Vita da Sirenetta

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Vita da Sirenetta

di il_sorriso_di_Derek

Tutti sappiamo che le più grandi passioni iniziano per puro caso. Il mio amore per il fandom del nuoto è nato proprio così, per colpa di uno scherzo del destino. All'età di tre anni ero piccola, decisamente troppo piccola; così, i miei genitori, hanno avuto la brillante idea di iscrivermi ad un corso di nuoto. Il motivo principale di questa scelta sembra fosse che avevano sentito che il nuoto facesse venire le spalle larghe, quindi hanno pensato: "Facciamola provare, giusto quanto basta per farla diventare un po' più robusta." Quella scelta fu la loro rovina. Vi basti sapere che, da una cosa che doveva durare un anno massimo, sono diventati undici, lunghi anni che passo le mie giornate in piscina.

Il nuoto mi ha cambiata, non solo la mia fisicità, ma anche il mio modo di pensare. Sono più ottimista, ho un carattere più forte, maggiore forza di volontà e mi ha reso anche più testarda.

La mia vera storia col nuoto inizia quando avevo circa otto anni, il mio allenatore mi disse che secondo lui io ero pronta per fare agonistica, accettai, anche se non sapevo bene ancora cosa significasse quella parola. Così passai dall'allenarmi due volte a settimina a tornare in acqua sei giorni su sette. Era dura, ma io stavo con i miei amici, mi divertivo e non lo prendevo come una cosa seria.

Una volta entrata alle medie iniziò il vero trauma: i miei compagni iniziarono a uscire e quando mi chiedevano di aggiungermi a loro io mi trovavo costretta a rifiutare. Inizia ad allontanarmi sempre di più da questo magnifico sport, solo per far felici gli altri, per non sentirmi quella strana che andava messa da parte. Iniziai ad uscire pure io dato che ormai mi allenavo poco e niente, ma mi sentivo sempre più vuota, sentivo che mancava qualcosa.

Non ci feci caso, fino a quando, l'estate del 2016, ci furono le olimpiadi. Non riuscii a trattenere il desiderio di accendere la TV e vedere almeno una gara. Fortuna volle che accesi il televisore poco prima l'inizio dei cento metri farfalla (si può dire anche delfino) maschili. In prima batteria c'erano i tre delfinisti più forti al mondo: Michael Phelps, Chad Le Clos e Laszlo Cseh. Notai che, stranamente, nessuno di loro tre si trovava in corsia quattro (in corsia quattro, di solito, fanno partire il più veloce della batteria), anzi, in quella corsia si trovava un ragazzo dai tratti asiatici che sembrava avere sì e no vent'anni.

Incuriosita, decisi di guardare la gara, tifando per Le Clos, campione olimpico di Londra 2012 nei duecento farfalla. I primi cinquanta metri furano fantastici, tutti i partecipanti erano più o meno attaccati, nuotavano in modo divino tanto che sembravano volare sull'acqua. Un momento di nostalgia mi travolse, mi scesero delle lacrime. Mi mancava il nuoto. Se quella gara iniziò magnificamente, il finale fu epico. La telecamera si concentrò su Phelps e le Clos, che avevano intrapreso un testa-a-testa fantastico, nessuno dei due cedeva centimetri all'avversario, nuotavano sincronizzati, per un attimo arrivai a pensare che ci sarebbero stati due primi. Non sbagliai di così tanto.

Per gli ultimi dieci metri la telecamera ritornò ad inquadrare tutta la batteria, ed io mi accorsi che, né Le Clos, né Phelps e neanche Cseh sarebbero arrivati primi. Il ragazzo in corsia quattro era in testa e vinse la gara. Il sorrise che fece, una volta realizzato di aver vinto, era semplicemente bellissimo. Joseph Schooling, questo era il suo nome. La cosa veramente fantastica di quella gara fu che Joseph arrivò primo, Phelps, le Clos e Cseh, invece, arrivarono secondi a pari merito, un continente su ogni gradino del podio. Vedere il vincitore che, dopo aver battuto il cinque ai vinti, si lancia fra le braccia di Phelps biascicando in inglese un "grazie", mi commosse. È grazie a lui che ripresi a nuotare seriamente.

Mi ricordo che, una volta tuffata in piscina dopo tanto tempo, fu come se avessi ricominciato a respirare, in quel momento ho capito che, anche se quel tempo lo avrei potuto spendere in altri modo, il nuoto era diventato tutto per me.

Ormai sono passati tre anni da quell'estate. Tre anni di pianti e risate, di arrabbiature e sorrisi, di dolore e di felicità, di perdite ma anche di vittorie. In tre anni ho imparato che perdere fa parte del gioco, non ci sarà mai un vincitore se non c'è il perdente; ho imparato il significato della parola "sacrificio" e ho sentito la sensazione che si prova nel poter dire " ho vinto!": la felicità che provi è una cosa inspiegabile perché ti rendi conto che tutte le ore di allenamento, il dover dire "No" alle uscite con gli amici, la fatica provata ogni giorno è servita a qualcosa; la mano che ti trema per l'emozione quando te la stringono dopo che ti hanno porto la medaglia, ti fa sentire comunque potente, anche se sai che le gambe ti stanno per cedere.

Rosolino, campione olimpico nei duecento misti a Sidney 2000, disse "Il momento in cui tocchi il muretto per primo dura solo pochi secondi, ma te lo porti dietro per tutta la vita." Bhe, direi che quel cento dorso di due anni fa me lo ricordo ancora bene.

Ormai ho il posto fisso ad ogni competizione natatoria presente a Roma, credo di essermi fatta tutte le edizioni del trofeo internazionale "Sette Colli". Purtroppo Joseph quest'anno non vi ha partecipato, ma sono comunque riuscita a vedere il duecento farfalla di Le Clos. Che emozione vedere Federico Burdisso, diciasettenne di Pavia, dargli ben due metri.

Il nuoto mi ha fatto conoscere anche persone fantastiche che mi hanno fatto crescere, che mi hanno supportato (anche sopportato) sempre in ogni mia scelta e, soprattutto, che mi strappano una risata anche nei momenti più brutti, come succede in qualunque altro fandom.

Nonostante tutto, molto (forse troppo) spesso, sento persone ripetermi: "Lascia il nuoto, intanto nella vita non ci farai mai nulla, pensa a qualcosa di più utile come la scuola." Ogni volta che sento questo cose penso: ma alla gente perché importa tanto quello che farò IO? Per quanto mi riguarda potrei anche fare la gelataia in futuro, ma a loro non dovrebbe importare. Lo so che non diventerò mai la nuova Pellegrini, ma loro non sanno che io non faccio nuoto per vincere... io lo faccio per vivere.

E voi, avete fatto un'esperienza simile? Cosa provate quando praticate il vostro sport del cuore?

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E voi, avete fatto un'esperienza simile? Cosa provate quando praticate il vostro sport del cuore?

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