venticinque.

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And hold me while you wait
Tell me more, tell me something that i don't know
- lewis capaldi

Quando percepì il rumore rimbombante di un motore risalire per la stradina sterrata che conduceva nell'appartamento si rese conto che fino a quel momento non si era minimamente chiesta come Tyler sarebbe arrivato da loro quella sera.
Nei giorni precedenti aveva origliato spesso telefonate tra lui e Dylan su quella sera per festeggiare tutti insieme un altro compleanno. E loro avevano organizzato tutto e loro si erano solo sentiti per confermare il tutto, niente di più, non si erano detti altro e non avevano avuto modo di sentirsi ulteriormente, e si era anche convinta che le stava bene alla fine.

Appoggiandosi al divano in sala scostò la tenda dalla finestra di esso nello stesso istante in cui Tyler scese dall'auto e chiuse la portiera nera lucida. Lo osservò senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso mentre riponeva una mano in una tasca di quei jeans neri un pò scoloriti. Non pensò di avvicinarsi alla porta nemmeno mentre lui, guardandosi nello specchietto, si passava una mano tra i capelli carbone rendendoli decenti. Dylan, alle sue spalle, stava gustando quella scena in silenzio.

<< è arrivato il principe azzurro?>>

<< shh..>>

<< guarda che non mi sente!>>

<< ehm.. si giusto, lo sapevo..>>

Si ricompose in un istante quasi maledicendosi per quel momento di debolezza. I suoi pensieri non erano cambiati in quei giorni, o più semplicemente, si era tenuta impegnata evitando e sviando qualsiasi tentativo di questi ultimi di mutare o anche solo di riempirle la mente di dubbi e nuove incertezze.
Dylan continuava a guardarla, appoggiata ad una delle colonne presenti in sala, con quell'espressione divertita che quasi la fece infuriare. Immaginava che quella sera sia il suo migliore amico che sua cugina non le avrebbero reso la vita facile in presenza di Tyler, ma d'altra parte pensava di poter gestire la situazione, almeno l'avrebbero aiutata il resto di quella banda di matti che sembrava essersi dileguata quella sera.
Si trattava soltanto di una cena, qualche ora e sarebbe tutto passato, tutto finito. Lui sarebbe ritornato da dove era venuto e lei avrebbe continuato a passare le sue giornate facendo tutto e niente pur di non pensare.

Tyler suonò. Dylan le fece segno di andare ad aprire. Lei lo intimò a fare lo stesso. Battibeccarono. Alla fine Holly, seduta sull'ultimo gradino di quelle scale con la piccola Maya seduta sulle sue gambe, si affacciò per lanciarle uno sguardo intimidatorio.
Luna capì così che non poteva sottrarsi a quel destino.

Facendo un pò di forza sulla maniglia della porta verso il basso attese ancora qualche secondo prima di aprire quella porta bianca. Ancora una volta, come era accaduto due settimane prima, ebbe bisogno di respirare a pieni polmoni. Poi spinse la maniglia.

Tyler, salendo la piccola gradinata, stava camminando verso di lei. Cioè, stava camminando verso la porta, e verso di lei. Sorrideva.
Sembrava emozionato, ma non in imbarazzo.
Con la sua solita camicia bianca, leggermente stretta e con i primi due bottoni lasciati aperti.
Non riuscì a non ripensare alle parole di Holly di qualche giorno prima, quelle sulla bellezza indiscutibile di Tyler.
Immaginò che anche sua cugina stesse pensando le sue stesse cose in quel momento.
Era perfetto. Perfetto con quella fila di denti bianchi, la barba folta di qualche giorno ma sempre curata, perfetto con quei suoi capelli neri perfettamente disordinati.. perfetto e basta.
Solamente Maya, che corse incontro al ragazzo riempiendolo di feste, riuscì a distoglierle la mente da quei pensieri. Tyler, probabilmente colto di sorpresa da quel piccolo tornado, potè solamente piegarsi leggermente per prenderla in braccio avvicinarla un pò di più al suo orecchio e dirle qualcosa che non riuscì a percepire perfettamente.
Una cosa era certa, era riuscito a far impazzire anche la più piccola.

A un passo da te  (REVISIONE)Where stories live. Discover now