Capitolo 9 ~Proposal for...

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Una piccola lampada illuminava la stanza. Essa, tappezzata di libri di ogni genere, era arredata con una scrivania al centro. Una sedia che dava l'idea dai essere molto comoda guardava verso la porta d'ingresso, e altre due sedie che parevano un po' meno comode erano poste con le spalle all'ingresso. Sulla scrivania vi erano diversi fascicoli e alcune fotografie di famiglia. Sulle pareti non occupate dai libri vi erano dei certificati e dei diplomi.
Una donna era seduta sulla sedia al di qua della scrivania e si massaggiava la fronte.
-Cosa dice?- disse.
Il ragazzo seduto di fronte a lei rispose, leggendo una pergamena.
-A tutte le unità si raccomanda la massima prudenza e a tutti gli Auror, in servizio e non, viene dato il permesso di lanciare l'Incantesimo Mortale a vista. Al fine di preservare il mondo magico e babbano dal detenuto numero 1357 anche i servizi segreti dei no-maghi sono stati avvertiti accordando loro di far fuoco a vista...-
La donna sospirò.
-Ha trovato il modo... Azkaban... perché l'ufficio Auror non emana un mandato di ricerca e non lo rende pubblico?- chiese.
-Non vuole allarmare. Il nostro Ministro ha già avvisato quello Babbano, ma gli ha intimato di non farne parola con nessuno... Gli hanno consentito di avvisare i servizi segreti babbani per stanarla al più presto. Vogliono fare in modo che pensi che non lo abbiamo scoperto. È successo due settimane fa...-
-Considerando le sue ultime mosse, la sua presenza fuori da quel carcere è pericolosissima. Per quanto mi duole ammetterlo, è molto abile... inoltre, ha un grande spirito manipolatore. Non posso immaginare cosa potrebbe succedere.- disse sospirando. -Sarebbe l'orgoglio dei suoi genitori.- sussurrò poi sprezzante.
-Lo so... fa attenzione, okay?-
-Tu devi fare attenzione. Ma c'è una cosa che devi sapere: lei era una di quelli, ne sono sicura.- disse la donna.
Il ragazzo, sui 22 anni, trattenne il respiro.
-Intendi... di quel gruppo? Quello che abbiamo sciolto qualche mese fa?- chiese con voce tremante.
-Temo di sì. Ha raggiunto un livello di disperazione tale da poter essersi messa alla ricerca. E se dovesse trovarla, sarebbe la fine.-
Nessuno disse più nulla per qualche minuto. Poi la donna si alzò e si avvicinò alla finestra dietro di lei. Spostò leggermente la tenda e guardò fuori. La luna illuminava il parco sottostante. Un laghetto ospitava degli anatroccoli e dei pesci. Molti alberi davano modo alla gente di rifugiarsi all'ombra durante le calde giornate estive.
-Mamma... tu credi che sia possibile? Usarla...- disse il ragazzo raggiungendo la madre. Lei annuì sommessamente.
-Si... io credo di sì Ted. Non saprei come, ma ci sono troppe cose che ancora nessuno sa sulla magia. Già solo quando c'era Voldemort, sono successe cose che non avremmo mai saputo spiegare. Ma, almeno, una cosa mi consola.- disse Éméline.
-Che cosa?-
Éméline si girò verso il figlio. Era un bel ragazzo. Alto, castano e con gli occhi verdi.
Essendo un metamorfomagus come Tonks, spesso i suoi occhi erano marroni e i capelli azzurri. Sin da bambino gli erano sempre piaciuti i capelli azzurri.
-Quando Voldemort cercò di ucciderci noi andammo incontro alla morte decisi a impedire che lui potesse uccidere chiunque altro. E, almeno per quanto riguarda me, intendevo sacrificarmi per tutti coloro che avrebbero messo piede sulla Terra, le generazioni future. Lui non può uccidervi...-
Ted la guardò e poi sorrise.
-Dovresti tornare a casa... papà ti starà aspettando per cena, no?- disse.
Éméline accennò un sorrisetto.
-Hai ragione, tu vieni o vai da Victoire?-
-Io... io vado da Victoire.- disse titubante mentre si allontanava dalla finestra.
Si accorse che sua madre lo stava guardando con aria interrogativa.
-Tra te e Victoire è tutto okay? Non sembri molto felice di andare da lei...-
-Si, assolutamente. Sono felice di andare da lei, è solo che...- si bloccò e si portò la mano tra i capelli.
-Si?- chiese Éméline curiosa.
Ted fece un respiro profondo.
-Voglio chiederle di sposarmi.- sussurrò.
Per un momento non volò una mosca, poi Ted si ritrovò stritolato nell'abbraccio di sua madre. Colto di sorpresa, neanche si rese conto di quello che stava succedendo.
-È fantastico!- disse lei senza smettere di stringerlo.
-Ma'... non..respiro..-
Éméline si staccò dal figlio con le lacrime agli occhi. Era così felice per la lieta notizia. Sperava tanto che Victoire accettasse la proposta del ragazzo. Era orgogliosa di aver cresciuto un uomo come Ted Remus Lupin. La natura riflessiva e calma del padre era profondamente radicata dentro di lui e ora quel ragazzo, che per Éméline era ancora il piccolo bambino a cui aveva deciso di dare una famiglia, stava per compiere il primo, grande passo verso la costruzione della sua famiglia.
-Sarei felicissima se voi due vi sposaste. Per non parlare delle tue sorelle e di Dominique e Louis... pare che siano tutti d'accordo su questo punto: dovete sposarvi. Non per metterti pressione eh.- disse prendendolo in giro. Ted la guardò con finta aria offesa. Poi però si fece serio.
-Evita di mettermi più ansia di quanta io già non ne abbia. Potrei rovinare ogni rapporto con lei in una sera.-
-Ma che cosa dici? Ho visto come ti guarda tesoro. E ho visto come te guardi lei. Pensi davvero che ti rifiuterà? Fatti coraggio, andrà bene.- gli disse sua madre prima di baciarlo sulla fronte. Poi, Ted si smaterializzò.

-Eccomi!- si annunciò non appena mise piede nella casa.
Dopo aver ottenuto il posto da Auror si era preso una casa più vicina all'ufficio, così da poterci andare a piedi. Non era molto grande, ma neanche piccola. Le pareti erano bianche e i pavimenti erano di legno scuro. Subito oltre la porta d'ingresso ci si ritrovava nel salotto: era un locale arioso, con una grande finestra che dava sulla strada. Un divano blu e una poltrona grigia arredavano la stanza. Una grande libreria lasciava spazio a tutti i libri di Ted (e soprattutto di Victoire).
-Sono in cucina, vieni che è pronto!- disse una voce dall'altra stanza.
Ted sorrise posando la borsa vicino alla porta. Si tolse le scarpe e posò il cappotto all'appendiabiti posto appena prima delle scale che portavano al piano di sopra.
Si avviò in cucina. Era molto semplice, non molto grande e grigia. Appena varcata la soglia, un tavolo bianco con sei sedie occupava il campo visivo dello spettatore. Al tavolo, apparecchiato di tutto punto, sedeva una graziosa ragazza che avrà avuto circa vent'anni. I lunghi capelli biondi le contornavano il dolce viso e gli occhi azzurri d'illuminarono alla vista del giovane amato. Si alzò e andò ad abbracciarlo. Lo baciò sulla labbra e poi gli fece segno di sedersi a tavola. Stavano insieme da quasi sei anni.
Victoire aveva cucinato un arrosto che aveva un profumo e un aspetto decisamente invitanti. Di contorno c'erano patate e insalata. Ted sorrise. Victoire era sempre stata molto premurosa nei suoi confronti.
Mangiarono tranquillamente, parlando del più e del meno.
Victoire disse di aver ricevuto una lettera dalla sorella in cui diceva che ultimamente Emma e James sembravano sempre di fretta e non riusciva più a stare con le tre Weasley o con i Potter.
Ted lo trovò strano, di solito stavano molto insieme. Le raccontò che aveva visto sua madre e poi con un gesto della bacchetta fece sparire tutto quello che c'era da tavolo. La accompagnò in salotto e la fece accomodare sul divano.
-Arrivo subito amore, vado a cambiarmi. Non sopporto più questa cravatta.- disse Ted.
-Ma come? Tu adori le cravatte! E poi sei abituato da Hogwarts.- disse ridendo mentre si accoccolava sul divano.
Ted salì al piano di sopra. Sulla sua destra c'era il bagno. Era piccolo ma molto moderno e luminoso. A sinistra c'era la camera matrimoniale. Era grande e ariosa. Un letto matrimoniale che sembrava essere molto comodo era posizionato a sinistra della porta e di fronte all'ingresso due grandi finestre davano su una via pedonale di Londra. Un grande armadio con gli specchi era posto di fronte al letto. Ted si tolse la cravatta e i vestiti da lavoro e si mise la tuta di casa. Non aveva mentito alla ragazza, agitato come era la cravatta gli impediva di respirare.
Si avvicinò alla giacca e tirò fuori una piccola scatola di velluto nero. Fece un bel respiro e scese. Victoire era appollaiata su un lato del divano e stava leggendo un libro di pozioni avanzate. Ted sorrise. Era meravigliosa.
Le si avvicinò e le si sedette vicini. Lei gli sorrise e poi gli lasciò un casto bacio sulla bocca.
-Ted? Perché mi guardi così?- chiese leggermente preoccupata.
O la va o la spacca, si disse Ted.
-Non interrompermi okay? Allora... beh... io ti amo Victoire Weasley. Ti amo da quando a otto anni Jordan Welter ti chiese di diventare la sua fidanzatina e io lo feci per sbaglio vomitare. Per non parlare di quando al terzo anno uscivi con Sébastien Magnone. Avrei volentieri rifatto il naso a quel ragazzo. Per anni ti ho amato in segreto e le mie sorelle erano le uniche a saperlo, anche se penso che tutta la nostra famiglia lo sospettasse almeno in parte. Poi, al tuo quarto anno, al binario 9 e 3/4, sono riuscito a strapparti finalmente quel bacio che per anni avevo sognato ma che non ero mai riuscito a strapparti. E quando ti ho chiesto se volevi essere la mia ragazza e mi hai detto di sì, mi hai riempito il cuore di gioia. Per non parlare del tuo sì quando ti ho chiesto se volevi venire a tenermi compagnia in questa casa. E ora...- disse prendendo l'anello e scivolando in ginocchio, -c'è un'altro sì che vorrei che tu mi regalassi. E sarebbe il più bel sì che tu potresti mai dirmi. Victoire Weasley, vuoi concedermi l'enorme onore di diventare mia moglie?- chiese.
Victoire aveva letteralmente lanciato il libro dall'altra parte della stanza e si stava coprendo la bocca con le mani. Le guance erano rigate da calde lacrime e il cuore le batteva veloce come mai prima di allora.
Ted aspettava, in ginocchio, con la scatola di velluto nero aperta a mostrare un grazioso anello in oro bianco con un piccolo diamante intagliato al centro.
Victoire chiuse gli occhi scoppiando definitivamente a piangere e seppellendo la testa tra le sue mani. Poi annuì, sempre scossa dai singhiozzi. Ted tirò un sospiro di sollievo e abbracciò la sua futura moglie. Era il giorno più bello della sua vita.

Éméline Potter: The New GenerationWhere stories live. Discover now