Capitolo Quattro

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L'acqua calda sulla pelle era un vero toccasana, sentiva i muscoli sciogliersi e rilassarsi. Hevan uscì dalla doccia e avvolse il corpo, scolpito come una statua, in un morbido accappatoio. Strofino' con forza i capelli neri e li asciugo'. Mentre si rivestiva, non poteva fare a meno di pensare alla sfida che aveva lanciato a Julian. La polizia era irrilevante, per lui. Ma era solamente il detective che gli interessava. Sarebbe riuscito a prenderlo? Infilandosi un maglione nero a collo alto, Hevan andò verso la valigia e l'apri'. Sorrise alla vista del bellissimo collier di diamanti. Tutto iniziò proprio con questa collana. L'incontro con il neo detective Moore.

Sei mesi prima :

Il suono delle sirene non faceva altro che aumentare l'adrenalina che aveva in corpo. Era il gioco del gatto e del topo. Ma chi era chi? Hevan si sforzo' di non ridere mentre osservava il collier brillare tra le sue mani. Era stato così facile intrufolarsi nella villa dei coniugi Smith. Così divertente farsi scambiare per un maggiordomo falsificando il suo curriculum. Cinque giorni di totale fiducia e poi...ecco servito il colpo. Rapido, pulito ed elegante. Non gli piacevano le armi, il terrore e gli spargimenti di sangue. Era diverso dagli altri. Un gentiluomo, amava definirsi. Aveva osservato dove la signora Isabel conservava il suo prezioso gioiello e memorizzato subito la combinazione della cassaforte. Poi, in piena sera, lo aveva rubato. La polizia arrivò circa un'ora dopo, ma era ormai lontano dalla villa. Si cambiò gli abiti in un vicolo, gettando quelli da maggiordomo in un cassonetto, e passeggio' non curante per le vie della città. Ma si accorse di non essere solo e si fermò.
<<È scortese seguire qualcuno. Almeno fatti vedere>>
Hevan sorrise quando vide un giovane poliziotto uscire dall'ombra.
<<Buonasera, agente. Come posso aiutarla?>>
<<Magari restituendo il collier alla signora Smith, sporco ladro>>
<<Ma quanto siamo scortesi. E chi ti dice che sia io il ladro?>>
Il biondino lo guardò tagliente, come il tono che aveva usato poco fa.
<<La descrizione combacia con quella del maggiordomo>>
<<Poveri maggiordomi, sempre colpevoli di tutto>> disse sorridendo beffardo.
<<Ti ho visto uscire dal vicolo. E ho visto anche che hai la collana nella tasca della giacca>>
<Se ne sei così sicuro, agente, perché non vieni a controllare?>>
Julian estrasse la pistola e si avvicinò guardigno. Rimase stupito, ora che lo vedeva in viso. Il sospettato aveva i capelli neri e gli occhi blu, mentre l'uomo che aveva davanti era biondo con degli spessi occhiali da vista. Gli occhi erano castani. Un travestimento?. Il tono beffardo che aveva usato poco fa con lui, lasciava intendere quello.
<Vogliamo darci una mossa, agente? È tardi e domani devo lavorare>> disse impaziente.
Hevan si stava divertendo un mondo. Il collier era nella tasca interna della giacca. Cucita in modo da non rivelare nulla. Una perquisizione veloce e non se ne sarebbe accorto. Un piacevole vento rendeva quella calda serata meno afosa. Hevan appoggiò le mani al muro mentre Julian iniziava a perquisirlo. Fu allora che notò il distintivo.
<<Perdonami, allora sei un detective. Credevo fossi un novellino>>
Julian non raccolse la provocazione e continuò con tocchi rapidi e sicuri. E notò qualcosa all'interno della giacca. Si alzò e gli puntò la pistola alla testa.
<<Una tasca interna. Tutto qui quello che sai fare? Patetico>>
<<Patetico? Io?>> chiese ridendo.
Fu talmente veloce che Julian non vide il colpo arrivare. La pistola scivolò lontano dalle sue mani ed ebbe un forte dolore alla testa. Si sentiva stordito mentre veniva trascinato e ammanettato ad un palo.
<Io odio la violenza, detective. I miei colpi preferisco farli in modo pulito. Ma se quelli come te mi puntano una pistola, allora il discorso cambia>>
Julian era furioso. Finito legato al palo come un idiota dalle SUE manette. Gliele aveva prese dalla tasca. Hevan si tolse la parrucca, gli occhiali e le lenti a contatto. Si inginicchio' in modo da trovarsi faccia a faccia con il detective. Gli sollevò il mento con due dita.
<<Come vedi, questa è la mia faccia. Ti faccio i miei complimenti però, dato che hai scoperto la tasca. Devo essere stato troppo frettoloso perché chiunque mi avrebbe lasciato perdere. Ma tu non lo hai fatto. Sei bravo. E non preoccuparti per la testa, non ho colpito troppo forte da farti qualche danno dato che ho studiato e praticato per anni arti marziali. So dove colpire per stordire>>
<<Sei un bastardo! Non sei diverso dagli altri criminali>>
<<No, detective. Non ho ucciso nessuno e mai lo farò. Va contro il mio codice>>
<<Quanto pensi di poter agire indisturbato? So tutto di te, Hevan Edenberg>>
<<Ma bravo. Qualcuno ha svolto i compitini>> disse sorridendo mentre tracciava il labbro inferiore di Julian con il pollice. Premette una mano sulla nuca per avvicinarlo a sé. I respiri si immischiarono.
<A tempo debito, detective, ci rivedremo e potremo parlare di molte cose>>
Hevan posò le sue labbra su quelle di Julian. Il ragazzo spalancò gli occhi per lo shock, specie nel sentire la lingua di Hevan cercare la sua con studiata pazienza. Si irrigidi' e lo morse facendolo sanguinare. Hevan si allontanò, leccando appena la goccia di sangue sul labbro inferiore, e sorrise.
<<Tu sei pazzo!> urlò Julian con le guance rosse e gli occhi pieni di rabbia.
<<Ci vediamo, mio caro detective>> disse allontanandosi.

Hevan sorrise a quel ricordo. Pensava spesso alle morbide labbra di Julian e non vedeva l'ora di incontrarlo ancora una volta. Osservò il sole sorgere dalla finestra. Sette giorni.
<<Che i giochi abbiano inizio>>

L'ultima sfidaWhere stories live. Discover now