Capitolo quattordici

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Che strana che era la mia vita. Sembrava un giallo. Se avessi dovuto riassumerla in una parola, avrei detto Vendetta. Se avessi dovuta riassumerla in due, invece, avrei aggiunto anche Sporca, perché c'è chi si vendica in modo pulito, e c'è chi no, come me. Io avevo creato un profilo su GameOnSex, con lo pseudonimo TheSexyKarla, per comprare detective competenti che scoprissero che la morte di mia madre fosse stata a causa di affogamento da parte di Alejandro Cabello. Poi quando la situazione era diventata complicata con l'arrivo dell'hacker, ero scappata ad Amsterdam. Poi? Lauren Jauregui, la ragazza misteriosa che papà scopava solitamente e che io avevo conosciuto in una notte, era arrivata ben sotto casa mia, nominandosi come la figlia di Chacker, quello che sarebbe dovuto essere avvocato morto, da cui avevo creato una nuova identità, grazie alla mia sicurezza che riuscì a contattare un'orfanotrofio e falsificare i documenti. Ero diventata figlia di Michael Chacker. La polizia di seguito si era presentata sotto casa mia per contatto di Lauren, che non so per quale motivo riuscì a farmi uscire dal guiaio prestandomi una sua vecchia casetta di legno in un bosco di Brooklin, e non so come, riuscì a farsi raccontare la mia storia dalla sottoscritta.

Dio, la mia vita era un casino, e se l'avessi dovuta raccontare a qualcuno, quel qualcuno come minimo mi avrebbe chiusa in un manicomio. Non mi sarei stupita se qualcuno si sarebbe confuso a sentirla raccontare. La mia vita sembrava una telenovela drammatica, che solo in tv trovi. Una di quelle telenovele che se perdi di vista per un secondo, non capisci più il continuo della storia.

Quella mattina, arrivata nella casetta di Lauren, mi diedi tempo per pensare a tutta la mia vita, non tralasciando alcun particolare. Credevo che stessi diventando pazza.

La casetta era piccola. Un bagno, una cucina e una camera da letto. Niente di più, niente di meno. La scorta di cibo, acqua e vestiti me l'avrebbe portata Lauren. Io mi sentivo a disagio per quelle attenzioni che mi voleva dare e credevo che lei nascondesse qualcosa; quel presentimento mi faceva sentire in colpa. Forse era soltanto buona.

Dopo aver pulito la casa con i detersivi presenti in bagno, mi lasciai cadere sul divano, e notai una foto incorniciata su un quadro vecchio con una cornice vecchia artigianale di legno. C'era Michael Chacker, lo avevo riconosciuto subito. Poi una ragazza giovane e una donna che baciava sulle labbra Chacker. Doveva essere la madre di Lauren.

Lauren...

Era impossibile non sorridere guardando quella foto. Sembrava così serena in quella foto. Non aveva gli occhi che avevo incontrato quando l'avevo conosciuta. Lì era tranquilla e felice.

Perdendomi nei pensieri, pensai a quello che stava per fare la notte scorda. Lei non voleva farmi del male. Voleva che le confidassi le mie debolezze. Lei stava per farlo con me.

No, non mi piaceva, non poteva essere. Forse... erano solo gli ormoni. In fondo, non fare sesso con qualcuno da tempo, non aiutava la mia situazione.

Era notte fonda. Mi ero fatta accompagnare da Lauren lì. Mi aveva detto che mi avrebbe portato dei vestiti e del cibo, così io decisi di uscire dalla casetta di legno, scendere le scale scricchiolanti e sdraiarmi sull'erba, ammirando le stelle.

Dopo circa un'ora ero ormai in dormiveglia, finché non sentì dei passi vicino a me, poi qualcuno si sedette sull'erba e sentì un peso, tipo una borsa sbattere contro l'erba. Era Lauren. Aveva portato le cose che mi servivano.

"Se te lo stai chiedendo non sto dormendo. Appena ti ho sentita mi sono svegliata. Quindi stai tranquilla" dissi.

"Vuoi fare una cosa stupida?" mi domandò.

Io aprì gli occhi e mi misi di fianco per guardarla. Avevo un sopracciglio alzato.

"Cosa?" domandai.

Prima che potessi dire qualcosa, il suo corpo si ritrovò sul mio, e iniziò a farmi il solletico dappertutto, facendomi scoppiare a ridere.

"Ti prego, smettila!" dissi tra una risata e l'altra. "Per favore!" cercai di divincolarmi, ma fu praticamente inutile. Il suo corpo mi inchiodava a terra, e i miei muscoli tesi non erano mai abituati a quei gesti. "Laur, smettila!"

"Non la smetto" disse lei, ridendo divertita, mentre continuava a solleticarmi lo stomaco. Poi le sue mani scivolarono sotto la mia maglietta e mi resi conto che il suo centro era a contatto con il mio. "Non ti ho mai sentita ridere" mi diede un po' di tregua. Le sue mani liscie erano a contatto con i miei muscoli.

"Sul serio?"

"O almeno non ricordo" disse lei, sorridendo felice. "Dovresti farlo un po' più spesso"

"Qusto era il gioco di cui parlavi?" domandai, alzando un sopracciglio divertita.

"In realtà questo sarebbe dovuto essere il preliminare"

"Di cosa?" ero curiosa, forse un po' spaventata.

"Di questo" le sue mani mi massaggiarono i fianchi.

"Lauren... io ti ho detto che-"

Lei emise uno shh, e ritornò a massaggiarmi.

"Non può succederti niente, Camila. Lasciati andare"

In quel preciso istante, in cui io ero riluttante, lei ricevette una chiamata, che la fece allontanare all'istante.

"Scusa..." si allontanò dal mio corpo e mi lasciò un senso di amaro in bocca.

I suoi occhi non erano più quelli della bambina di prima che amava vedermi ridere. Sembrava la Lauren di sempre. La ragazza misteriosa, con sicuramente un brutto passato alle spalle.

Forse io e Lauren eravamo simili, ma sentivo che il giorno della fine fosse vicino; avevo quella brutta sensazione.

***

Nel prossimo capitolo ci saranno le rivelazioni cheavete sempre aspettato. Capirete tutto, ve lo assicuro, e rimarrà dopo quel capitolo solo un dubbio da risolvere.
Ascolterete la chiamatra tra Lauren... e l'altra persona.
Secondo voi ci sarà? Se mi tartassate di commenti forse pubblico oggi visto che ho il capitolo successivo quasi pronto 🌚
Sapete che amo ricevere varie opinioni.

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