Capitolo Sedici

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Julian fu stretto dall'abbraccio di Heather non appena varco' la soglia della porta di casa.
<<Julian, santo cielo, dove sei stato? Ero preoccupata>> disse con voce acuta.
Il detective la guardò. Heather aveva gli occhi lucidi e sul divano c'era una coperta, segno che lo aveva aspettato sveglia tutta la notte. Si sentì un grandissimo stronzo. Uno stronzo traditore che non meritava il suo amore. Bux strofino' il muso contro la sua gamba e scodinzolo' felice. Julian lo accarezzo' dietro le orecchie.
<<Allora? Ti ho chiamato molte volte e non hai risposto>> continuò Heather sciogliendo l'abbraccio e mettendo le mani sui fianchi.
Quella posizione significava che non avrebbe mollato la presa. Cosa doveva fare? Dirle che aveva fatto sesso con il ladro che avrebbe dovuto catturare? Che a una parte di lui era pure piaciuto? La testa rischiava di esplodergli.
<<Mi dispiace, Heather>> disse semplicemente.
<<Ti dispiace per cosa? Sono stata in pensiero tutta la notte. José mi ha detto di lasciarti un pochino da solo e l'ho fatto. Non ti ho assillato. Ciò che è successo ad Amber è orribile ma ora sta meglio. È sveglia. Mi ha chiamata José poco fa. Ma prima dimmi dove sei stato>>
Il tono dolce che usava sempre era sparito. Heather era stanca, quasi irritata, e non aveva tutti i torti.
<<Sono stato a casa di un amico. Mi dispiace non aver risposto alle tue chiamate>>
<<Amico o amica?>> domandò stizzita.
<<Amico. La mia unica migliore amica è su un letto di ospedale>> rispose calmo.
<<Il tuo informatore?>> chiese.
<<Sì>>
Non era una bugia. Ma non si era limitato solo a dormire. Heather meritava la verità ma non ora. Aveva delle indagini da fare.
<<Potevi tornare da me>> sussurrò triste.
<<Mi dispiace. Mi dispiace tanto, credimi. Ma ora non ho tempo, Heather. Sono venuto a conoscenza di una cosa e devo andare dai miei genitori per alcune spiegazioni>> disse quasi mortificato.
<<Di quali cose?>>
<<Non ne sono sicuro al cento per cento, ma ti prometto che ti racconterò tutto>>
<<Ti comporti in modo strano da qualche giorno. Pensi che non me ne sia accorta? Sei assente. I tuoi pensieri sono altrove>>
<<La mostra si sta avvicinando e sono davvero teso>>
<<Al diavolo la mostra e quegli zaffiri!>> sbotto' Heather.
Julian la fissò stupito. Mai si era comportata così. Evidentemente i suoi nervi avevano ceduto a causa del suo comportamento.
<<Quando ho scelto di venire a vivere con te, a Chicago, mi avevi promesso che avresti lasciato il lavoro fuori dalla nostra vita privata. Io ho deciso di restare qui e non tornare più in Florida per amore tuo>>
<<Stai dicendo di essere pentita?>>
<<Sto dicendo che mi manca il mio compagno. Non c'è più dialogo. Mi sento sola, Julian. Sei totalmente ossessionato dal catturare quel ladro che ti sei estraniato da me>> disse con voce rotta.
Quelle parole erano maledettamente vere. Era stato così preso da tutto questo casino che aveva trascurato Heather. Lei si era sacrificata per lui e lui non era stato capace di rispettarla.
<<Heather...>>
<<Non dire altro. Vado da Amber. Raggiungimi là, se vuoi>> disse mentre prendeva il giubbotto ed usciva di casa.
Julian maledi' se stesso, la mostra, gli zaffiri ed Hevan. O Christopher. O come diavolo si chiamava veramente. Heather non era una sciocca e prima o poi avrebbe capito che gli nascondeva altro. La loro storia era appesa a un filo che rischiava di spezzarsi, ma meritava di sapere. E dubitava l'avrebbe perdonato. Con un sospiro, prese le chiavi ed uscì.

Ogni volta che vedeva casa sua, si sentiva catapultato indietro nel tempo. Alla sua infanzia. A dei ricordi felici e spensierati. La grande casa dal tetto blu era stata la sua gioia. E quel giardino, ora innevato, un parco dove giocava con i suoi aquiloni. Scorse suo padre, intento a spalare la neve, e parcheggio' la macchina. Julian scese e lo raggiunse.
<<Papà>> disse sorridendo.
L'uomo si fermò e ricambio' il sorriso andandolo ad abbracciare forte.
<<Il mio ragazzo. Come stai? Tutto bene con le indagini?>> domandò.
<<Tutto bene>> rispose.
Nonostante i capelli bianchi e qualche ruga in più, gli occhi azzurri di suo padre erano vivaci come quelli di un ragazzino.
<<Non dovresti sforzarti>> lo ammoni' bonariamente.
<<Suvvia e chi dovrebbe fare questo lavoro? Mi sembri tua madre>> disse ridacchiando.
<<La mamma è in casa?>>
<<Certamente. Sta preparando il pranzo. Vieni dentro e mangia con noi. È una vita che non lo fai>>
Julian annuì e si avviarono in casa.
<<Margaret, vieni a vedere chi è venuto a trovarci>> disse l'uomo.
Dalla cucina uscì una donna bionda e minuta, impeccabile come sempre. Sorrise alla vista di Julian e lo abbracciò.
<<Oh Julian, che piacevole sorpresa. Ti trovo bene. Dov'è Heather?>> domandò sorridendo.
<<Heather non è venuta. Mamma, papà ho bisogno di parlarvi>> disse serio.
<<È successo qualcosa?>> domandò preoccupata la donna.
<<No. Ma ho bisogno di sapere qualcosa, anzi tutto quello che sapete sulla famiglia Johnson. Vi prego, è importante>>
I genitori di Julian si guardarono un momento, poi Margaret disse dolcemente :
<<Frank, fai accomodare Julian nel salotto. Questa è una storia da raccontare davanti ad una tazza di caffè>>

L'ultima sfidaWhere stories live. Discover now