Noto solo ora che fra le mani tiene la cornice con la foto della mamma. Un'ondata di rabbia mi fa tremare.

"Perché sei tornato?" ringhio stavolta senza levare lo sguardo dalla foto che tiene con sé.
I capelli sono più lunghi rispetto all'ultima volta che l'ho visto, ma il ghigno è sempre lo stesso.

"Perché ti devo parlare"

Sbuffo, sentendo il sangue ribollire nelle vene. "Sei sparito per mesi, e ora credo di poter ritornare come se niente fosse?" non mi rendo conto di gridare, le parole escono dalla mia bocca senza alcun controllo.

Nei suoi occhi passa una scintilla di stupore. Si aspettava una reazione diversa, si aspettava che piangessi o che obbedissi a ogni suo ordine.
Ma stavolta non andrà così, sono stanca. Non gli permetterò più di controllarmi come una marionetta.

"Non alzare la voce con me" ringhia a sua volta irrigidendo la mascella.

Stringo i denti, consapevole anche di non dover esagerare. So di cosa è capace.

"Tu hai qualcosa che mi appartiene" continua poi, passando le dita sul vetro della cornice di legno chiaro.

"E cosa ti fa pensare che io sia disposta ad aiutarti? Dopo tutto quello che hai fatto..." mi mordo l'interno della guancia per obbligarmi a tacere.

Lui scoppia a ridere, rivelando i denti giallastri.
"Tu ora farai tutto quello che ti dirò, mi hai capito bene? La vedi questa casa? Chi pensi l'abbia comprata? E i soldi che usi per mangiare di chi sono?" continua posando la cornice sul tavolo, e portando poi le mani in grembo.

Mando giù un boccone amaro.
"Puoi tenerti i tuoi soldi sporchi, a costo di morire di fame" sentenzio sfidandolo.

"Quand'è che sei diventata così stupida ragazzina?"

"Da quando ho capito che razza di persona sei" sputo acida.

Lui si alza di scatto dalla poltrona, e con qualche passo mi raggiunge.
Mi afferra un braccio, stringendolo sempre di più.
Soffoco un grido di dolore.

"Ti conviene aprire la scatola, così magari capirai" dice spingendomi con forza a terra, lasciandomi il braccio.

Atterro con un tonfo sordo, e una scintilla di dolore mi attraversa il viso, trasformandolo in una smorfia.

Prendo fra le mani l'oggetto di cartone, e lo apro.
Dentro, una serie infinita di fotografie.

Nella prima ci sono io che corro, più o meno due mesi fa.
In un'altra mi si vede di spalle al George Street Diner.
Una in cui sono in macchina con Madison.
Una mentre sto uscendo da scuola.

Il cuore accelera sempre di più mentre le guardo, mentre mi rendo conto che le mie paranoie non erano infondate, ma che qualcuno mi stava seguendo veramente.

Trattengo il respiro quando l'occhio mi ricade sul fondo della scatola, dove la foto ritrae Shawn che mi bacia.

Il labbro inizia a tremarmi.
"Che diavolo sono queste?" balbetto senza riuscire a staccare gli occhi da tutti quegli scatti.

David passeggia tranquillamente nel salotto, guardandomi divertito.
"Ho mandato uno dei miei a farti qualche foto" risponde ovvio.
Un brivido mi scuote tutto il corpo.
"Prendile come un avvertimento, fai quello che ti diciamo, altrimenti dí addio ai tuoi amici" le sue labbra si incurvano in un sorriso maligno, mentre le sue mani si spostano sulla cintura dei pantaloni, dove spunta un aggeggio nero che riconosco.
Sussulto istintivamente.

~Perfectly Wrong~ S.M.Where stories live. Discover now