13. Dalle stalle alle stelle

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Io ero una bambina, ovviamente non volevo tutto ciò, ma non potevo fare nulla.

Restai con mio padre, la vita con lui non era stupenda, non andavo d'accordo con la sua compagna, mi faceva passare le pene dell'inferno. Non mi accettava e per me litigava spesso con papà.

Durante l'adolescenza a scuola era ancora peggio la situazione, non avevo amici perché ero chiusa in me stessa, tornavo a casa e mi sfogavo con il cibo fino ad ingrassare abbastanza.

Quando la situazione a casa era davvero diventata pensate, mi trasferii a casa di mia madre.

Frequentai le superiori nel suo paese e lì trovai dei veri amici, poiché alle medie mi prendevano in giro di continuo.

Marcavano ogni mio difetto, il mio aspetto fisico e molto altro; tanto che quando mi guardavo allo specchio mi odiavo. Pochi amici ma buoni, mi bastavano e avanzavano.

Ai diciotto anni, con i soldi che avevo da parte mi sono subito trasferita per vivere da sola.

Ho continuato a studiare fino ad avere l'opportunità di lavorare qui, sperando di poter poi aprire un'attività mia e passare dalle stalle alle stelle.

<<Però...>> solleva le sopracciglia Sean, <<Già>> sospiro ripensando a tutto ciò,
<<Mi dispiace, ma so che ce la farai>> sussurra poi mi fa un occhiolino, <<Grazie. Ora possiamo dire che sto bene, ho fatto progressi>> sorrido felice.

Il mio amico mi segue a ruota, e nel frattempo abbiamo anche finito la nostra merenda saziandoci abbastanza.

<<Ora finiamo la nostra giornata da migliori amici>> gli faccio un occhiolino, annuisce.

Lo avviso che devo comperare delle lucine per la mia stanza. Io amo le lucine, le metterei ovunque, persino addosso a me, fino ad andare in giro come un albero di Natale.

Più che albero un Bonsai, data la mia altezza.

Mi prende per mano e camminiamo per i negozi, ridendo e scherzando.

Camminare vicino a lui è come stare ai piedi di una montagna, un metro e novanta di ragazzo, affianco a un metro e cinquantasette di ragazza.

Davide contro Golia.

Torniamo in macchina, posando tutti i sacchetti nel bagagliaio. Saliamo a bordo e accendo la radio, facendo partire la mia playlist.

Iniziamo a cantare "Mama" di Jonas Blue, a squarciagola.

Abbassa il tettuccio della macchina; quando facciamo la strada isolata ne approfitto per alzarmi in piedi e intrufolare metà del mio corpo oltre il tetto.

Il vento mi tira indietro i capelli, alzo le braccia al cielo e continuo a cantare.

Mi godo l'aria fresca a contatto con la mia pelle, sentendomi spensierata, e ci voleva dopo i ricordi riaffiorati poco fa.
Eccomi in un video musicale mentale.

<<Stai attenta cantante>> mi urla da sotto Sean, io in risposta canto ancora più forte e lui scoppia a ridere per la mia voce stonata.

Arriviamo a casa e scarichiamo tutti sacchetti, mi accompagna davanti alla mia porta, <<Voglio sapere ogni cosa dopo l'appuntamento>> mi avverte.

<<Non è un appuntamento>> ribadisco cercando di non ridere, <<Si invece, ciao>> mi lascia un bacio sulla guancia e scappa via, senza darmi il tempo di ribattere ancora.

Credo di aver trovato l'amico che ho sempre desiderato di avere e farò di tutto per non prenderlo.

Vestito dell'appuntamento di Terry🍒

Hola gente! Vi è piaciuto il capitolo? Ora consociamo un po' meglio Terry e Sean

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Hola gente!
Vi è piaciuto il capitolo?
Ora consociamo un po' meglio Terry e Sean.
Stimo molto la loro amicizia.
Se trovate qualche errore segnalatelo e fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti, un bacio
Sam💕

Keep eachother company.Where stories live. Discover now