CAPITOLO 16 - FIORI DI PESCO

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CAPITOLO 16 - FIORI DI PESCO


Le giornate passarono in fretta e senza sosta da quel primo di gennaio. Goku era finalmente tornato a casa dalla sua adorata moglie la quale, una volta superato lo shock, tornò ad essere nuovamente felice come un tempo.
Bulma, al contrario, trascorreva le giornate a letto, riflettendo riguardo ai propri errori. Nemmeno i due figli riuscivano a ridare il sorriso alla donna la quale, disperata, non tentava nemmeno di venir fuori dalla depressione.
"Chi è causa del suo mal pianga sè stesso" aveva detto Vegeta dopo che Bra, convinta di poter convincere il padre, lo aveva incitato ad andare a trovare la donna anche solo per confortarla.
Il tempo non fece di certo cambiare idea al saiyan, sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta. L'unico rimorso che aveva era proprio quello di non poter vivere sotto lo stesso tetto dei propri figli, i quali però, secondo lo stesso Vegeta, erano cresciuti abbastanza e presto se ne sarebbero comunque andati di casa. Erano due saiyan inoltre, non due "bamboccioni rammoliti". Trunks si sarebbe sposato da lì a pochi mesi (con quel rottame della figlia del cyborg 18 e il terrestre più basso che avesse mai visto, per giunta); mentre Bra, la sua protetta, la sua piccolina, sarebbe stato meglio che nessuno la toccasse. In quel momento più che mai il principe dei valorosi saiyan si stava dimostrando iper-protettivo (e a tratti un po' maniacale, a detta della giovane) nei confronti della sua figlia minore, la quale però comprese perfettamente il comportamento del padre e, per non farlo preoccupare, ometteva che ci fossero ragazzi interessati a lei nella sua compagnia di amici. Soprattutto uno, in particolare, avrebbe fatto rizzare ancor di più i capelli a Vegeta, ma questo sarebbe rimasto un segreto.


I giorni lasciarono posto alle settimane, che a loro volta diventarono mesi. La primavera arrivò nella cittadina da un giorno all'altro, riscaldando il cuore di tutti gli abitanti. Il tiepido tepore primaverile aveva riportato le famiglie al parco.
Gli alberi si erano coperti alcuni di piccole foglie verde chiaro, alcuni di gemme e altri di fiori colorati. Sotto ad un pesco fiorito, appoggiato al tronco, un saiyan dall'aria misteriosa era solito riposarsi ad occhi chiusi.
Dal primo di gennaio non aveva più avuto contatti con Eva (o meglio, non si erano più parlati) la quale, in assenza della chitarra, non si recava più al piccolo parco della Città dell'Ovest. Da quando la sua chitarra era andata distrutta la ragazza poteva contare solamente sulla propria voce, ancora non se la sentiva di comprare un rimpiazzo a quella della madre. L'unico modo per riuscire a suonare era collaborare con altri artisti da strada o cantare cover durante le cene e i matrimoni. A volte riusciva persino a cantare nei locali per qualche serata importante. Dalla morte della madre, infatti, la ragazza viveva solo con i risparmi di famiglia e con i pochi soldi guadagnati suonando. Solamente una volta Vegeta era riuscito a scorgerla in lontananza, a lato di una stradina insieme ad altri due musicisti, intenti ad intrattenere la folla esibendosi in una performance in acustico. Proprio in quel momento, però, il principe azzerò la propria aura tentando di non farsi scoprire.
Vegeta infatti, da quel freddo primo di gennaio, non era ancora riuscito a trovare il coraggio di parlare ed Eva, fuggita la stessa sera della grande battaglia dopo un incontro un poco più ravvicinato con il principe dei saiyan. Egli rimase non poco confuso da quel contatto, quel che era certo è che non era passato giorno durante il quale non ci pensasse.
Ogni giorno si tormentava con sensi di colpa al di fuori del normale, soprattutto per essere stato tanto rammolito da averle persino fatto un regalo, grazie all'aiuto di Bra. Regalo che, naturalmente, non aveva mai avuto il coraggio di darle e nemmeno di farlo recapitare.
"Sono un idiota", questa la conclusione di ogni suo pensiero, di qualsiasi tipo, ogni santissimo giorno.


Al calar del sole di un tiepido pomeriggio primaverile, Eva stava ritornando a casa dopo aver cantato ad un aperitivo. Il cielo rosso e rosa rifletteva sul viso della saiyan, la quale appena raggiunse la dimora, però, notò subito qualcosa di strano: la porta era stata aperta, forse con la forza, forse qualcuno l'aveva scassinata.
Senza esitazioni la giovane varcò la soglia di casa, pronta a scoprire il disordine di un furto o qualche vagabondo, ma non trovò assolutamente nulla fuori posto, a parte un dettaglio di grande importanza.
Proprio sotto la cornice del suo dipinto con le due figure illuminate giaceva, appoggiata sul pavimento, un'enorme scatola rivestita di carta da pacchi rosa antico.
Le mani affusolate della saiyan scartarono il pacchetto impazienti e, una volta aperta la scatola, Eva rimase senza parole. Una piccola lacrima si fece strada sulla sua guancia fino ad arrivare alle labbra.
La vecchia chitarra regalatole dalla madre era appoggiata all'interno della scatola, completamente intatta e rimessa a nuovo, affiancata da una nuova custodia in pelle e una tracolla nera. Sulla cassa armonica le "cicatrici" della battaglia intagliate nel legno davano un aspetto ancor più vintage e interessante allo strumento musicale, già abbastanza vissuto di per sè. Una cosa era certa: era ancor più bella di prima.
Incastrato tra le corde, vicino al manico, sporgeva un piccolo biglietto sul quale vi era scritta una frase che ella riconobbe immediatamente come una di quelle cantate durante lo scontro con il malvagio Goku.

