cap.19

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Tony's pov
Mentre il dottore parlava io sentivo dentro di me un senso di colpa. Potevo fare di più e salvarlo. Ora capisco il perché di quell'invito,lui non voleva chiarire e fare pace voleva solo assicursi che fossimo a casa per ferrare il suo attacco. Quel mostro giuro che lo uccido e gliene farò passare così tante che in confronto l'inferno è una passeggiata in un giardino fiorito.
Il dottore ci spiegò tutta la situazione, e aggiunse che la ferita di Mark alla testa era troppo grave e nonostante i continui tentativi alla fine una morte cerebrale prese la meglio, ci spiegò che anche senza quel taglio le cose erano già messe mali, ferite troppo gravi affinché un bambino possa sopravvivere.
Nella sala si creò un silenzio assordante, Pepper scoppiò in lacrime e crollò sul mio petto mentre io la stringevo forte, cercando di non versare le lacrime che minacciavano di uscire. Certo era piú ché logico e comprensibile piangere, dopotutto mio figlio è appena morto, ma se crollo io è la fine. Ora la mia famiglia ha bisogno di un punto fisso, una roccia si cui aggrapparsi.
Il silenzio fu poi rotto da un urlo, e immediatamente tutti ci giriamo verso Peter che era rimasto sempre seduto in disparte in silenzio.
Subito pensiamo che l'urlo sia dovuto al dolore che stava provando ora Pete con la perdita di suo fratello, ma bastò un secondo per capire l'esatto opposto. Uno sguardo che mi rivolse Happy, che era accanto a Peter, mi fece scattare verso di lui, seguito poi da tutti gli altri.
Lo sollevai prendendolo per le braccia e cercai di incrociare il suo sguardo, gli occhi erano completamente assenti.
Mi sedetti al suo fianco prendendo Peter tra le bacia e lo feci sedere sulle mie gambe, era congelato, tremava e faticava a respirare.
Rhoedy e Ben corsero subito a chiamare un dottore.
"Hey Petey, tranquillo. Su respira."
Dissi stringendolo di più a me, lui alzò lo sguardo si guardò intorno per qualche secondo.
"Voglio mamma e papà"
Disse scostandosi un po'.
"Pete, ma che dici, siamo noi.."
Gli risposi ma lui continuava a guardarci spavento, poi arrivarono gli infermieri che iniziano a visitare Peter.
Lo portarono in una stanza così che stesse più comodo e noi lo seguimmo, lo visitarono e noi  spiegammo la situazione ai medici.
Il dottore dopo ci parlò in privato lasciando Peter da solo. Era un dottore diverso da quello che visitò Mark, chissà perché era cambiato, forse perché stando in ospedale ci sono tanti dottori diversi, sarà solo un caso.
"Allora cos'è successo?"
Chiese Pepper preoccupata.
"Sembra che l'incidente gli abbia causato uno shock così forte da causargli un attacco di panico, è normale dopo uno evento così soprattutto per un bambino. Ma la situazione è più complicata di questa, il bambino è troppo emotivamente coinvolto nella faccenda. Questo ha fatto sì che lui reagisce a tutto ciò cancellando i propri ricordi..o meglio non li ha cancellati lui inconsciamente ha deciso di non ricordare. Non so ancora quanto a fondo ha dimenticato, c'è bisogno di un'analisi più approfondita."
Spiegò il dottore.
"Ma è temporanea?"
Chiesi preoccupato che il mio bambino non possa mai più ricordare.
"È troppo presto per saperlo. Allora ora ascoltatemi bene, so che tutto ciò può essere difficile per due genitori, e così giovani per lo più. Quindi ora conviene che sistemate le cose prima con l'altro figlio.......sapete quello che non c'è più e poi occuparsi di Peter. Per ora vi posso solo consigliare di tornare a casa e riposare, vi lascio il numero di un'ottima psicologa che può aiutarvi con questo caso"
Concluse e dopo ci salutò.
Pepper rientrò nella stanza da Peter, che era circondato da May, Ben Rhodey e Happy, io rimasi fuori e mi avvicinai a Stane.
Sono a pezzi.
"Oby posso chiederti un favore"
"Certo Tony, qualunque cosa"
"Puoi occuparti tu del, ecco del... funerale per..... Mark?"
Gli chiesi, sono così distrutto che non riesco a fare tutto, sento il macigno sopra di me che ormai mi ha schiacciato.
"Certo Tony. Non preoccuparti risolviamo tutto"
Rispose Stane dolcemente mentre mi abbracciò.
"Grazie Oby"
"Di niente, dopotutto sei come un figlioccio per me"
Ritornai da Pepper e dopo aver ottenuto tutte le carte del caso usciamo dall'ospedale. Pepper e io non ce la facevamo a vedere il corpo di nostro figlio senza vita.
Happy accompagnò Ben e May, mentre Rhoedy ci riporta New York, staremo alla Stark Tower da poco finita di costruire, almeno fino a che la nostra casa a Malibu non sarà ricostruita.
"Hey Tony, se hai bisogno di aiuto chiamami"
Disse Rhoedy appena si fermò davanti alla torre.
"Grazie Rhodey"
"Di niente amico, ci vediamo domani"
Concluse e dopo scendiamo dall'auto.
Peter era terrorizzato, non ci riconosceva, nessuno di noi, eravamo estranei per lui.
Era sull'orlo di scoppiare a piangere.
Lo presi in braccio contro il suo volere.
"Mi lasci, voglio andare da mamma e papà, lasciami, la prego signore non ho fatto niente"
Urlava mentre lo portavo dentro, quanto facevano male quelle parole.
Lo portiamo nella sua stanza, o almeno quello che avevamo progettato per lui e suo fratello, il cammino fu silenzioso solo Peter parlava e si dimenava.
Arriviamo in camera e lo poso sul suo letto, mentre Peter piangeva.
Pepper si sedette al suo fianco cercando di consolarlo e dopo in po' smise di piangere e si tranquillizzò ascoltando la canzone che Pepper gli cantava spesso da piccoli.
"Voglio andare a casa"
Disse tra dei singhiozzi mentre Pepper lo cullò stringendolo al suo petto.
"Sei a casa, Peter. Va tutto bene"
Gli disse.
"Vado a preparare qualcosa da mangiare"
Dissi allontanandomi, quella scena è troppo per me, non posso sopportare di vedere il mio bambino così. Ormai l'ora di cena è più che passata ma stando tutto il giorno in ospedale non avevamo mangiato un granché.
Ci mettiamo a tavola e Peter quasi non toccò cibo.
"Voi chi siete?"
Chiese Peter tenendo in mano la forchetta e giocava con pezzo di carne.
Il dottore ci aveva detto di andare cauti con i suoi ricordi, potevano causargli altri attacchi di panico sempre più forti.
"Ecco Peter, starai con noi fino a quando non starai bene e ricorderai poi tu stesso.."
Spiegò dolcemente Pepper.
"Ma io vi conoscevo?"
Chiese, avevamo raccontato a Peter cosa fosse mediamente successo, senza scendere nei dettagli. Peter infondo è sempre il ragazzino più sveglio degli altri e iniziava a fare domande specifiche, ma noi deviavamo sempre il discorso.
"Si piccolo ci conoscevi, ma non preoccuparti tornerà presto tutto alla normalità"
Continuò Pepper, nonostante facesse male. Era come se in un istante avevamo perso entrambi i figli.
"E voi conoscevate i miei genitori?"
Continuò Peter, a questo punto era troppo da sopportare.
"Okay basta"
Dissi ingogliando il boccone che avevo in bocca e posai la forchetta sul tavolo indicando il ragazzino che avevo di fronte. Cercai di avere un tono calmo e non aggressivo non volevo spaventarlo ma non riuscivo a sopportare tutto ciò.
"Ascoltami bene Peter. Io sono Tony Stark lei è Pepper Potts, e tu sei nostro figlio. Io sono tuo padre e lei tua madre. Devi ricordartelo non puoi fare così, intesi!?"
Gli dissi mentre vidi gli occhi di Peter cambiare, diventarono spaventati e dopo si riempirono di lacrime.
Poi guardò nel vuoto e respirò affaticato, temo di aver fatto una cazzata, Pepper mi guardò preoccupata per poi passare a Peter.
"Pete"
Disse toccandogli una spalla.
"NO! NON È VERO. MIO...MIO FRATELLO NON È MORTO E VOI NON SIETE.."
Urlò alzandosi in piedi buttando il piatto per l'aria mentre due lacrime gli rigatoni il viso, non concluse la frase poiché scappò via.
"Ho fatto una cazzata"
Dissi appena lui era lontano.
"No Tony, non è colpa tua. Tutta questa situazione è insensata e folle. Ora dobbiamo trovarlo"
Mi disse posando una mano sulla mia spalla.
Per fortuna Jarvis era già alla torre, certo l'edificio non è concluso manca solo da allestire i primi cinque piani e aggiungere qualche decorazione qua e là, ma per il resto era operativa. Dissi a J di bloccare ogni porta e finestra compreso l'ascensore, sono sicuro che non può scappare è un posto nuovo quindi non ha ancora scoperto un qualche modo per sfuggire e grazie a Jarvis lo trovammo subito.
Si era fermato davanti ad una vetrata a guardare New York dall'alto.
"Peter, tutto bene?"
Disse Pepper avvicinandosi per abbracciarlo.
"Voglio andare a casa, voglio andare da mamma e papà"
Disse piangendo stringendosi a lei.
"Vieni ora andiamo a letto domani mattina verrà una dolce signora che può aiutarti"
Rispose lei portandolo a letto e dopo gli lesse un libro mentre lo teneva abbracciato a lei.
Io in disparte rimasi a guardare per qualche secondo poi risposi ai numerosi messaggi ignorati fino a poco fa.
Mi erano arrivati molti messaggi da parte di tutti. Solo uno mi colpì, quello di Stane.
"Tony ho organizzato tutto, il funerale ci sarà domani mattina, chiamami se hai bisogno"
C'era scritto, il funerale era fissato dopo il nostro incontro con la psicologa, poi tornai nel mio laboratorio.
"Okay Jarvis abbiamo nuovi giochi qui, ma il lavoro è lo stesso, costruiamo armature"
A quanto pare è l'unica cosa che so fare, e l'unica che mi tenga distratto da tuto questo schifo senza precipitare nell'oblio.
Sentii dei passi arrivare verso di me, guardai di sfuggita l'ombra, piccola e minuta, rimase in silenzio e non accennò a muoversi.
"Hey ragazzino, che ci fai lì?"
Gli chiesi e lui solbazzò appena udii la mia voce.
"Ehm, mi scusi non volevo... signore e solo che..."
Inizio a dire un po' spaventato.
"Hey no piccolo, non avere paura."
Dissi avvicinandomi e lo presi in braccio.
"Perché sei sveglio? Problemi a dormire?"
Chiesi e lui annuii.
"Guarda qui ho qualcosa per te"
Lo portai fino alla scrivania dove si trovava una cosa che a Peter avrebbe fatto molto piacere, il suo orsacchiotto Ironman. Lo stringeva mentre tutto si svolgeva, non sapevamo se era una cosa buona che lui lo vedesse per evitare di ricordare l'incidente e quindi è stato "trasferito" qui nel mio laboratorio l'unico posto dove in teoria Peter non dovrebbe mettere piede.
Ma decidi di rischiare lo stesso, il mio bambino è spaventato se posso fare qualcosa per calmarlo devo farlo.
Gli porsi l'orsetto e Peter lo accettò volentieri.
"Lui si chiama Orso, e vuole restare con te. Può restare?"
"Si"
Rispose stringendo a sé l'orso.
"Tu sei Ironman?"
Disse guardando l'unica armatura che si era salvata, a parte quelle dieci che ora stavano nella cantina sotto terra in caso i emergenza.
"Si sono Ironman. Vuoi costruire qualcosa con Ironman?"
Gli chiesi e lui annuii asciugandosi le lacrime.
E così la notte passò costruendo armature con mio figlio, ma con un vuoto dentro di me, perché anche se poteva sembrare una normale sera a casa Stark io sapevo che da ora tutto sarebbe cambiato.

¡Hola!
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Ci vediamo presto.
~Leo.

Before Peter ParkerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora