia lo guardò male è si voltò dall'altra parte.
«Come cazzo vuoi tu. Basta che ti sbrighi.» disse Italia incazzato.
«Ti lego al sedile?» lo avvertì Germania.
«Okay, sto zitto ma tu muoviti a portarmi a casa.» disse Italia con le braccia conserte.
Germania ripartì e passarono il resto del viaggio in silenzio.
Quando arrivarono Italia non perse tempo e cercò di aprire la portiera, ma, non ci riuscì, poiché era ancora bloccata. Si voltò verso Germania e lo guardò male.
«Aprimi.» disse Italia incrociando le braccia al petto.
«Possiamo rivederci?» chiese Germania, ignorando quello che aveva detto Italia.
«No.» rispose secco Italia.
«Allora non apro.» disse Germania, incrociando le braccia la petto. Italia inarcò un sopracciglio.
«Questo è un sequestro?» chiese Italia a braccia conserte.
«Se lo vedi così, allora lo è.» disse Germania, guardandolo diritto negli occhi.
«Fammi scendere.» disse Italia cercando di calmarsi.
«Solo se mi prometti che ci rivedremo.» disse Germania con convinzione.
«Ti ricordo che sono un traditore.» disse Italia abbastanza scocciato.
«Tu credi di esserlo?» chiese Germania inarcando un sopracciglio.
Italia si bloccò. Gli aveva appena chiesto cosa ne pensasse lui? Cioè, voleva sapere cosa ne pensava lui a riguardo? Se si definiva realmente un traditore o no? Se le voci che girano siano vere? Sta mettendo in dubbio le altre persone e sta dando una possibilità, a lui, di potergli dimostrare il contrario? Perché? È questa la domanda che tormenta la mente di Italia. Perché. Perché mette in dubbio la parola degli altri? E non la sua?
Italia si voltò verso di lui, sotto shock.
«Perchè me lo stai chiedendo? La mia opinione è irrilevante.» disse Italia con sguardo duro. "Per qualche strano motivo non riesco a non essere arrabbiato con lui. Cosa mi avrebbe mai fatto?" pensò Italia, confuso per il suo comportamento strano.
«Beh non lo è poi così tanto visto che l'argomento sei tu. Ti consideri un traditore?» chiese Germania, puntando il suo sguardo in quello di Italia. Sembrava che nessuno dei due avesse intenzione di distogliere lo sguardo.
«Beh no... ma-» disse Italia, venendo interrotto da Germania.
«Allora non lo sei.» disse semplicemente Germania. Prese un foglietto e vi scrivò sopra qualcosa, lo piegò e lo diede a Italia.
«È il mio numero. Chiamami quando non sei occupato.» disse Germania e sbloccò la portiera d'Italia. Italia si mise in tasca il foglietto e fece spallucce.
«Non ci contare.» disse uscendo.
«Beh, se non mi chiamerai verrò io.» disse Germania con un sorrisone.
«Fastidioso.» sussurrò Italia chiudendo la portiera dell'auto. Prese le chiavi e andò al cancelletto, ed entrò. Passò per il viale e entrò in casa. Quando entrò trovò Spagna e Romania svegli ad aspettarlo, e un Portogallo dormiente sul divano.
«Perchè siete svegli?» chiese Italia andando in cucina a bere un bicchiere d'acqua.
«ERAVAMO IN PENSIERO!» urlò Spagna alzando le braccia al cielo.
«Te l'ho detto. Stavo tornando a casa.» disse bevendo un sorso d'acqua.
«I MEZZI PUBBLICI A QUEST'ORA NON CI SONO E A PIEDI DA LÌ FINO A QUI È TROPPO LUNGA LA STRADA! COME MINCHIA CI SEI ARRIVATO A CASA?!» urlò incazzato come una belva Romania.
«Fatevi i cazzi vostri.» disse Italia in modo aspro. Spagna allibí. Romania lo guardò male. Portogallo continuava a dormire spesierato sul divano. Italia perplesso. Perplesso sul suo comportamento. Perché gli aveva risposto così male? Sembrava andare tutto a rotoli quella notte.
«Scusate. Sono stanco morto. Domani parliamo con più calma. Vado a dormire, notte.» disse e si diresse verso il divano.
«Lo porto nel suo letto.» disse prendendo Portogallo a mo' di sposa e andando verso la sua camera da letto. Arrivato appoggiò delicatamente Portogallo sul letto e gli accarezzò la guancia.
«Scusa... non sono un gran fratello...» sussurrò e gli diede un bacio sulla guancia. Prese la coperta e lo coprí per bene. Uscí dalla stanza e andò direttamente nella sua. Entrò e si chiuse a chiave. Si mise il pigiama e andò a dormire. "Voglio morire." pensò prima di addormentarsi.

«PAPÀ!» urlai correndo per il corridoio.
Una porta si aprí e da essa uscì mio padre.
«Che è successo?» chiese preoccupato.
«Voglio passare del tempo con te!» mi lamentai.
«Lo so. Anch'io lo vorrei ma ho alcuni problemi. Vai a giocare con Spagna. Vi raggiungo più tardi.» disse sorridendomi. Annuii e andai fuori in cortile.
«Visto? Papà è impegnato. Dai, giochiamo e lasciamolo stare.» disse Spagna, ma lo ignorai. Andai sotto la grande quercia e mi sedetti lì, immerso nei miei pensieri.
«Ehi!» disse qualcuno, sedendosi vicino a me. Mi voltai e vidi Germania.
«Ciao...» dissi tornando a guardare il vuoto.
«Come mai sei qui da solo?» mi chiese osservandomi.
«Voglio il mio papà...» mi lamentai. Mi guardò a lungo.
«Non sarò il tuo papà ma sempre meglio di rimanere da solo.» disse accarezzandomi la testa.
Lo guardai e lo vidi sorridere.
«Dai, andiamo a giocare.» disse alzandosi in piedi. Senza rendermene conto lo seguii.

Italia si svegliò e si alzò dal letto. "Che sogno strano era?" pensò uscendo dalla sua stanza.
Andò in cucina e vide soltanto Spagna.
«'Giorno..» disse ricordandosi della discussione di ieri notte.
«Dobbiamo parlare.» disse Spagna in tono autoritario. Italia per la prima volta smise di sorridere davanti a suo fratello.
«Va bene...» disse e si sedette a tavola.
«Sei strano.» disse semplicemente Spagna.
«E quindi?» disse Italia con tono indifferente.
«Parlo proprio di questo. Sembra non fregarti niente di nessuno!» disse Spagna con sguardo truce. Italia lo guardò con indifferenza ma dentro di sé stava morendo. Come poteva suo fratello dire una cosa del genere? Beh, tutto sommato doveva aspettarselo.
«Ciao.» disse semplicemente Italia, alzandosi dalla sedia e andando diritto in camera sua.
Si chiuse a chiave e prese il coltello che tiene nel cassetto. Iniziò a tagliarsi. Piccoli tagli. Non troppo profondi. "Perché le persone non possono vedermi per quello che sono?" pensò. Si guardò l'addome e decise. Sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita. Ne aveva abbastanza di tutti loro. Voleva morire.
Senza esitare si accoltellò lo stomaco una volta, due, tre, quattro, cinque...
Il sangue che usciva come un fiume.
Il suo sorriso sempre più ampio.
Le lacrime che gli rigarono il viso.
Il pensiero di morire lo faceva felice, perché sapeva che non avrebbe più dovuto soffrire e avrebbe potuto incontrare suo padre.
Cadde per terra, morente.

Nel frattempo, Germania suonò a casa d'Italia.
Gli aprì un Spagna incazzato. Quando Spagna lo vide rimase confuso.
«Come mai sei qui?» chiese inarcando un sopracciglio.
«Per Italia.» disse Germania. Spagna lo fece entrare, ancora confuso.
«La sua stanza è infondo al corridoio...» disse pensando al perché Germania fosse qui.
«Grazie.» disse Germania sorridendogli e andò verso la stanza d'Italia.
Quando cercò di aprirla non ci riuscì. Inarcò un sopracciglio, confuso. Tornò da Spagna e gli chiese se avesse un altro paio di chiavi. Spagna scosse la testa e disse che avrebbero dovuto rompere la serratura. E così fecero. Presero dei martelli e iniziarono a rompere la serratura.

Nel frattempo, Italia, stava morendo all'Interno della sua stanza.

#spazioautrice
Boh, spero vi sia piaciuto e nulla. Datemi un pinguino.

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