10. Come una farfalla - II Parte

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STEVEN

«Ciao, com'è andata al lavoro?»

Ero appena rientrato a casa e quella domanda di Julia mi sorprese e non poco, di solito la donna che mi ospitava era molto discreta, ma se quel pomeriggio era venuta a bussare alla mia porta, probabilmente c'era un motivo.

«Bene, grazie» risposi stranito.

«Mi fa piacere» si bloccò per qualche istante, toccandosi più volte i capelli; ecco da chi aveva ereditato quella specie di tic nervoso la piccola di casa. «Dovrei chiederti un piacere...» Quelle parole arrivarono come una conferma alle mie supposizioni, c'era davvero dell'altro, ma cosa? «So che avrei dovuto dirtelo prima, ma mio marito stasera ha deciso di sorprendermi invitandomi a cena fuori. Mi chiedevo se per te andrebbe bene fare compagnia a Marie per qualche ora. Torneremo presto, non voglio approfittarmi della tua gentilezza, ma la sua babysitter è occupata e i nonni abitano lontani da Dublino e non saprei prop...»

«Non si preoccupi, per me non è un problema passare qualche ora con sua figlia» la interruppi facendole capire con un sorriso che non doveva darmi nessuna giustificazione.

«Ti ringrazio tantissimo, ovviamente ho già preparato la cena, devi solo riscaldarla, noi torneremo verso le undici.»

«Per me può ritornare anche più tardi, si godi la serata con suo marito, io e Marie ce la caveremo!» la rassicurai. Fece per andarsene, ma poi si bloccò ancora con aria pensierosa.

«Pensavo che potresti invitare anche la tua ragazza, ho notato che durante la settimana vi vedete poco, magari le farà piacere passare la serata con te» propose inaspettatamente. «Ora tolgo il disturbo e grazie ancora!»

Mi fece un occhiolino e andò via richiudendo la porta alle sue spalle. Era gentile da parte sua chiedermi di invitare anche Kristin, in effetti quella poteva essere una buona occasione per stare insieme e forse la piccola Marie si sarebbe sentita meno a disagio.

 Era gentile da parte sua chiedermi di invitare anche Kristin, in effetti quella poteva essere una buona occasione per stare insieme e forse la piccola Marie si sarebbe sentita meno a disagio

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Verso le otto i signori Lynch uscirono di casa, lasciandoci soli e in attesa della mia ragazza. La bambina silenziosa era seduta sul divano e accarezzava teneramente la sua Haru, il micetto che le faceva compagnia buona parte della giornata. Ogni tanto distoglieva lo sguardo dal manto scuro del suo amico fedele e mi fissava, mentre ansioso preparavo la tavola per tre.

«Come va con la scuola?» provai a fare conversazione, ma in tutta risposta la bimba chinò di nuovo il capo sul gattino.

«Bene» rispose a bassa voce, mentre posavo sul tavolo l'ultimo piatto.

Fortunatamente proprio in quell'istante il campanello di casa suonò, rompendo per qualche secondo il silenzio. Emozionato mi avviai alla porta, sapevo che dall'altro lato c'era solamente Kristin, ma ero felice di vederla, volevo recuperare con lei, specialmente dopo che l'avevo trattata con freddezza l'ultima volta che ci eravamo visti. Kristin entrò in casa portando un po' di aria fresca e la sua allegria. Salutò me con un bacio a stampo e poi la padroncina di casa, porgendole la mano.

Quella rosa tra i capelliDär berättelser lever. Upptäck nu