CAPITOLO 11 - IO NON SONO UNA PERSONA BUONA

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CAPITOLO 11 - IO NON SONO UNA PERSONA BUONA

Il saiyan richiuse immediatamente la porta in faccia all'ospite, rimanendo con le spalle appoggiato ad essa fissando il soffitto, arrabbiato come mai si sarebbe aspettato di diventare. Il campanello risuonò all'interno della casa.
«Vattene!» gridò il saiyan furioso chiudendo gli occhi.
«Apri la porta, Vegeta, ti prego!»
«Ti ho detto di andare via, non sei la benvenuta!»
«Voglio solo parlarti, ti scongiuro, concedimi almeno questo» supplicò l'ospite appoggiando le mani alla porta con le lacrime agli occhi.
Passarono parecchi secondi prima che il saiyan si decise ad aprire. Bulma di fronte a lui sorrise imbarazzata, in poco più di due mesi era cambiata notevolmente: sembrava stanca, ma comunque piacevolmente bella. Il suo profumo riempì le narici del saiyan come brezza marina.
«Non voglio vederti, devi andartene da qui» tagliò corto Vegeta con lo sguardo più accigliato del solito. La donna però entrò in casa senza troppi complimenti, lasciando il saiyan irritato dietro a sè.
«Vegeta, capisco che sei arrabbiato con me...»
«Arrabbiato?! Io sono furioso, donna!» gridò il principe sbattendo la porta appoggiandovisi nuovamente contro.
«Sono cosciente del fatto di essermi comportata nel peggiore dei modi, non mi aspetto subito il tuo perdono, ma sono venuta per scusarmi. Sono pentita, credimi» disse Bulma avvicinandosi al saiyan con gli occhi spenti e l'espressione triste.
«Non ti perdonerò mai! Sto cercando di lasciarmi tutto questo periodo alle spalle, mi stavo riprendendo ed ora hai il coraggio di presentarti a me!? Sei una stupida se credi di farmi pena! E non dirmi che è una prerogativa dei saiyan non saper perdonare, perché anche voi terrestri fate così» sussurrò il saiyan pericolosamente, con un ghigno amaro sul viso.
«Vegeta, possiamo ricominciare. Ti ricordi tutto quello che abbiamo costruito insieme? I nostri sogni, i nostri progetti. Guarda i nostri figli, sono cresciuti. Trunks si sposerà tra un anno e diventeremo nonni prima o poi. Io voglio invecchiare insieme a te! Sono pentita, lo giuro. Cerchiamo di salvare il nostro matrimonio» pianse Bulma avvicinandosi ancora di più al saiyan, il quale rimase sconcertato dalle sue parole.
Era così bella. Vegeta la guardò negli occhi timoroso e venne catapultato in un mare di ricordi.

.....
«Non puoi comportarti così, Vegeta, perchè mi tratti in questo modo? Non sono la tua bambola. Mi prendi, te ne vai, poi dici di volermi, poi te ne vai di nuovo. Io speravo in una storia seria e tu ti stai solo servendo del mio corpo. Ma io ho finito di farmi usare!»
.....
«Ti ho appena detto che sono incinta e tu te ne stai andando via? Porto in grembo tuo figlio, maledizione! E' tuo figlio! Non puoi abbandonarci così! Sei un mostro!»
.....
«Non l'hai mai preso in braccio una volta da quando è nato! Guardalo, somiglia a te! E tu non ti sei nemmeno degnato di osservarlo. Stavamo per morire in quell'incidente aereo, e tu non hai fatto nulla. Ci ha dovuto pensare il ragazzo del futuro! Ma che razza di padre sei?»
.....
«Sei solo uno scimmione, non riuscirai mai a cambiare, mai! Tuo figlio sta crescendo e non te ne accorgi nemmeno. Non ti sei ricordato nemmeno del suo compleanno! Basta, vattene da questa casa. Non posso vivere un amore non corrisposto»
.....


