CAPITOLO 12 - FUMO ROSSO

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CAPITOLO 12 - FUMO ROSSO


L'aria era gelida ed estremamente pungente nella piccola radura vicino al fitto bosco. Delle piccole stalattiti pendevano dal tetto della casa in mattoni.
Questa volta era proprio il glorioso principe dei saiyan a trovarsi in piedi fuori dalla porta.
«Evangeline, guarda che lo sento che sei lì! Apri questa maledetta porta o la butto giù»
«Non ci penso neanche, razza di testa bacata» rispose Eva urlando dall'altra parte «ti rendi conto che sono le quattro del mattino?!»
Vegeta, arrabbiandosi ancora di più, si trattenne a stento dal non buttare giù la porta tirando qualche pugno in aria prima di ricomporsi, tentando di dimenticare l'insulto appena subito «Non mi sono dimenticato, ho avuto solo un imprevisto»
«Già, un imprevisto di nome Bulma! Credi che non lo sappia?» gridò Eva rossa di rabbia torturandosi le mani «potevi almeno avvisarmi»
Il principe si sedette sul gradino di fronte alla piccola casa in legno, con le braccia incrociate. Possibile che quella maledetta saiyan sapesse sempre tutto? Era lì per chiedere scusa (a suo modo), cosa che mai si sarebbe sognato di fare. Nonostante questo quella ragazzina si era permessa anche di fare la preziosa con lui, il principe dei saiyan.
La giornata era stata un completo disastro, solo un miracolo avrebbe potuto migliorare la situazione.
Eva, dall'altra parte della porta, era più offesa che mai. Non solo Vegeta l'aveva lasciata sola la sera di capodanno, ma non l'aveva neanche avvisata. Per giunta per soddisfare bisogni carnali con la ex moglie.
«Bene, vorrà dire che io starò qui fino a quando non aprirai di tua spontanea volontà. E sappi che mi sto sentendo un rammollito! Poi mi accusi di non dimostrare che i saiyan possono essere buoni.. tsk» dichiarò il principe con voce solenne. Non avrebbe potuto perdere una delle poche persone interessanti che aveva intorno in quel momento. C'erano ancora troppe cose che voleva sapere.
«Aspetta e spera» concluse testarda Eva, dirigendosi verso il divano. Lo sguardo cadde immediatamente sulla tavola ancora imbandita che aveva preparato per l'arrivo di Vegeta poche ore prima. Furiosa ruppe i bicchieri con un solo sguardo, prima di stendersi nuovamente sul divano chiudendo gli occhi, trattenendovi dentro la rabbia. Perché si sentiva così umiliata? Perché aveva così importanza? Perché lei, una persona di solito paziente, si era indispettita così tanto?


Le ore passarono velocemente e la luce del giorno penetrò nel salotto illuminando così il viso della ragazza, la quale si destò stiracchiando le braccia sopra la testa. Stropicciandosi gli occhi si alzò dal divano e si diresse verso la cucina per preparare il caffè. Dopo aver fatto colazione ed essersi lavata la faccia, la musicista caricò in spalla la chitarra per dirigersi verso il parco, ma un presentimento la fece frenare. Incuriosita scansò le tendine del salotto e ciò che vide la lasciò senza parole. Il saiyan era ancora seduto sullo scalino di fronte alla porta d'ingresso con le braccia incrociate e gli occhi chiusi.
Con fare minaccioso Eva aprì la porta, facendo sussultare Vegeta «si può sapere cosa stai facendo ancora lì?»
«Oh, buongiorno. Ben svegliata!» disse il saiyan ironicamente.
«Ti sembra il caso di fare dell'ironia?» rispose acida Eva, mentre guardava il principe issarsi sulle gambe e dirigersi verso di lei.
«Te l'ho detto, è stato un inconveniente ma hai ragione: sono stato maleducato» ammise imbarazzato il saiyan, guardando la ragazza chiudersi la porta alle spalle e scendere i gradini con la chitarra in spalla.
«Non te la caverai così facilmente» gridò Eva alzandosi in volo per raggiungere il parco, seguita a sua volta dal saiyan.
«Maledetto sia l'orgoglio di noi saiyan» disse Vegeta tra sè e sè, cercando di inseguire la musicista che sembrava essere più veloce di lui.


Il vento gelido e pungente pizzicava la pelle del saiyan, coperto solo da una maglia di cotone. Prima che entrambi raggiungessero la meta, inaspettatamente, un fortissimo boato fece tremare la Città dell'Ovest, facendo fermare i due saiyan.
«Cosa è successo?» chiese Eva spaventata, guardando il principe.
«Che ne so! Non deve essere lontano da...» un altro boato, seguito da una potentissima e accecante luce rossa, rimbombò nuovamente nell'aria in direzione sud. Il cielo si fece improvvisamente scuro e tetro, la luce del giorno era completamente sparita, come se il sole fosse stato inghiottito da un buco nero.
«Svelta, da quella parte!» gridò Vegeta alla saiyan, voltando verso sud.
I due saiyan vennero presto raggiunti in volo da Trunks, Gohan, Goten e Crilin.
«Avete sentito? Cosa è successo?» gridò allarmato il ragazzo dai capelli lilla rivolto al padre.
«Non lo sappiamo, proveniva da sud»
«Deve essere qualcosa di terribile! Quest'oscurità non mi piace per niente» affermò Crilin spaventato.


I sei combattenti raggiunsero in pochi minuti il luogo dell'esplosione, contornato da un'enorme massa di fumo rosso.
«Chiunque sia, colui che ha provocato tutto questo possiede un aura a dir poco spaventosa» dichiarò Goten in preda al panico «come se non bastasse mi sembra alquanto familiare»
«Anche tu hai questa sensazione? Incredibile!» disse il fratello Gohan.
«Tutti abbiamo questa sensazione, credo. Dev'essere un nemico già conosciuto» sussurrò Eva, anch'ella molto confusa.
Il fumo non cessava di alzarsi dal terreno, non lasciando capire chi fosse (o cosa fosse) l'artefice di tale mostruosità. Nel frattempo i sei guerrieri vennero raggiunti anche da Tenshinhan e, con amara sorpresa di Vegeta, anche Yamcha.
«Brutto verme schifoso, vattene immediatamente da qui, non c'è bisogno di te!» gridò il saiyan visibilmente infuriato, trattenuto dal figlio e da Goten, sotto gli occhi spaventati e imbarazzati di Yamcha.
«Calmati papà, è una situazione di emergenza! Serviamo tutti!»
«Tsk... avrei preferito vedere quell'ammasso di latta della tua futura suocera» concluse Vegeta amaro, sotto lo sguardo severo di Crilin e di Trunks.
Dopo parecchi minuti di terrore, la luce rossa e il fumo si affievolirono, lasciando tutti senza fiato. Una figura alta e muscolosa riaffiorò dalle macerie e dal fumo lentamente.
Nessuno riusciva a distinguerne il viso, che si mostrò solo dopo qualche secondo, facendo calare il gelo tra tutti i combattenti.
«Ma quello... quello è...»

The newborn saiyanWhere stories live. Discover now