Capitolo Diciannove

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William Bawlding osservava il panorama della città con stupore e meraviglia. Non era la prima volta che veniva a Chicago, ma i grattacieli esercitavano su di lui un certo fascino. Certo, non avrebbe cambiato Austin per nessuna città al mondo. Era fiero ed orgoglioso del suo sangue texano. Gente tosta, così amava definire i suoi abitanti. Il sole stava tramontando e tra poche ore ci sarebbe stata la mostra. Diede un'occhiata agli zaffiri, perfetti come sempre, dalla brillantezza unica e da un meraviglioso taglio a goccia. Cinque, in totale, e dal valore inestimabile. Li aveva vinti durante un'asta a Dubai. Quel ladro non glieli avrebbe portati via. Le sue guardie del corpo erano state scelte in modo accurato. Che ci provasse pure. Un uomo alto e biondo entrò nella stanza. Bawlding si accese un sigaro e disse :
<<Come procedono i preparativi, Makarov?>>
<<Tutto tranquillo, signore. Nessun movimento sospetto>> rispose con un forte accento russo.
<<Ottimo. Avvisa mia figlia di prepararsi per l'evento>>
<<Sarà fatto, signore>> disse uscendo dalla stanza.
Bawlding aveva fatto bene a scegliere lui. Aleksandr Makarov era stato un ottimo agente del KGB. Il perché si fosse congedato rimaneva per lui un mistero. William valutava le abilità e non le storie personali delle sue guardie. Inoltre, Makarov incuteva timore. Forse erano i suoi occhi di ghiaccio così impassibili o forse la cicatrice sulla guancia destra. Si osservò allo specchio. Un tempo era stato anche lui giovane e bello, ora i suoi capelli erano grigi ed aveva messo su qualche chilo, ma aveva costruito un impero grazie alle piattaforme petrolifere in Texas. Impero che sarebbe passato ai suoi figli. Il suo primogenito maschio era sulla buona strada, così come gli altri due. Poi c'era Evelyn, la più giovane e unica figlia femmina. Aveva insistito così tanto per accompagnarlo a Chicago e questo lo stupì molto. Malgrado la loro ricchezza, Evelyn era una giovane donna dallo spirito indomito e fiero. Alle serate di gala, preferiva restare nel ranch di famiglia con i suoi adorati cavalli. Non riusciva mai a dirle di no o a rimproverarla. Aveva la testa sulle spalle e per lui sarebbe rimasta sempre la sua piccola principessa. Era felice che l'avesse accompagnato.
<<È ora di indossare lo smoking>> disse.

Makarov stava camminando per i corridoio del lussuoso albergo quando vide la porta di Evelyn stranamente socchiusa. Si acciglio' e prese la pistola entrando furtivamente. La stanza era in perfetto ordine. Evelyn uscì dal bagno e si spavento' nel vedere la pistola puntata, tanto che le scappò il cellulare dalle mani. L'uomo la mise immediatamente via e lei disse :
<<Accidenti, Aleksandr. Mi hai spaventata>>
<<Perdonami, non era mia intenzione. Ho visto la porta socchiusa e ho pensato...>>
<<Ad un'aggressione?>> domandò divertita facendo brillare i suoi occhi color smeraldo.
<<Una cosa del genere>> rispose.
Evelyn andò verso di lui. Indossava l'accappatoio ed i lunghi capelli castani erano ancora umidi. Sollevò la mano e la posò dolcemente sulla cicatrice. Makarov si irrigidi', inizialmente, poi sospirò godendosi la carezza.
<<Evelyn...>>
<<Ivy. Chiamami Ivy. Con me non sei una guardia, ma una persona. Ed io non sono qualcosa da proteggere, ma una donna che ti ama>> disse dolcemente.
Aleksandr le baciò il palmo della mano e poi la strinse nella sua.
<<Non possiamo. Lo sai>>
<<Chi lo dice? Mio padre? Lui non sa nulla. Non sospetta niente. Glielo dirò, prima o poi. Mi vuole bene...>>
<<Dici bene. Ti vuole bene e vuole il meglio per te. Ho fatto delle cose terribili Ivy. Cose di cui...>>
<<È il passato. Sei cambiato, ormai. Io voglio vivere il presente ed il futuro con te. Ti prego>> sussurrò.
A Evelyn non gli importava ciò che avrebbero pensato suo padre e i suoi fratelli. Amava Aleksandr e lui la ricambiava. Aveva visto del buono nel suo cuore, colto ogni sfumatura di quei bellissimi occhi di ghiaccio che le facevano battere il cuore ogni volta che la guardavano e amava quella cicatrice che in molti incuteva timore ma che lei baciava spesso. Anzi, lo rendeva più affascinante. Makarov la baciò dolcemente e lei fu felicissima di ricambiarlo.
<<Devi prepararti per la serata>> sussurrò mentre le accarezzava il viso.
Evelyn annuì e lo vide uscire dalla stanza. Pensare che prima lui non la sopportava. Ridacchio' al ricordo ed uscì il suo abito.