Vegeta tornò in sè sussultando, guardando nuovamente gli occhi di Bulma innondarsi di lacrime. Quante volte lei aveva saputo perdonarlo? Quante volte l'aveva aspettato senza sapere se sarebbe mai tornato? Quanta pazienza aveva riservato negli anni per sopportare un carattere difficile come il suo?
Quella donna era riuscita a cambiarlo, era riuscita a farlo diventare un uomo, un terrestre. Grazie a lei poteva contare sull'aiuto dei suoi figli, con lei aveva costruito davvero qualcosa di buono.
Lo aveva accusato di essersi stufata di lui, che non le dimostrava abbastanza e ora, ora le chiedeva di tornare nella sua vita. Perchè?
Senza dire una parola i suoi occhi si concentrarono su quelli azzurri come zaffiri, sarebbe mai riuscito a ricostruire dalle ceneri?
Un lungo silenzio calò nella stanza per diversi secondi. La donna si stava avvicinando pericolosamente al viso del saiyan, il quale continuava a guardarla estraniato, fino a quando le loro labbra si incontrarono.



Il sapore di Bulma riempì la bocca di Vegeta, che dimenticandosi per pochi istanti delle preoccupazioni rispose al bacio.
La passione travolse i due coniugi separati come quella di un tempo, o almeno così sembrava. Vegeta buttò a terra Bulma sul tappeto, continuando a baciarla tentando di reprimere i pensieri.
Si spogliarono avvolti da un'aura spettrale, rotolandosi alla ricerca dell'amore perduto. Erano vicini, vicini come una volta. Bulma speranzosa di perdono, abbracciava con foga il suo principe, il quale la cingeva in vita con gli occhi chiusi come per non voler guardare ciò che stava accadendo.
Era tutto freddo, proprio come la neve dei giorni precedenti. Non vi era rimasta traccia del calore e del fuoco che alimentavano anni prima questi momenti.
Sesso, solo sesso.


Diversi minuti più tardi Bulma stava accarezzando il petto del saiyan, la quale appoggiata alla sua spalla osservò il respiro lento e profondo del suo principe.
«Bulma?» sussurrò Vegeta mordendosi il labbro. La donna non rispose, ma continuò con la mano a disegnare cerchi immaginari sul petto dell'uomo.
«Bulma?» ripetè fermandole la mano e aspettando fino a quando lei alzò la testa per incrociare il suo sguardo, che la pietrificò.
«V.. Vegeta? Che succede?» disse con voce tremante la donna, staccandosi immediatamente dal corpo sotto di lei.
Stava piangendo. Il principe dei saiyan stava piangendo, non per una battaglia persa, non per l'orgoglio ferito, ma per un sentimento a lui sconosciuto: il senso di colpa.
«Non ci riesco»
«Non riesci a fare cosa? Cosa stai dicendo, Vegeta? Così mi spaventi» Bulma alzò la voce ricomponendosi i capelli.
«Non riesco a perdonarti. Ci ho provato, ci ho tentato, ma non ce la faccio! Io non sono fatto così. Non sono paziente come te, non lo sarò mai. Io non sono una persona buona» bisbigliò nuovamente il principe alzandosi dal tappeto, rimettendosi in vita l'asciugamano tentando di non voltarsi ed osservare quello scenario surreale che aveva creato.
«Ma cosa dici? Noi.. io pensavo che..» piagnucolò la donna guardandogli la schiena segnata dalle profonde cicatrici.
«Vattene, ti prego. Lo so che ti ho usata, è stato orribile. Volevo solo capire e ora lo so: forse è meglio lasciarsi, divorziare, mi pare che si dica così qui sulla terra» il saiyan si girò nuovamente verso la donna con uno sforzo sovraumano, arrabbiato sia con lei che con sè stesso. Per la prima volta dopo tanto tempo riuscì a tirar fuori quelle parole che per lui eran così difficili da pronunciare «mi dispiace»
Senza dir più nulla la donna si rivestì, furiosa, illusa di poter ottenere il perdono del principe.
Uscì di casa sbattendo violentemente la porta, in preda ai singhiozzi lasciando Vegeta pietrificato, il quale si lasciò cadere sul divano, sconvolto.
Non ce l'aveva fatta. Ci aveva provato, ma non ci era riuscito. E come se non bastasse l'aveva usata come faceva con le donne saiyan sul pianeta Vegeta, passando dalla parte del torto.
«Chissà cosa penseranno ora i miei figli di me..» si domandò Vegeta a bassa voce, chiudendo gli occhi e coprendoseli con l'avambraccio.
Stremato, privo di forze e di volontà di reagire, il principe di addormentò profondamente, tentando di cancellare ogni singolo istante di quella serata. Non sognò e non si mosse dalla posizione nella quale si era addormentato per parecchie ore, fino a quando un violento pensiero lo svegliò di soprassalto.

«Eva!»

The newborn saiyanWhere stories live. Discover now