32. Parola di cavaliere

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Fortunatamente, Artù e Sir Gillian non si erano accorti dell'assenza di Merlino; proprio mentre riprendeva il suo posto accanto a Gilbert, il giovane mago vide il principe nell'atto di tendere una mano verso Sir Gillian, caduto a terra.

"Direi che abbiamo dato abbastanza spettacolo, no?"

"Per me può bastare, Artù: accetto la sconfitta."

Egli accettò anche il suo aiuto e si rialzò, rivolgendo poi degli inchini teatrali ai presenti. Molti dei maghi, compresi i gemelli, li applaudirono e proclamarono che, per loro, entrambi erano dei campioni. Merlino e Lynn si affrettarono ad imitarli con entusiasmo, come se avessero assistito all'intero combattimento.
Mentre i due cavalieri venivano di nuovo circondati per ricevere gli ultimi saluti, egli, approfittando del fatto che essi non potessero né vederlo né sentirlo in mezzo a tutta quella confusione, tirò fuori la pietra dalla tasca e la mostrò a Gilbert, senza confessargli esplicitamente che non era stato in grado di esprimere il desiderio di un oggetto specifico.

"Questa pietra sembra essere l'oggetto che, secondo il pozzo, mi sarà utile: la conoscete?"

Perspicace come al suo solito, Gilbert intuì che il pozzo aveva preso l'iniziativa di scegliere qualcosa al posto suo leggendogli nell'animo, poiché Merlino si era completamente affidato al suo giudizio: la sua era stata un'idea brillante e allo stesso tempo umile, propria di qualcuno che non esitava a riconoscere di avere limiti e incertezze nonostante gli immensi poteri, come si aspettava dal grande mago che egli era e che sarebbe stato. Del resto, secondo lui, anche ammettere di aver bisogno dell'aiuto degli altri significava essere sulla via della vera grandezza. Tenendo per sé tali considerazioni, non disse nulla, ma si limitò a prendere in mano la pietra, osservandola bene prima da una parte e poi dall'altra; dopodiché, con un'espressione neutra che non lasciava trapelare alcunché, la restituì a Merlino, che se la rimise frettolosamente in tasca. Lynn, che non stava più in sé dalla curiosità, lo fissava con impazienza e lo esortò a parlare.

"Allora, Gilbert? Cos'è? Come si usa?"

"Spiacente di deludervi, ma non ne ho la minima idea, come voi, a quanto pare."

Merlino e Lynn si scambiarono un'occhiata meravigliata: se nemmeno Gilbert non ne sapeva nulla, sicuramente nessun altro mago di Bre Bile avrebbe potuto svelare il mistero. Apparvero piuttosto delusi e preoccupati.

"Forza, non disperiamo, ragazzi: sono certo che il pozzo sappia quel che fa. Non possiamo far altro che confidare nel suo giudizio, sebbene, per ora, ci risulti imperscrutabile. Di sicuro, al momento opportuno, questa pietra rivelerà la sua funzione."

Merlino concordò con lui.

"Sì, anch'io ho fiducia nel pozzo. Spero solo di meritarmi il suo aiuto."

Gilbert gli pose una mano sulla spalla con un gesto paterno.

"Oh, ma tu lo meriti già, Emrys: altrimenti, non ti avrebbe aiutato."

Il ragazzo fece per ringraziarlo, ma si interruppe sentendo la voce tonante e impaziente di Artù.

"Beh, dov'è finito Gilbert? Noi siamo pronti, dove si va per arrivare a quel vostro tempio?"

"Sono qui, Artù: ho osservato da lontano tutto il vostro riscaldamento, assieme a Merlino."

I due, seguiti da Lynn, che si nascose dietro a Gilbert approfittando del fatto che egli fosse ben più alto di lei, nella speranza di passare inosservata, si avvicinarono al gruppo di maghi e streghe; tutti fecero immediatamente largo per lasciarli passare. La ragazza sussurrò a Merlino un augurio di buona fortuna e si mescolò alla folla; egli, sotto lo sguardo di Artù, non poté far altro che annuire in modo quasi impercettibile, per farle capire che l'aveva sentita. Gilbert avviò le spiegazioni con voce squillante.

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