Julian osservava tutto con attenzione. Il tenente Hammer aveva dato loro le ultime direttive ed ora si trovavano all'interno della Willis Tower. Il salone dove lui e gli altri agenti avevano preso posto era davvero immenso. C'erano teche contenenti zaffiri e diamanti di ogni tipo. Un bottino che avrebbe fatto gola a chiunque, ma l'obiettivo di Hevan erano i gioielli posti nella teca centrale. Bawlding rideva con altri imprenditori mentre al suo fianco, vestita con un abito scarlatto, c'era la figlia. Tre guardie erano posizionate ai lati del vetro mentre la quarta, l'uomo biondo, era distante. Sul viso un'espressione illeggibile. Aveva visto la sua foto sul fascicolo di Hevan, era l'ex KGB. Bawlding prese il microfono in mano e iniziò a parlare alle persone presenti.
<<Buonasera a tutti, amici miei. Io e la mia splendida figlia vi ringraziamo di cuore per l'ospitalità data. Ho fatto moltissimi viaggi nella mia vita, ma Chicago la sento come una seconda casa. Questa mostra è davvero importante, per noi. Con i fondi ricavati potremmo far costruire un nuovo ospedale nella zona che ha subito più danni a causa dell'uragano. Far accelerare i lavori. Nessuno potrà rovinare questa serata, nemmeno il ladro più abile del mondo. Quindi, Hevan Edenberg, se ci sei batti un colpo. Oppure hai cambiato idea?>>
Una risata generale si sollevò dal pubblico. Julian si sentì quasi irritato. Mai sottovalutare Hevan. Si rischiava una sconfitta bruciante. Bawlding sorrise e sollevò il calice pieno di champagne :
<<Alla nostra serata>>
Tutti lo imitarono. Il detective iniziò a sentirsi irrequieto e osservò la teca. Una delle guardie lo fissò sorridendogli in modo sghembo. Julian si gelo'. Quel sorriso...non era possibile. La guardia gli fece l'occhiolino e prima che Julian potesse fare qualche passo ci fu un blackout. Tutti parlavano ad alta voce, visibilmente spaventati. Il detective camminava a tentoni, nel buio, quando la luce ritornò. I suoi occhi ci misero qualche secondo per riabituarsi e quando li riapri' vide un buco nella teca e gli zaffiri spariti. Una donna urlò mentre Bawlding fissava tutto con gli occhi spalancati. Le due guardie stavano perlustrando la zona mentre il russo era sparito. Ci erano cascati tutti!. La guardia che gli aveva ammiccato era Hevan. Si era travestito in modo impeccabile.
<<Trovatelo! Trovate i miei zaffiri e uccidete quel dannato bastardo!>> urlò paonazzo Bawlding mentre la figlia si guardava intorno preoccupata.
Il cuore di Julian perse un battito a quelle parole. Hevan aveva preso le sembianze della terza guardia del corpo con una maschera modellata perfettamente. Doveva trovarlo prima del russo, immediatamente. Un contro era catturarlo. Un conto era ucciderlo. Iniziò a correre.

L'ultima sfidaWhere stories live. Discover now