Capitolo 47

227 23 0
                                    

Ritorno

Iniziammo a correre, avanzando verso la luce.

Mi voltai istintivamente per assicurarmi che sia Cam che Alex fossero alle mie spalle tutti interi.

"Non voltarti, corri!" mi spronò Cam in tutta risposta ed io obbedì.

La luce di fronte a me, si faceva sempre più grande e, più mi avvicinavo, più sentivo il sangue pulsare dentro di me ad un ritmo costante. Era come se fossi ancora in fase di trasformazione.

Non capivo cosa stesse accadendo, ma la pergamena presa dalla tomba di Isis, forse mi avrebbe aiutata a comprendere quello che ero diventata.

Non capivo cosa ci fosse di diverso.

Eppure, io mi sentivo sempre la stessa: piena di energie ed in grado di fare cose straordinarie. Tuttavia, avevo la sensazione di non essere ancora del tutto completa.

Ero sveglia, attiva ed i dolori della trasformazione non li avevo minimamente percepiti; eppure, Cam ed Alex mi avevano confermato che qualcosa era effettivamente cambiato in me. I miei occhi ne erano una prova concreta, ma non mi spiegavo come mai fossero di due colori così diversi. Inoltre, speravo che non fosse permanente ma solo fino a quando non avrei trovato di che nutrirmi, ma stranamente non sentivo il bisogno di bere sangue in quel momento.

Avevo percepito il sangue di Ravic subito dopo il mio risveglio, ma non ne ero minimamente attratta.

Speravo davvero che, quell'unico papiro che avevo preso mi potesse dare le risposte a quelle domande. Nessuno, nel Campo dei Giunchi, aveva fatto riferimento che la mia trasformazione sarebbe stata diversa, in qualche modo.

Forse mi ero risvegliata prima che la trasformazione fosse completata?

Poteva essere un'ipotesi plausibile, ma accantonai il problema ad un altro momento: dovevamo prima uscire da quella galleria prima che le macerie ci seppellissero vivi. Forse saremmo anche potuti sopravvivere in un luogo angusto, ma senza nutrimento anche le nostre energie si sarebbero consumate, fino a che i nostri corpi non avrebbero ceduto. Inoltre, eravamo già molto stanchi.

Alla fine, non eravamo poi così diversi dagli esseri umani, solo più resistenti sotto molti punti di vista.

Alle nostre spalle, la galleria stava lentamente scomparendo, lasciando solamente detriti che chiudevano il passaggio che conduceva alle due camere funerarie.

Continuando a correre, mi accorsi che la roccia sotto ai nostri piedi si faceva sempre più irregolare.

La galleria era in pendenza; mi accorsi che stavamo risalendo lentamente in superficie. Ripensando alla scalinata di poco prima, immaginai che dovevamo essere finiti molto in profondità della montagna.

Mi ero domandata spesso, in quel breve lasso di tempo, in che modo era iniziato il crollo, cosa lo avesse scatenato così improvvisamente dopo al mio risveglio, ma sapevo che quelle domande non avrei mai saputo dare una risposta vera e propria e, in tutta onestà, non mi interessava nemmeno più di tanto.

L'importante era che mai nessuno sapesse che, sotto a quelle montagne di calcare, c'erano le tombe dei sovrani che, anche se per poco, avevo cambiato il regno d'Egitto, nascondendo un segreto che mai nessuno avrebbe scoperto. Avrebbero riposato in eterno, era l'unica cosa che contava per me.

Uscendo da quella tomba, andando verso la luce, verso un nuovo inizio, avrei detto loro addio definitivamente. Non stavo correndo per sfuggire al crollo, stavo correndo incontro alla mia nuova vita e alla mia felicità.

Sentivo di meritare, finalmente, quella vita che sempre avevo desiderato e che era giunto il momento di vivere. Con quel pensiero, le mie falcate si fecero sempre più ampie, impaziente di raggiungere quella luce in lontananza che illuminava sempre di più quella galleria.

Gli ImmortaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora