CAPITOLO 8 - ASSASSINO

95 6 1
                                    


CAPITOLO 8 - ASSASSINO


Passò circa una settimana prima che Bra e Trunks andarono a trovare il padre a casa di Goten.
Il gelo aveva cambiato la città in poco tempo, dicembre era ormai alle porte. I liscissimi capelli turchini della giovane erano coperti da un cappello bianco di lana pesante e al collo portava una sciarpa dello stesso colore.
«Sei pronta?» chiese Trunks riponendo l'aereo in una capsula.
Bra annuì, camminando velocemente verso la porta di casa. I giovani vennero accolti da Chichi, Goten e Pan, quest'ultima in visita dalla nonna.
«Vostro padre è andato ad allenarsi nel bosco, ha detto che tornava presto. Sapete, sono molto contenta che abbia ripreso ad allenarsi. Ha passato delle settimane sparendo senza dirci nulla»
«E' già tanto che dica qualcosa quando esce» ridacchiò Trunks accomodandosi sul divano al fianco dell'amico, ricordando il fatto che il padre non dava quasi mai spiegazoni.
«Sarà contento di vedervi, è da parecchie settimane che non vi fate vivi»
«A dire la verità abbiamo paura che vederci faccia risalire in lui la rabbia» Bra abbassò gli occhi preoccupata, ma dopo pochi secondi la porta si aprì di scatto.
«Papà!» urlarono i due figli all'unisono alzandosi dal divano.
Vegeta li guardò intensamente senza rispondere, arrossendo visibilmente quando la figlia minore gli gettò le braccia al collo. Probabilmente aveva percepito le loro aure.
«Come stai?» chiese Trunks, nervoso alla vista del padre.
«Mmm, bene. A voi come vanno le cose?»
«Abbastanza bene. Dobbiamo parlarti, in privato possibilmente» disse Trunks ancora più agitato.
«Potete andare di sopra, il tè sarà pronto tra un quarto d'ora» propose Chichi guardando i due giovani confusa.
I due figli sapevano entrambi a cosa stessero andando incontro e l'ira del saiyan si sarebbe scatenata come un temporale. Chichi guardò i tre salire le scale con aria preoccupata, sperando che non accadesse niente di brutto.


I due figli seguirono il padre come in agonia, in fila lungo le scale.
«Cosa c'è?» chiese il saiyan stizzito una volta chiusa la porta della camera.
«Riguarda... la mamma» disse Bra esitando.
«Non mi interessa» sputò fuori Vegeta, acido. Il solo sentir nominare quella donna fece salire nel principe dei saiyan una furia quasi indomabile.
«Credo che tu debba sapere quello che sta succedendo. Abbiamo aspettato fin troppo per informarti»
«Non mi interessa, non voglio sentir parlare di quella donna, delle sue stupide scuse o richieste. Ho già declinato le sue chiamate»
«Non si tratta di questo, papà» disse Trunks, avvicinandosi a lui con il terrore che potesse percepire il suo tremore.
«Veloci, ditemi quello che dovete dirmi» Vegeta incrociò le braccia al petto. Il suo cuore batteva più velocemente.
Gli occhi del figlio sembravano quelli di un cane abbandonato e la figlia, appoggiata alla porta, sembrava essere diventata pallida come il sole d'inverno.
«Vedi, Yamcha è sempre in giro in casa. Praticamente vive insieme a noi» dichiarò Bra con voce tremante, sospirando alla fine della frase.
«Che cosa?!» gridò Vegeta emanando scintille dorate dalle mani. Si era trasformato in super saiyan in un millesimo di secondo senza probabilmente rendersene conto.
«Papà, stai calmo. La situazione è momentanea e lei dice che tra loro non c'è nulla, neanche a noi va giù del tutto questa storia, ma glie ne parleremo»
«Silenzio! Questo è troppo» gridò ancor più forte il super saiyan, spazzando via i mobili circostanti.
Senza dare il tempo di parlare ai suoi figli, scappò dalla finestra frantumandola, diretto a casa Brief.
La rabbia cresceva nel suo corpo a velocità disarmante. Avrebbe ucciso quel parassita e lo avrebbe fatto immediatamente. I due figli lo rincorsero per parecchi chilometri verso ovest, senza però convincerlo a fermarsi.
«Papààà» urlò Trunks mentre Vegeta stava per scendere in picchiata verso la tonda casa.
La sua discesa però venne interrotta da una figura femminile al figlio sconosciuta. Una ragazza dai capelli rossi.


«Vegeta, cosa stai facendo!?»
«Spostati immediatamente, Eva, o ti sposto personalmente» gridò il super saiyan furibondo.
«Non ucciderlo, non farlo! Non sei più un assassino!» rispose la ragazza con le braccia aperte facendo da scudo umano tra il principe e la casa alle proprie spalle.
«Sono il principe dei saiyan, non posso essere sostituito ai miei figli da quel verme»
«I tuoi figli non lo vedono come un padre, non ti sostituiranno mai! Non sai nemmeno cosa sta succedendo realmente»
«Ma fammi il piacere, non ci crede nessuno che sia tutta una cosa innocente. Vengo da un altro pianeta ma capisco perfettamente le dinamiche terrestri»
Bra, rimasta precedentemente indietro, raggiunse Trunks dopo pochi secondi osservavando la scena dall'altro, domandandosi chi fosse la misteriosa ragazza che sapeva volare e che emanava una forza fuori dal comune.
Gli occhi di Eva incrociarono ancora una volta quelli verde acqua del super saiyan, occhi arrabbiati, feriti. Gli occhi di un uomo che non solo si sentiva tradito, ma anche sostituito nella propria casa.
«Se i miei figli non lo vogliono in casa è un buon motivo per toglierlo di mezzo» continuò Vegeta tentando di oltrepassare la barriera umana, invano.
I due ragazzi si guardarono preoccupati. Trunks era fiero di suo padre, durante i suoi primi anni di vita lo ricordava totalmente indifferente alla sua presenza, invece ora lottava per difenderlo a tutti i costi; nonostante questo non avrebbe mai voluto vederlo diventare nuovamente un assassino.
«Dimostrami che i saiyan non sono solo cattiveria e vendetta, dimostrami che i saiyan possono ragionare! Dimostrami che sai controllare la rabbia, non tornare l'aguzzino che eri un tempo. Sei cambiato! Le questioni umane si gestiscono da terrestri! Tu ora fai parte di questo pianeta che tu lo voglia o no. Dammene la prova!» supplicò Eva.
Eva, una saiyan cresciuta con l'orrore della propria razza e con l'odio verso le proprie origini, stava chiedendo al principe di dimostrarle qualcosa che non avrebbe mai sperato di ottenere.
Vegeta tremò dalla rabbia, dall'umiliazione. Riempì i suoi polmoni con un profondo respiro, poi si voltò verso i propri figli.
Trunks e Bra annuirono, concordando con le parole della straniera «Papà... ti prego...» sussurrò la figlia impaurita «torna in te!»
I suoi occhi azzurri come il cielo di agosto illuminarono la mente del super saiyan, il quale strinse i pugni fino a farsi sanguinare le mani. Era sua figlia e stava soffrendo, stava soffrendo proprio come lui. Doveva placare la sua sete di vendetta, ma senza uccidere. Senza creare altra sofferenza.
Si voltò di nuovo verso Eva senza parlare. I suoi capelli biondi tornarono ad essere neri come la pece e gli occhi verde acqua, gli occhi da assassino, tornarono scuri e tenebrosi.
Con uno scatto felino si dileguò volando verso est, diretto chissà dove. 

The newborn saiyanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora