Capitolo Venti

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Makarov inseguiva l'impostore con tutto il fiato che aveva in corpo. Quel maledetto era dannatamente agile, forse persino più di lui. Girò l'angolo e notò di averlo perso di vista. Impreco'. Dove diavolo era finito? Sentì dei rumori provenire da uno sgabuzzino e lo aprì con cautela. Sul pavimento c'era Jones, la terza guardia, mezzo nudo e intontito. Edenberg doveva averlo narcotizzato con del cloroformio e successivamente rubato i suoi vestiti. Osservò il soffitto, c'era un condotto di ventilazione. Che fosse scappato da lì?. L'uomo prese la scala e smonto' il pannello. Per fortuna non soffriva di claustrofobia.

Julian correva mentre gli altri agenti controllavano il piano del grattacielo. Tutto inutile, pensò il detective. Hevan, molto probabilmente, era già fuori dall'edificio. E il russo? Quanto gli era vicino? Ancora una volta fu stupito dall'arguzia del ladro. In un modo o nell'altro riusciva sempre a ingannare la sicurezza. E se fosse riuscito davvero a scappare con gli zaffiri? O peggio, se il russo l'avesse ucciso? Come sarebbe andata a finire, indipendentemente dal risultato, la colpa sarebbe stata sua. Poteva arrestarlo quando ne aveva l'occasione, invece aveva lasciato che i sentimenti avessero la meglio sulla ragione. Merda e ancora merda! Se gli fosse successo qualcosa...Scosse la testa. Non doveva pensarci, ma solo trovarlo.

<<Perdonami se ho perso il controllo, figlia mia>> disse Bawlding mentre stringeva la mano di Evelyn.
Lei scosse la testa e disse :
<<Non preoccuparti, papà. Ma dicevi sul serio? Hai intenzione di vederlo morto?>>
<<Se Makarov lo uccidesse ne sarei felice. È uno sporco ladro che non merita di stare al mondo>>
Ivy spalancò gli occhi a quella affermazione. Davvero voleva che Aleksandr si sporcasse le mani di sangue? Per quanto questo Edenberg avesse commesso innumerevoli furti di gioielli, non aveva mai ucciso nessuno. La sua fama di ladro gentiluomo era arrivata anche ad Austin. Non poteva permettere che Aleksandr si macchiasse di questo delitto.
<<È una follia! Hai scelto delle guardie del corpo, non dei killer>>
<<Le guardie del corpo hanno lo scopo di proteggere e, se necessario, uccidere>> disse duro.
<<Non ha attentato alla tua vita>> rispose risoluta.
<<Ha rubato i miei zaffiri. Sono un dono che feci a tua madre, quindi è come se l'avesse fatto>>
<<La mamma non avrebbe voluto questo>> cercò di farlo ragionare.
<<Basta! Non è il momento di fare i capricci>>
Ivy sentì montare dentro di sé una rabbia enorme.
<<Non sono più una bambina! Non è questione di fare i capricci, ma si tratta di vite>> sbotto' mentre usciva.
<<Evelyn, torna qui!>> urlò Bawlding.
Ivy lo ignoro' e corse ad afferrare il suo stupido pellicciotto. Se avesse avuto più tempo sarebbe corsa nella stanza e cambiare le sue stupide scarpe con tacco a spillo per indossare quelle da ginnastica. Ma il tempo non c'era. Doveva impedire ad Aleksandr di commettere un omicidio. Ricordava com'era quando lo aveva conosciuto : freddo, insensibile e restio al tocco umano. Non voleva quel vecchio Aleksandr. Ma, in cuor suo, sentiva che avrebbe fatto la scelta giusta.

Era stato così facile ingannare tutti che a malapena ci credeva. Controlli serrati, macchine ed elicotteri della polizia. Tutto facile. Il russo gli era costole, ma lo aveva seminato. Sicuramente era entrato nel condotto di ventilazione, senza sapere che si era nascosto nel secondo sgabuzzino interno dove c'era Jones. La scarsa illuminazione lo aveva aiutato molto. Lui e la guardia avevano la stessa altezza e taglia, perciò gli abiti calzavano a pennello. Ieri era stato tutta la notte a modellare una perfetta maschera di silicone. Ed ora eccolo lì, con il sacchetto contenente gli zaffiri in mano. Ma era sempre in allerta. Makarov lo aveva perso di vista ma non lo sottovalutava, così come Julian. Finché avrebbe avuto la maschera, non poteva essere riconosciuto. Anche se aveva un piano di riserva e ne aveva modellata un'altra. Era fastidioso e scomodo indossarla, ma ormai era quasi fatta. Un volo lo attendeva. Con il caos dentro la Willis Tower, nessuno si era accorto di lui fuori. Correva, nonostante la zona fosse deserta, e si nascose dentro un vicolo evitando una macchina della polizia. Respiro' piano. Presto non sarebbe più scappato e poteva vivere alla luce del sole con la sua vera identità. Sentì il freddo metallo della pistola contro la sua nuca e sorrise.
<<Detective...>>
<<Zitto. Voltati lentamente>> disse Julian in un sussurro minaccioso.
Hevan lo fece ed entrambi uscirono dal vicolo. Gli occhi del detective erano pieni di rabbia mista a preoccupazione.
<<Togliti quella maschera. Voglio guardare la tua faccia>>
Il ladro, con un movimento fluido, se la tolse e finalmente poté sentire l'aria gelida di Dicembre sulla sua pelle. Vide gli occhi di Julian diventare dolci.
<<Gli zaffiri, dammeli>> disse con voce più morbida.
<<E se non volessi farlo?>> domandò beffardo.
<<Ti prego, non costringermi a usare la forza. Non puoi andare lontano e lo sai>>
<<Invece ti sbagli>>
<<Christopher...ti prego>>
Hevan spalancò gli occhi nel sentire il suo vero nome uscire dalla bocca di Julian. Quella bocca che, nonostante tutto, voleva baciare.
<<Ho saputo. Ho saputo tutto. Non posso nemmeno immaginare l'inferno che hai dovuto passare. Avevi solo dieci anni>>
<<Non voglio la tua pietà, Julian. È vero, non ho passato un bel periodo e sicuramente non puoi capire cosa si prova quando senti i morsi della fame. Quando ti manca il cibo ed un letto caldo. Ma più di tutto, l'affetto di una famiglia. Rubare era l'unico modo per sopravvivere in quella giungla urbana. Le famiglie in cui sono stato mi trattavano come un estraneo. Mi tenevano sempre in disparte ed ero escluso>>
Julian abbassò la pistola e si sforzo' di controllare il nodo che sentiva in gola.
<<I miei genitori volevano adottarti. Saremmo cresciuti come fratelli. Potevi...potevi venire da noi. Fare una telefonata e...>>
<<Una telefonata? Julian, mi stavano cercando e non avevo un dollaro. Stavo letteralmente morendo di stenti>>
<<Ma qualcuno deve averti salvato. Un bambino non può sopravvivere solo a New York. Dove sei stato? Perché hai scelto questa vita?>>
<<Non avevo scelta>> sussurrò.
Julian si avvicinò piano. Hevan lo guardò negli occhi e disse :
<<Julian...>>
<<Dammi gli zaffiri ed io ti lascerò andare>>
<<Cosa?>> domandò stupito.
<<Ti lascerò andare. Hai la mia parola>>
Sapeva che diceva la verità. Gli occhi del detective erano sinceri.
<<Perché?>> chiese dolcemente Hevan.
<<Perché io...>>
Julian non finì la frase a causa di un colpo di pistola che lo centro' alla spalla. Hevan spalancò gli occhi mentre lo guardava in preda al dolore. Aiutò a tamponare la ferita, anche se perdeva molto sangue. Julian sentì le forze venirgli meno, ma riuscì a spostare Hevan dalla traiettoria del secondo proiettile. Il ladro impreco'.
<<Vattene via!>> disse Julian.
Hevan lo guardò negli occhi e corse via. Il detective cercò di capire da dove venissero gli spari quando iniziò a sputare sangue. Possibile che il proiettile...Riuscì a chiamare il 911 e spero' che Hevan fosse abbastanza lontano. Poi perse i sensi.

Makarov impreco'. Non intendeva colpire il detective, ma fu sollevato nel vedere l'ambulanza arrivare. Era sospetto il modo in cui quel poliziotto conversava con il ladro. Uscì dal vicolo in cui era nascosto.
<<Aleksandr!>>
Fu stupito, quando si voltò, nel vedere la sua Evelyn correre verso di lui.
<<Ivy>> disse.
<<Ti prego, dimmi che non hai fatto quello che ha chiesto mio padre>> chiese con gli occhi lucidi.
<<Non l'ho fatto. Ho sparato, ma non l'ho centrato>>
Evelyn lo abbracciò forte. Poi vide l'ambulanza e disse :
<<Oh mio Dio! Quel poliziotto...>>
<<Se la cavera'>> disse con un filo di tensione.
<<Lo spero. Altrimenti non so cosa potrei pensare>> disse arrabbiata.
Aleksandr le strinse la mano. Non voleva tornare quello di prima ed Evelyn era la sua unica ancora di salvezza. Non poteva perderla.

Julian fu trasportato in codice rosso. Il proiettile, a causa della traiettoria, si era mosso dalla spalla verso il polmone ed aveva perso molto sangue. I medici avevano impiegato ore per estrarlo e fermare l'emorragia. Il tenente Hammer era lì con tutta la squadra quando gli dissero che era fuori pericolo e riposava. Nessuno poteva entrare, almeno per le prossime ore. L'uomo sospirò sollevato. Edenberg era scappato, ma almeno il suo detective non era morto e Makarov si scuso' personalmente per l'errore commesso.

Era notte fonda quando Hevan, vestito da chirurgo, entrò nella stanza. Tutto l'ambiente era sterile. Osservò Julian. Era pallido, ma respirava. Aveva la maschera dell'ossigeno ed i monitor facevano il loro lavoro. La spalla e il torace erano fasciate, ma era ugualmente bello. Il ladro gli accarezzo' la mano e sussurrò :
<<Mi dispiace tanto. Perdonami, se puoi. Hai cercato di aiutarmi nonostante ciò che ti ho fatto passare. Non doveva andare così, ma non avevo tenuto conto che potevo innamorarmi di te>>
Lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi blu ed una cadde sulla guancia di Julian. Hevan spostò appena la mascherina e si chinò dandogli un leggero, ma dolce, bacio sulle labbra.
<<Addio, Julian>> sussurrò.
Consapevole che non avrebbero mai potuto vivere insieme una vita simile e con il cuore a pezzi, Hevan sparì nella notte. Come aveva sempre fatto.

Julian aprì dolcemente gli occhi e vide il soffitto bianco dell'ospedale. Sentiva un sapore salato sulle labbra ed una cosa che gli fece aggrottare le sopracciglia. Nella mano stringeva un sacchetto di velluto. E capì che erano gli zaffiri.

----------------Note dell'Autore------------

A Venerdì con l'epilogo 😉. Un grande abbraccio.

L'ultima sfidaWhere stories live. Discover now