"The force of the light, the power of sound"

Eva prese tra le mani il biglietto, chiudendo gli occhi. Il dolce profumo del legno antico della chitarra di sua madre invase tutta la stanza ed un sorriso si fece largo sul suo viso inumidito dalle salate lacrime di gioia. Passò un dito sulle corde a vuoto, facendola risuonare. Il timbro non era peggiorato, anzi. Le sembrò ancor più caldo, ancor più rotondo.
Con le mani tremanti imballò la chitarra dentro alla custodia e, dopo averla adagiata nuovamente sulla scatola, uscì di casa diretta al parco.


Il sole aveva quasi raggiunto le montagne e piccoli batuffoli di polline accompagnavano la discesa della saiyan, la quale volava decisa verso il terreno.
Ad aspettarla nel parco, una figura scura appoggiata ad un tronco di pesco. Senza esitare Eva appoggiò i piedi sull'erbetta chiara, correndo verso il principe.
Vegeta ghignò nervosamente alla vista di Eva, la quale si avvicinò al saiyan non sapendo nè cosa dire, nè cosa fare.
Gli sguardi scuri di entrambi si incrociarono intensamente, risplendendo come l'acqua cristallina del lago al tramonto. Nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare, forse perché non c'era proprio nulla da dire e, proprio come tre mesi prima, Eva provò quasi l'istinto di fuggire via per l'imbarazzo che si stava creando tra i due, il tutto contornato da magnifici petali di fiori di pesco. Ma un altro istinto fu più forte di quello precedente, quasi come un magnete o come la gravità.
Un secondo dopo, Eva si ritrovò con le labbra appoggiate a quelle del principe, come se in realtà il suo corpo fosse una marionetta legata alle mani di un dio dell'amore.
Vegeta spalancò gli occhi e si pietrificò, diventando dello stesso colore dei capelli della ragazza, la quale si staccò immediatamente. Percepì ardere le labbra come se gli fosse stato appoggiato un marchio da bestiame. Immobile e completamente inerme il principe sentì l'improvviso impulso di spingerla via con una sfera di energia.
Sentì però il cuore fermarsi improvvisamente quando, come qualche mese prima, le sue mani si comportarono in maniera completamente diversa da ciò che il suo cervello ordinava di fare. In men che non si dica il principe trascinò verso di sè la saiyan per i fianchi, avvicinandola a sè come se l'istinto più carnale dell'essere umano non potesse essere fermato.
Il sapore di fragola invase completamente la mente di Vegeta e, senza rendersene conto, tutti i sensi di colpa e tutte le paure dei mesi precedenti si erano dissolti in quel preciso istante. Il calore ardente di quel bacio portò i due combattenti in un' altra dimensione, estraniandoli completamente dalla realtà circostante e trasportandoli sulle vette più alte, nelle galassie inesplorate, negli oceani più profondi e tra i fiumi in piena.
Le labbra dei saiyan si staccarono senza che si fossero realmente resi conto di quello che era successo. Eva guardò negli occhi il principe, il quale rimase immobile a imitare il suo sguardo come uno specchio. Il cielo rosso si era dipinto di un blu scuro intriso di luminose stelle che rispledevano sul viso pallido della donna, la quale decise di liberarsi in volo seguita da quell'alieno che, dopo tutti quegli anni, somigliava più quasi a un normale terrestre.


Vegeta adagiò delicatamente lo snello ma forte corpo di Eva sulle coperte di seta del letto della ragazza, continuando a baciarla senza esitare. Dalla bocca si spostò lentamente verso l'orecchio, scendendo poi lungo la linea del collo per arrivare infine ai seni, sfilandole la maglietta con un rapido movimento.
Dopo pochi minuti Eva si trovò completamente nuda sotto il possente corpo del saiyan, desiderosa di lui. Presto le due entità si trovarono unite, come se fossero un'unica realtà, accompagnati da un senso di libertà che mai si sarebbero aspettati di provare. Vegeta si muoveva velocemente dentro di lei, assaporandone le labbra per non farsi sfuggire neanche una sensazione. Il respiro dei due si fece più veloce dall'eccitazione mentre si giravano e rigiravano tra le lenzuola, cingendosi l'uno all'altra.
Passarono diversi minuti dopo i quali il principe si spinse oltre ogni confine con un urlo di piacere stringendo la saiyan, la quale a sua volta si lasciò sfuggire un gemito.
I suoi splendidi occhi scuri incontrarono quelli del principe in un intenso sguardo, mentre i respiri affannosi di entrambi si facevano più lenti.
E chissà come mai, risero entrambi ad alta voce. Una risata vera, non sarcastica. Vegeta non ricordò l'ultima volta che gli era successo.

The newborn saiyanWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu