Capitolo Decimo

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La sveglia suonò come ogni mattina, ma contrariamente al solito fu attutita dal rumore della pioggia che arrivava dall'esterno. Nonostante il tempo meraviglioso fuori dalla finestra, mi svegliai tutta sudata e completamente sconvolta. Dovevo aver avuto l'ennesimo incubo ma di questo ricordavo poco e nulla. Mi alzai dal letto vedendo le coperte e le lenzuola per terra, le raccolsi gettandole alla rinfusa sul materasso e andai in bagno per sciacquarmi il viso e svegliarmi del tutto. Il forte malumore che mi sentii addosso mi rese terribilmente nervosa, dato che io nei giorni di pioggia, specialmente se scrosciante come quel giorno, mi sentivo sempre di ottimo umore fin dal risveglio. Mi trascinai nella doccia e dopo essermi lavata avendo cura di scaldarmi per bene con l'acqua bollente, mi fermai davanti allo specchio e quasi mi spaventai vedendo il mio aspetto. Le occhiaie si presentarono così bluastre che nemmeno correttore e fondotinta professionale riuscirono a coprirle. Cercai in tutti i modi di avere un aspetto più presentabile ma mi resi conto che sembrava solamente tempo perso.

Pensai che forse sarebbe stato meglio calmarmi, riposare e prendermi una pausa dall'università e dal resto per un giorno, ma quando tornai in camera e vidi il letto completamente sfatto, le mie energie vennero come improvvisamente risucchiate via e la voglia di rimettere in ordine la camera si potè definire pari a zero. Persi in un secondo anche la voglia di tornare nel letto, uno dei luoghi che, contrariamente all'immaginario comune, tormentavano la vita di chi come me aveva incubi ricorrenti. Chiamarli incubi ricorrenti iniziò a sembrarmi sempre meno strano per il semplice fatto che la ricorrenza di questi era aumentate sempre di più.

Mi trascinai in cucina a passo trascinato come una zombie. Non trovai nemmeno la voglia di preparare la colazione quindi presi semplicemente una barretta di cioccolato dalla dispensa e mi diressi sul divano per sdraiarmi sopra di esso. Mi sentii davvero di avere le energie di una morta vivente e velocemente capii che avrei passato il resto della giornata a fare la larva, avvolta come un burrito in una coperta.

Una parte di me in realtà si sentii sollevata dal fatto di non ricordare di aver fatto sogni o incubi, l'altra parte però fu sconvolta a tal punto da volersi chiudere in sé stessa, come se quella parte ricordasse ogni fotogramma di quel sogno. A dir la verità non fui certa di aver avuto un altro incubo, ma le lenzuola e il mio aspetto sconvolto mi lasciarono pensare di sì.

Sdraiata sul divano, fissai il soffitto cercando di rimettere in ordine le idee. Mi sentii terribilmente frustrata e stanca ed il motivo di tutto questo era il fatto degli incubi... Che mi permettevano di dormire ma non di riposare, scombussolandomi le giornate sempre di più.

Passai le ore successive a non fare assolutamente niente, senza nemmeno cambiare posizione sul divano fino al momento in cui il suono delle chiavi che giravano nella toppa della porta d'ingresso arrivò alle mie orecchie. Una Agata energica ed allegra entrò da quella porta, facendomi sentire ancora più giù di corda di prima. I suoi capelli biondi raccolti in un'altissima coda di cavallo si agitarono nell'aria ad ogni suo passo verso camera sua, poi qualcosa le fece notare la mia presenza. Arrestò i suoi passi e si fermò a studiarmi.

<<Ciao Endora, tutto bene? Hai un aspetto terrificante stamattina>> mi disse, alzando un sopracciglio mentre masticava una gomma. L'odore di fragola di quest'ultima mi arrivò fino alle narici e mi sentii vagamente nauseato.

<<Grazie>> le risposi sorridendo, a quanto pareva non avevo perso il mio fascino da bambola fantasma.

In tutta risposta lei fece un'espressione perplessa. Forse non credeva che per me la parola "terrificante" non fosse necessariamente negativa o forse la spiazzai ringraziandola. La verità delle cose però era che alla fine di tutto di spiazzarla o meno non me ne importava niente.

Lei si sedette sul divano dopo che le feci spazio sedendomi in maniera composta. Ora, alla mia sinistra, fissò il televisore spento e d'istinto la imitai.

<<Come hai dormito? Se hai dormito...>> mi chiese, senza spostare lo guardo dal grande schermo spento. Ci pensai un attimo e risposi di getto.

<<Un vero schifo>> le risposi lasciandomi andare poi in uno sbadiglio dovuto alla stanchezza.

Decisi di alzarmi dal divano per cercare da mangiare visto che se Agata era tornata a casa, era sicuramente ora di pranzo o quasi, ma dopo qualche passo ebbi un giramento di testa e barcollai avendo difficoltà nei movimenti. La testa mi fece male come se fosse stata in procinto di esplodere, sentii improvvisamente caldo e la mia vista, come accadeva spesso negli ultimi anni, si annebbiò lentamente. Tutto ciò che vidi iniziò a riempirsi di piccoli puntini neri, sempre di più finché tutto non diventò completamente nero. Mi lasciai cadere sul divano da cui avevo provato ad alzarmi e sentii Agata preoccupata di fianco a me. Chiusi gli occhi, sentendomi debole. La sentii chiamarmi, sentii il suo tocco sui polpacci e sentii anche le mie gambe alzarsi. Probabilmente mi fece sdraiare con le gambe sul bracciolo ma non potei accertarmene perché ancora non riuscivo ad aprire gli occhi. Pochi secondi dopo con tutta la mia forza di volontà riuscii a riprendere conoscenza.

<<Endora, sei sveglia?>> mi chiese, guardandomi dall'alto preoccupata.

<<Sì, sto bene>> dissi e subito cercai di rialzarmi, bloccandomi solamente davanti ad un altro capogiro. Tentai di mettere a fuoco le cose intorno a me e piano piano sentii le forze ritornare nel mio corpo.

<<Sei appena svenuta!>> esclamò preoccupata.

<<Sì, lo so. Mi succede sempre. Saresti così gentile da portarmi qualche granello di sale grosso?>> le chiesi nel vago tentativo di provare ad alzare la mia pressione, che era scesa così tanto da farmi perdere i sensi.

Dopo dieci minuti mi ripresi del tutto, ma Agata non si fidò delle mie rassicurazioni. Cercò di aiutarmi per tutto il resto della giornata: non mi permise di cucinare; non mi permise di apparecchiare; non mi fece alzare per nessun motivo. Mi preparò da mangiare e quando andai in bagno ci vollero cinque minuti d'orologio a convincerla del fatto che non ci fosse bisogno che mi accompagnasse anche lì.

Presi lo svenimento come una cosa normale, in fondo accadeva così spesso negli ultimi anni.

Esclusi gli ultimi due mesi, pensai poi. Effettivamente, da quando ero arrivata qui, non mi era mai capitato. Inevitabilmente i miei pensieri si spostarono e ripensai a tutte quelle volte in cui da adolescente perse i senti, così tante e in posti così strani da garantirle una grande quantità di storie esilaranti da poter raccontare alle amiche. Alle amiche, pensai poi, ma quali amiche?

Passai la sera seduta sul letto e verso l'ora di cena Agata bussò alla mia porta, entrando poi con un vassoio in mano interrompendo la mia lettura serale di uno dei racconti del terrore di Edgar Allan Poe.

<<Ecco la cena>> disse regalandomi un sorriso disgustosamente dolce. Il suo comportamento non mi stupì totalmente.

<<Guarda che non c'era bisogno di->> provai a lamentarmi ma Agata mi interruppe non permettendomi di lamentarmi ancora.

<<Devi riposare!>> esclamò lei con molta autorità. <<Sei svenuta oggi>> continuò poi, con un tono più calmo ma sempre duro.

<<È successo ore fa, ora sto bene!>> mi lamentai poi, alzandomi in piedi più velocemente del dovuto.

<<Vedi? Sto bene>> le dissi poco prima di iniziare a sentire l'aria mancare. Un nuovo capogiro mi fece sentire terribilmente debole e disorientata, la stanza intorno a me iniziò a girare... Agata, a poco più di un metro da me, iniziò a girare come tutto il resto.

La mia vista si offuscò dopo che un forte dolore alla testa si impossessò del mio corpo e svenni per la seconda volta in un giorno.

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Da qualche parte dovrebbero esserci degli errori, se me li faceste notare mi sareste di grande aiuto per correggerli... Sto troppo male per fare una revisione a mente lucida, scusate:(

Gli incubi di Endora.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora