Capitolo 12 - Rivelazioni

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Point of view Steven.

"Dov'è che vai alle sei e mezza del mattino?"

Mia zia Luisa era nata per fare l'investigatrice o qualsiasi altra cosa che che portasse a rompere le palle e ficcare il naso in qualsiasi cosa, soprattutto in quelle che riguardavano me.

"Vado a scuola zia."

Non avevo voglia di dire a lei i cazzi miei. Sicuramente non le avrei detto una cosa del tipo: Sai zia, credo di essere gay, e se anche non lo fossi comunque mi attira un ragazzo.

No, non le avrei mai detto certe cose.

"Entri a scuola alle otto e un quarto, Steven. Cosa fai per quasi due ore lì fuori?" chiese.

Guardava troppi polizieschi per i miei gusti, che palle.

"Che cazzo ne so che faccio, sto con Luke, stiamo lì fuori a non fare niente, d'accordo?" sbottai.

Andai in cucina e presi le mie chiavi da sopra al tavolo.

"Steve, aspetta."

Mi venne dietro e mi fermò prima che potessi aprire la porta.

"Dimmi?"

Mi voltai sbuffando, non volevo che facesse nessuna domanda, mi ero rotto le palle.

"Sai che puoi dirmi tutto, per favore non cacciarti nei guai, okay? Per favore te lo chiedo."

Sorrise. Mia zia era proprio bella, una donna sulla quarantina, la chiamavo zia ma lei era come se fosse una madre per me, mi aveva dato tutto quello di cui avevo bisogno, senza volere niente in cambio, questo è l'amore che credo solo una madre possa dare, peccato che i miei genitori non erano mai stati in grado di farlo, ma mia zia Luisa sì, non aveva figli, era una donna sola, anche se molto bella, alta quasi quanto me, bionda, con due occhi verdi enormi, un po' simili ai miei.

Le volevo bene, nonostante la rottura di palle, nonostante i suoi interrogatori, era impossibile non amarla.

"E' tutto okay zia credimi, va bene? Non sono nei casini, è tutto apposto."

Sorrise e mi abbracciò. Scossi la testa e poi la strinsi, alla fine, poteva rompere quanto voleva, non riuscivo proprio a stancarmi di lei.

Aprii la porta di casa e feci un passo avanti, poi mi voltai di scatto.

"Zia, alla fine il gatto dove si era infilato?!"

Lei scoppiò a ridere e alzò le spalle.

"Briciola era nel tuo armadio!" rispose, continuando a ridacchiare.

Alzai un sopracciglio e mi voltai senza dire niente, chiusi la porta percorrendo il vialetto fuori casa.

Se fossi stato solo un po' nervoso sarei entrato e avrei ucciso quella gatta maledetta.

Demian, il mio meccanico di fiducia, a differenza di mio cugino, mi aveva riparato la moto, finalmente.

Andare in moto mi piaceva, mi piaceva perché potevo andare dove volevo io, correre quanto volevo io, e poi c'era il vento, la sensazione che da il vento quando punge sul viso, facendomi rabbrividire, non avrei scambiato quella sensazione per niente al mondo.

E a differenza di quello che diceva Luke, non avevo mai dato un nome alla mia moto, pure se mi ci ero affezionato, ricordo di essere rimasto quattro ore precise insieme a Luke per deciderne il colore.

Lui diceva nera, poi optava per quella argentata, ma io mi ero proprio innamorato di una ninja zx-r6 nera e blu metallizzata, e infatti la presi proprio così.

Welcome To Virginia High School ➼ Tematica gay [BOOK 1]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora