Capitolo 14

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Rivelazioni

Quando uscì dalla vasca, afferrai un asciugamano grande che tenevo sempre lì vicino.

Non sapevo per quanto tempo ero rimasta nell'acqua, a piangere, ma dopo poco tempo ero stata costretta a riemergere per la mancanza di ossigeno.

Era impressionante di quanto fossi diventata fragile.

Avvolta nell'asciugamano, senza rendermene conto, avevo iniziato a tremare per il freddo.

Quelle sensazioni che provavo erano così... strane. Era come se la mia parte umana mi volesse ricordare com'era sentire e provare tutte quelle cose che avevo smesso di percepire.

Quando ero diventata immortale, cose come il dolore, il calore, il freddo e persino la stanchezza erano come svanite nel nulla; come se non fossero mai esistite. Col passare del tempo, non ci facevo nemmeno più caso e divenne tutto inspiegabilmente... normale.

In quel momento mi resi conto di quanto mi mancasse la mia immortalità, nonostante l'avessi odiata per anni.

Scacciando quei pensieri, iniziai a strofinarmi con l'asciugamano, per asciugarmi il più in fretta possibile e per cercare di scaldarmi.

Nonostante la primavera fosse ormai arrivata, ed il sole riscaldasse l'ambiente con i suoi caldi raggi, nell'aria c'era ancora quella leggera nota fredda che si poteva percepire nell'ombra.

Mi rivestì in fretta, mi asciugai i capelli con vigore e, dopo che feci un profondo sospiro, uscì dal bagno.

Mi diressi verso il salotto, dove sapevo di trovare Cam.

Lo vidi seduto sul divano, in modo stravaccato, un braccio appoggiato sul davanzale e lo sguardo perso a fissare il bosco dall'altra parte della finestra.

Il suo sguardo, così profondo e serio, si posò su di me nell'esatto momento in cui decisi di avanzare verso di lui, cercando di sembrare tranquilla.

In realtà, immersa nella vasca poco prima, avevo preso una decisione che, speravo, avrebbe aiutato a capire quello che era successo.

Quella notte avevo nuovamente sognato la terra d'Egitto in cui ero vissuta millenni prima, solo che non incontrai Isis; a dire il vero, non avevo incontrato nessuno nel mio vagare per il palazzo, come se nessuno avesse mai vissuto all'interno delle sue mure.

Quel sogno, nonostante fosse stato così breve o almeno così mi parve, mi aveva messo un dubbio: e se non era ancora finita?

Cosa avrei fatto ora che ero una semplice mortale?

Non sapevo se sarei mai potuta tornare un immortale, ma se c'era anche solo una minima speranza volevo scoprirlo.

"Come ti senti?" mi chiese semplicemente.

Il suo tono ed il suo sguardo, totalmente indecifrabili per me, mi fecero sentire nuda e così debole che, pensai, non sarei mai riuscita a confessargli cosa avevo in mente di fare.

"Bene, solo un pò... strana" dissi, alla fine.

"Sai, mi ero sempre chiesto com'eri da umana" mi disse, sorridendo. In quel momento, mi era sembrato come un bambino curioso a cui era appena stato mostrato qualcosa di incredibile.

Lo guardai totalmente stupita dalla sua affermazione e, come se mi avesse letto nel pensiero, aggiunse:

"Tranquilla, intendo in senso positivo naturalmente" continuando a sorridere.

Poi si alzò e si diresse, con calma calcolata, verso di me ma invece di fermasi di fronte a me, si posizionò alle mie spalle, mi afferrò per le braccia e sentì il suo volto premersi contro la mia schiena.

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