16. Gelosia accecante

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Alberto's pov

Rimango impassibile. Sapevo che c'era qualcosa in lui che non mi piaceva, l'ho sempre detto. Sapevo che c'era soltanto una cosa che avevamo in comune. Anzi, una persona. Tish.

L'avevo capito dal modo in cui la guardava quando lei non lo vedeva, da come le accarezzava la schiena quando era in difficoltà, dal luccichio dei suoi occhi quando la vedeva entrare in una stanza, da come la toccava quando la aveva a pochi centimetri di distanza e da come le parlava quando era di fronte a lui. Ne era totalmente rapito.

Nonostante i nostri dissapori, non avevamo mai avuto problemi né litigi furiosi. Ho sempre placato la mia gelosia nei suoi confronti, ma non so ancora per quanto riuscirò a farlo. Tengo a lei più di qualsiasi altra cosa al mondo.

«Me ne ero accorto» mormoro, dopo un breve silenzio. «Certi gesti sono inequivocabili»

«Non pensavo potesse provare qualcosa per me» solleva le spalle, poi abbassa lo sguardo. «Mi ha portata nello spogliatoio, si è dichiarato e poi ha cercato di baciarmi» sussurra l'ultima frase con un filo di voce.

«Cosa?» sbotto, serrando la mascella.

«Sì ma, amore, non è successo nulla» si avvicina, prendendomi le mani ed il tocco sembra farmi calmare. «Io l'ho respinto dandogli uno schiaffo» sorrido soddisfatto.

«Resta il fatto che ci ha provato spudoratamente e davanti a me anche. Ti vedeva stare male e, invece di aiutarti, voleva approfittarne» annuisce consapevole.

«Avrei dovuto ascoltarti. Non saremmo in questa situazione adesso» si morde il labbro inferiore.

«Non è colpa tua e di certo non sono arrabbiato con te, anzi. Sono contento che tu l'abbia picchiato, avrei voluto essere lì solo per vedere la sua faccia in quel momento» ridacchio e scuote la testa. «Lo terrò d'occhio e, se dovesse fare qualcosa contro la tua volontà, sarò al tuo fianco per difenderti» mi sorride e finalmente mi guarda negli occhi.

Prende il mio volto tra le sue mani e mi bacia, distendendosi sul letto. Approfondiamo il contatto e mi ritrovo sopra di lei, mentre la stringo dai fianchi. Se mi chiedessero cos'è per me il paradiso, risponderei le sue labbra. Soffici, morbide, calde, carnose e colore ciliegia. Sono pura droga, ma non posso farne a meno. Ho bisogno della mia dose giornaliera dei suoi baci. Sposto una mano sotto la maglia, mentre le sfioro la pancia. Ansima nella mia bocca ed io sorrido. È l'effetto che le mie dita fanno quando le accarezzano la pelle nuda. La tocco con delicatezza, per paura di farle del male. Tijana è come un vaso di cristallo. Se non sai come trattarlo, rischi di frantumarlo. Io l'ho fatta soffrire e non me lo perdonerò mai, ma voglio rimediare. Tutti quei giorni senza neanche guardarci mi hanno lacerato, mi hanno fatto capire quanto io sia dipendente da lei e quanto io la voglia nella mia vita.

Le nostre lingue danzano e nel mio stomaco sento mille farfalle svolazzare. Mi stacco dalla sua bocca e la vedo contrariata. I nostri petti si alzano e si abbassano velocemente, per via della mancanza di aria. Io, però, le sorrido e le mordicchio dolcemente l'orecchio. Mi inumidisco le labbra e le adagio sulla sua clavicola, per poi passare all'incavo del suo collo ed infine sotto l'orecchio. Il suo punto debole. Le lascio un scia di baci, per poi sollevarle la maglietta e gettarla a terra. Continuo il mio percorso, mentre passo al suo petto e la mia bocca perlustra attentamente tutta l'area. La bacio ovunque e, in risposta, stringe leggermente i miei ricci. Geme debolmente quando scendo verso la parte bassa del suo ventre.

«Ti prego, non ce la faccio più» boccheggia ed apre gli occhi e noto che sono lucidi.

«A fare cosa, piccola?» le chiedo tranquillamente.

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