4. Bene, ti propongo un patto.

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Harry

Stupida. Questa è l'unica parola che mi viene in mente per definire quella so tutto io. Tutti sanno che gli uomini hanno bisogno di contatto fisico e non tutte le donne sono così fiscali come lei.
Voglio dire, a volte basta l'attrazione fisica. Non è sempre necessario quello stupidissimo sentimento chiamato "amore".
E il fatto che la bionda, che ho scoperto chiamarsi Addison, sia in questo stanzino con il suo abito alzato fin sopra il bacino insieme al sottoscritto, ne è la prova.
Vorrei tanto sbatterglielo in faccia a quella piccola presuntuosa, e lo farò. Appena avrò finito con il mio bocconcino.

«Oh mio dio, Harry... sei fantastico», mi ansima all'orecchio.

Non sopporto il dialogo durante il sesso, perciò faccio un grugnito e le tappo la bocca con un bacio prepotente.
So di essere un maestro in materia e che le mie prestazioni sessuali arrivino a livelli idilliaci. Non ho bisogno di alcuna conferma. Ogni donna cade ai miei piedi e pagherebbe per essere qui dentro con me.
Certo, tutte tranne una. E non vorrei mai che fosse il contrario! Non ci andrei a letto nemmeno se fosse l'ultima donna sulla terra.
Questo è l'ultimo pensiero prima di esplodere dentro di lei, spingendo il bacino con una forza un po' eccessiva.
Sono nervoso, incazzato e allo stesso tempo soddisfatto. Non saprei dire il perché, ma scommetto che il mio stato abbia le sembianze di una rompipalle.

«Wow... non ho parole... io...», prende a parlare Addison.

«Non c'è bisogno che tu dica nulla. È stato divertente», le lascio un sorriso di scherno bloccandola prima che potesse dire altro. Per fortuna lei non aggiunge altro e ricambia il mio sorriso, dal quale deduco che sia stato esattamente lo stesso per lei. Il mio dovere qui è finito, non ho bisogno di complimenti ne tanto meno di dare una definizione a ciò che è appena accaduto.
Mi sto sistemando la camicia dentro i pantaloni mentre lei si da un'aggiustata ai capelli e si ripassa il rossetto.
Non perdo molto tempo a dileguarmi, tanto che la lascio ancora nello stanzino e mi dirigo soddisfatto in giardino.
Nella mia testa rimbombano le parole di quella nana da giardino dagli occhi nocciola: non sei il suo tipo. Pff, stupida. Io sono il tipo di tutte, il classico sogno erotico di ogni donna. E se voglio una cosa, la ottengo e basta.
Mi guardo un po' intorno mentre mi dirigo al tavolo dello champagne per prenderne un bicchiere. I sorrisi degli invitati mi irritano, anche i tavoli ben allestiti e i petali sparsi ovunque.
Solo per Mark, mi ricordo.
Sorseggio piano piano il mio champagne e sposto gli occhi un po' di qua e un po' di là, fin quando non mi accorgo di Rose.
La cosa interessante non è lei, ma il fatto che non sia da sola ma bensì in compagnia di un ragazzo. Sono seduti su un dondolo di legno anch'esso adornato, così con molta nonchalance mi avvicino incuriosito.
Quando sono ad una distanza debita, dalla quale riesco a vederli meglio ma non rischio di essere scoperto, la mia curiosità si trasforma in rabbia quando noto che il ragazzo con il quale sta tranquillamente chiacchierando è Cole.
Pensavo non fosse venuto, e invece è proprio qui. E se potessi, lo prenderei ancora a calci.
Ecco, per quanto riguarda la mia sanità mentale e il "devo solo farlo per Mark" stanno per cadere in una via di non ritorno. Così, preso dall'ira butto giù d'un fiato il resto dello champagne e getto il bicchiere per terra attirando l'attenzione dei due.
Cerco di mettere su un sorriso tirato e chiaramente finto ma mi riesce una smorfia orrenda. Poco importa, devo fare fuori quel coglione.

«Guarda un po' chi abbiamo qui!», esordisco guardando Cole.

«Styles.», constata lui. Ebbene sì, mio caro stronzetto.

Il suo sguardo non mostra alcun tipo di emozione se non quello di seccatura. Oh, ma tu guarda. Lo avrò distratto dal suo momento di caccia.
Rose guarda prima me e poi Cole con un'aria confusa ma prende a parlare. Be', figurati se sta zitta.

𝐀𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐓𝐞𝐬𝐭𝐢𝐦𝐨𝐧𝐢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora