Capitolo Dieci

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Questa era una pazzia. Una pazzia grande come una casa. Julian pensava esattamente questo mentre si trovava vicino al museo d'arte dove Hevan gli aveva dato appuntamento. Perché aveva accettato? Non poteva semplicemente chiudergli il telefono in faccia e godersi un pomeriggio tranquillo con Heather e Bux? Ovviamente no. Con Heather aveva usato la scusa del suo informatore che aveva cose abbastanza importanti da dirgli. Come avrebbe affrontato quel maledetto ladro dopo la loro precedente e imbarazzante conversazione? Era stato veramente un idiota. Quando entrò nell'edificio, si godette le opere dell'ottocento che erano custodite al suo interno. C'era molta gente, nonostante si avvicinasse il Natale, come sempre. Hevan lo avrebbe aspettato vicino al quadro di Renoir, ma come? Camuffato o nel suo vero aspetto? Non sarebbe stato così stupido da uscire allo scoperto in questo modo. Julian raggiunse il quadro e lo guardò per alcuni minuti. Non era mai stato appassionato di arte, a differenza di Heather.
<<Bello, vero?>>
Julian sussulto' e si girò verso quella voce. Hevan lo fissava sorridendo, vestito come un uomo d'affari. Il completo scuro e l'elegante cappotto nero risaltavano il blu dei suoi occhi. Aveva una valigetta stretta nella mano destra. Che fosse un kit da camuffamento? Probabilmente dato che uno come lui non passava di certo inosservato.
<<Julian...>>
<<Sbrigati a parlare>> disse brusco il detective.
Un sospiro lasciò le labbra di Hevan.
<<Ti hanno mai detto quanto sei scorbutico? Dovresti provare qualche tisana, ha degli effetti benefici, oppure fare più sesso>>
Il ladro vide Julian trasalire appena, segno che aveva toccato un nervo scoperto. Non poté fare a meno di sorridere.
<<Giuro, se non fossimo in un luogo pubblico ti spaccherei la faccia>>
<<Vedi? Ho ragione, sei troppo nervoso>> disse sorridendo.
Julian respiro' piano, le mani affondate nelle calde tasche del giubbotto. Non doveva dargli nessuna scusa per provocarlo.
<<Credevo venissi camuffato>> disse cercando di rimanere calmo.
<<E l'ho fatto. Ma preferisco farmi vedere da te così, piuttosto che con una parrucca e delle lenti a contatto>> rispose sfoderando un sorriso luminoso.
<<Cosa vuoi? Perché mi hai detto di venire?>>
<<Non è ovvio?>> domandò con voce bassa e profonda.
Julian ebbe un brivido lungo la schiena. Lo stesso brivido di quella sera. Quella voce era pericolosa e seducente al tempo stesso. Vide Hevan sfilarsi il guanto di pelle e avvicinare la mano verso il suo viso. Si scosto' ancora prima del tocco.
<<Cosa credi di fare?>> chiese furioso.
<<Io non ho nessun problema a toccarti, detective. A me non importa degli altri. Se volessi potrei baciarti qui, in questo momento, davanti a tutti>>
Julian lo fissò scioccato. Cosa aveva detto?.
<<Tu sei un...un pervertito. Si può sapere cosa diavolo hai in quella testa? Prima mi dici quelle cose al telefono e ora pensi che io ti permetta di baciarmi?>>
<<Non fingere che la nostra conversazione non ti sia piaciuta, Julian. Scommetto che hai immaginato tutto ciò che ti ho raccontato nei minimi dettagli>>
<<Ti sbagli di grosso!>> sbotto' Julian mentre distoglieva lo sguardo. Ed Hevan capì. Il detective realizzò troppo tardi il suo errore. Senza volerlo, gli aveva detto la verità.
<<Julian>> disse dolcemente Hevan.
Julian si morse il labbro ma non sollevò lo sguardo. Perché con lui non riusciva ad essere freddo e impassibile come con gli altri criminali?
<<Julian, guardami, per favore>> ripeté Hevan.
Julian non lo fece e sentì il suo viso venir sollevato con delicatezza. I suoi occhi si specchiarono in quelli color zaffiro di Hevan. Non si accorse di essersi morso il labbro inferiore a sangue, fin quando Hevan non puli' il rivolo scarlatto con il dito.
<<Che cosa vuoi da me?>> sussurrò Julian.
<<Ricorda>> disse Hevan mentre gli accarezzo' il viso.
Julian chiuse gli occhi a quel tocco morbido, poi si rese conto dove si trovavano e lo spinse via.
<<Julian...>>
<<Zitto. Stai zitto. Sparisci>>
Hevan lo guardò e dopo andò via. Julian sospirò ed uscì dal museo. Cosa aveva detto Hevan? Ricorda. Ricordare cosa? Sentì qualcuno afferrargli il braccio e spingerlo contro il freddo muro di un vicolo. Julian si preparò a colpire il suo aggressore, ma il pugno si bloccò a pochi centimetri dalla faccia di Hevan.
<<Edenberg>> disse stupito.
Hevan gli accarezzo' il viso ancora una volta, le dita che sfioravano la nuca. Sentiva Julian tremare sotto il suo tocco. Se l'avesse baciato ora, il detective non lo avrebbe respinto. Ma non lo fece. Doveva essere lui a chiederglielo. Posò le labbra appena sotto l'orecchio di Julian e mordicchio' appena. Sentì un sospirò di piacere e osò posare una mano sul suo petto. Julian piegò la testa di lato esponendo il collo. Hevan abbassò la cerniera del giubbotto e lecco' la pelle candida. Morse e succhio' quel piccolo punto. A Julian scappò un gemito. Quella bocca lo stava facendo impazzire e lui voleva...voleva avere le labbra di Hevan sulle sue. Questo pensiero lo riscosse.
<<No!>> disse mentre lo spingeva via.
Entrambi ansimavano appena ed avevano le guance rosse. Julian non disse altro e uscì dal vicolo. Si mise in macchina e sfreccio' lontano. Hevan osservò tutto. Julian era attratto da lui. Ma un'altra cosa gli diede certezza. Aveva sentito una piccola cicatrice dietro la nuca mentre lo accarezzava.

L'ultima sfidaWhere stories live. Discover now