49. Verde speranza

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«Mai giudicare un libro dalla copertina.»

«Io non...»

«È inutile che provi a giustificarti. La tua espressione non ammetteva fraintendimenti.»

«Beh, vuoi darmi torto?» gli chiedo, puntando il mio indice destro verso la porta scrostata.

«L'apparenza, spesso, inganna» dichiara con aria saccente.

Una risata amara esce dalle mie labbra. Proprio lui che con il suo gemello mi hanno ingannato con il loro aspetto, adesso mi fa la morale?

Magari ci avesse pensato prima ad essere così saggio.

La vita alle volte è paradossale.

Si avvia verso la porta ed entra con il suo solito atteggiamento sicuro. Non mi ha esplicitamente invitato ad andare con lui, ma la voglia di vedere l'interno del negozio è troppo forte. Spingo l'anta e mi blocco quando scorgo il parquet in legno appena lucidato. Sollevo lentamente gli occhi e mi ritrovo circondata da un'infinità di chitarre di ogni forma e colore. Individuo Enea appoggiato con il gomito sul bancone, mentre mi osserva con un ghigno compiaciuto e soddisfatto.

«Enea Grasso, quanto tempo!» Un uomo sulla cinquantina compare da una porta laterale.

«Signor Di Mauro, la trovo informa» gli risponde, mostrandogli un sorriso che oserei definire affettuoso.

«Ragazzo, gli anni passano per tutti. Guarda che belle spalle possenti hai adesso. Ricordo ancora quando sei entrato per la prima volta qui, mingherlino ma con la faccia da diavoletto in cerca di una chitarra» dichiara il venditore, mentre gli dà delle pacche sulla schiena.

L'uomo distoglie l'attenzione da Enea e, sollevando lo sguardo, incrocia la mia figura. «Che mi venga un colpo. No, non ci credo, hai rispettato il nostro patto.» Avanza verso di me con un'espressione stupita e, dopo alcuni attimi in cui mi sento una cavia da laboratorio sotto i suoi occhi azzurri, mi schiarisco la voce.

«Oh, perdonami. Che maleducato. E che per un breve istante ho pensato che tu fossi un miraggio. Sto cercando di capire cosa abbia colpito una bella ragazza come te di questo scapestrato.»

«No, veramente...»

«Oh, suvvia, stavo scherzando. Enea è forse il ragazzo che stimo di più al mondo.»

Con la coda dell'occhio, noto lo sguardo di orgoglio che passa sul viso di Enea quando sente le parole pronunciate dal venditore. Si nota subito che l'ammirazione è reciproca.

Il Signor Di Mauro torna da lui e gli poggia le mani sulle spalle. «Sono contento che ti sei sistemato. Adesso posso anche andarmene in pensione alle Maldive con il sorriso sulle labbra, sapendo che sei in buona compagnia.»

Vedo Enea spostare gli occhi dall'uomo fino a posarli su di me. Mi avvicino di più verso di lui e da quella distanza, stranamente, capisco che cosa mi stanno chiedendo le sue iridi: Ti prego, non contraddirlo.

Una sensazione di inquietudine mi fa accelerare il respiro, tuttavia sollevo comunque gli angoli della bocca per rasserenarlo e le sue labbra si incurvano di riflesso alle mie.

«Eh, sì, l'amore che non ha bisogno delle parole è quello più forte» mormora il venditore, osservandoci con occhi quasi malinconici. «Adesso, però, è meglio concentrarci. Al telefono mi hai detto che vuoi prendere una nuova bambina, ho capito male?»

«No, voglio allargare la famiglia. Cosa mi consigli?» ribatte Enea mentre si volta verso di me per farmi l'occhiolino.

Cosa crede che sia stupida? Ho capito che con bambina si riferisce a una chitarra nuova. Li seguo, ma mi tengo a debita distanza per lasciargli il loro spazio. Osservo gli strumenti appesi sulla parete alla mia destra, posizionati seguendo una sequenza ben precisa a seconda della sfumatura di colore. Capisco che sono delle chitarre classiche, ma il mio sapere finisce qui. Allungo la mano e sfioro la corda in modo delicato. Mi è sempre piaciuta la musica. Personalmente se avessi scelto di suonare uno strumento, avrei optato per il violino.

Divisa a metàWhere stories live. Discover now