Capitolo Tredicesimo

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Osservai la macchina davanti a me e dopo aver sentito una forte sensazione di ribrezzo, parlai.

<<È rosa>> le dissi schifata.

<<Sì!>> urlò con voce acuta Agata, entusiasta.

<<Eww>> reagii in risposta.

Ciò che mi trovai davanti per farla breve, era la macchina di Barbie. Una 500 rosa, quello stesso rosa. Ma la cosa peggiore fu vedere i fanali dell'auto, che avevano addirittura delle ciglia finte attaccate sopra.

Passai un minuto d'orologio a fissare la macchina pensando a quale scusa inventarmi per non salirci.

<<Ma cosa aspetti, non sali?!>> mi incitò la mia coinquilina dal posto di guida. Sbuffai e obbedii dato che il mio desiderio era ben lontano dall'arrivare tardi a lezione.

Rigida e contratta, mi strinsi nel sedile dell'auto cercando di toccare il meno possibile per non essere contaminata. Interni bianchi e rifiniture rosa, sul serio? Fu il viaggio di cinque minuti più lungo della mia vita.

Una volta arrivate a destinazione Agata accostò, permettendomi di slacciare la cintura e scendere di corsa. La salutai di fretta troppo impaziente di allontanarmi da quella che avrei potuto tranquillamente considerare uno strumento di tortura psicologica.

I gradini dell'università contrariamente al solito erano gremiti di studenti. In mezzo a chi in piedi a chiacchierare, a chi si dirigeva all'interno e a chi semplicemente stava seduto a studiare, notai quasi immediatamente Uran.

Presi coraggio e mi avvicinai a lui forzandomi di sembrare il meno sconvolta possibile.

Per qualche ragione a me sconosciuta lui non mi vide e quando fui ad una decina di metri da lui, lo vidi voltarsi e andare verso il dietro dell'università. Lo seguii intenzionata semplicemente a salutarlo. Lui si fermò dietro l'università e lo raggiunsi. A quel punto lui si girò verso di me e mi salutò come se non fosse affatto sorpreso di vedermi.

<<Che fai, scappi?>> gli chiesi allora, accennando una risata spiritosa.

<<Forse>> rise in tutta risposta lui.

<<E da chi?>> alzai le sopracciglia ironicamente e mi avvicinai un po' di più.

<<Non da te>> rispose. Mi spiazzò, mi lasciò senza parole.

Sorrise e si avvicinò al muro dell'università, sedendosi poi per terra con la schiena poggiata su di esso. Lo imitai sedendomi alla sua sinistra, facendo sfiorare il mio braccio destro con il suo sinistro.

<<Come stai?>> chiese ed io semplicemente risposi facendo spallucce.

Pensai immediatamente agli incubi che mi perseguitavano ogni volta che chiudevo occhio e cercai di scacciar via i flashback di quei sogni.

<<Non ho molta voglia di parlare, oggi>> dissi sinceramente, osservando gli altissimi alberi del giardino dell'università a pochi metri da noi.

<<Il viaggio nella macchina di Barbie ti ha turbata?>> mi derise scherzosamente.  Quindi mi aveva vista, pensai.

Stetti al gioco e annuii ridendo.

<<Sì, proprio così>> gli dissi, ridendo ancora.

In quel momento mi resi conto di quanto davvero mi piacesse passare del tempo con lui, che fosse per confidarmi o scherzare. Ogni volta che Uran si trovava accanto a me, qualunque fosse il motivo per cui si trovasse lì io mi sentivo bene.

Dopo poco mi riportò alla realtà il pensiero di dover guardare l'orologio. Vidi l'orario e vedendo che era tardi, avvisai immediatamente Uran... corremmo a perdifiato verso l'aula al primo piano in cui avremmo entrambi avuto lezione.

Una volta entrati il professore si interruppe infastidito dal nostro ritardo.

<<Mi scusi il ritardo professore>> dissi, mostrandomi mortificata. Accanto a me Uran, fece solo un sorriso colpevole senza dire niente. Ci sedemmo uno accanto all'altro negli ultimi posti, gli unici rimasti liberi. Pensai fosse strano ma in realtà con questa materia l'unico modo di passare gli esami era seguire e dall'ultimo banco, non si sentiva niente se non il rimbombo di una voce confusa. Mi disperai, come avrei potuto prendere appunti, se non sentivo nemmeno la voce del docente? Pensai immediatamente all'esame, pensai alla bocciatura e mi disperai ancora di più.

Uran mi guardò mentre misi le mani fra i capelli e mi accasciai sul banco. Capì subito qual'era il problema.

<<Prometto che ti farò avere i migliori appunti di sempre su questa lezione>> sussurrò al mio orecchio, sorridendomi quando mi girai a guardarlo negli occhi.

Mi fidai di quella promessa e mi calmai, scacciando via l'ansia. In fondo non sarebbe stato salutare scervellarsi per due ore intere per il semplice fatto che ero in un banco troppo lontana per seguire. Mi fidai affidando il destino di quella parte di programma ad Uran.

Chiacchierammo di nascosto a bassa voce fino alla fine della lezione che passò in fretta, dato che in fondo nemmeno avevamo provato a seguire.

Mi alzai e misi tutte le mie cose nello zaino mentre Uran si allontanò per qualche minuto.

Tornò senza farmi attendere troppo e come promesso, mi diede un mucchio di fotocopie. Diedi una rapida occhiata e capii che si trattava degli appunti della lezione appena passata.

<<Wow, ma come hai fatto?>> chiesi piacevolmente sorpresa, con un sorriso a fior di labbra ad incorniciare la positività della mia reazione.

Sorrise con l'aria di uno che la sa lunga ma non rispose alla mia domanda.

<<Per questo merito un caffè, come minimo>> disse, anche se fu più un modo velato di invitarmi al bar.

Alla fine ci andammo, ma decisi di scegliere io dove andare, dato che il ricordo dello sciatto bar in cui mi aveva portato lui la prima volta mi fece obbiettare quando disse di voler scegliere lui. Lo portai nel piccolo bar accogliente e soprattutto privo di colori accesi in cui mi ripromisi di passare più tempo la volta dopo. Era molto più accogliente e confortevole rispetto a molti altri bar, troppo luminosi per i miei gusti.

Ordinammo entrambi un caffè, poi iniziammo a chiacchierare aspettando che arrivassero.

<<Quei sogni?>> chiese vago, curioso ma avendo cura di essere delicato.

<<Sempre più angoscianti>> risposi abbassando lo sguardo.

<<Mi dispiace molto, ti ho visto sempre più scossa e stanca in questi giorni>> confessò preoccupato.

<<Pensavo di provare a controllare il sogno ma quando l'ho fatto, è stato ancora più angosciante>> confessai io, pensando al sogno di quella stessa notte appena trascorsa.

<<Se avessi la giornata piena di cose a cui pensare, ti addormenteresti pensando a quelle e sogneresti qualcosa di diverso>> disse, dandomi una possibilità in più.

<<Chissà, magari potrebbe essere una buona idea>> pensai tra me e me, sorridendo al ragazzo di fronte a me.

<<In sostanza, potremmo.. riempire le tue giornate e per questo, beh mi offro volontario>> disse, con una punta di felicità nel tono di voce.

Gli incubi di Endora.Where stories live. Discover now