17. Instabile

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Tish's pov

Oggi mi scoppia la testa, ma sono in sala prove con Alvis. Dopo che ieri era entrato in camera sbraitando, non gli avevo più rivolto la parola. Mi ha ferito ciò che ha detto, non ne aveva alcun diritto. Non poteva fare ipotesi sulla base del nulla, non glielo potevo permettere. Mi poggio all'asta del microfono, mentre il maestro Perris ci spiega come cantare al meglio la nostra assegnazione. Non lo ascolto neanche, non trovo nemmeno le forze. Poi, come se mi avesse letto nel pensiero, solleva la testa e posa il suo sguardo di me. Piega il capo di lato, continuando a guardarmi. Il ragazzo al mio fianco imita il suo gesto cercando di decifrare la mia anima. Ma non è bravo come Alberto.

Mi siedo sullo sgabello, non mi reggo in piedi per il dolore lancinante che sento in questo istante. Persino la musica non allevia questa sofferenza, anzi sembra addirittura peggiorare la situazione. Sbuffo, alzandomi e recandomi in bagno sotto due paia di occhi in disappunto con il mio repentino cambio di programma. Chiudo la porta alle mie spalle ed osservo il mio riflesso nello specchio. Sono in uno stato pietoso, nonostante il trucco che copre le mie imperfezioni. Ho gli occhi lucidi, le labbra secche e due pesanti occhiaie ancora visibili nonostante il correttore ed il fondotinta.

Apro il rubinetto e mi sciacquo il viso, tentando di riprendermi. Il contatto con l'acqua fredda mi provoca un brivido, ma non l'effetto sperato. Mi tampono con il piccolo asciugamano vicino al lavandino, per poi sedermi sul water. Vorrei tanto tornarmene a letto, ma ho un duetto da fare e non mi sento ancora abbastanza pronta per affrontarlo. Per quanto io fossi scettica all'inizio, devo ammettere che sta andando piuttosto bene -anche se potrebbe andare meglio. Sento bussare e quel piccolo rumore, si trasforma in un boato nella mia mente. Così, decido di aprire. Abbasso la maniglia e mi ritrovo il mio ragazzo davanti, che mi scruta attentamente. Gli faccio cenno di entrare, per poi rinchiudere la porta alle sue spalle.

«In sala relax eri silenziosa, ho pensato stessi poco bene» annuisco e mi rifugio nel suo petto. «Cosa succede?» sussurra, accarezzandomi i capelli.

«Non lo so, ma ho un mal di testa assurdo» mormoro, abbracciandolo.

Tra le sue braccia mi sento così protetta, così al sicuro che anche se fuori ci fosse un uragano so che ne uscirei illesa, perché c'è lui qui con me e questo mi basta. Non voglio nessun altro al mio fianco adesso, per farmi stare meglio. Nessuna parola di conforto, se non la sua. Lo stringo e lui mi attira ancora di più a sé dai fianchi, tenendomi saldamente incollata al suo corpo. Non ho bisogno di altro. Mi culla dolcemente e io mi sento in paradiso, dimenticandomi persino dello spazio angusto in cui ci siamo rifugiati per avere un po' di intimità. 

«Ti accompagno in camera, devi riposare» mi bacia la fronte. «Non puoi restare a provare in queste condizioni, non te lo permetto» sorrido.

«Grazie, amore» attacco le mie labbra alle sue, in un tenero bacio.

«Basta ringraziarmi, lo faccio solo e soltanto per te» mi prende in braccio.

«Dai, mettiti giù» mi lamento divertita, ma scuote la testa.

«Assolutamente no» stringe la presa. «Sono tutti occupati a provare e, se qualcuno dovesse chiedere, dirò semplicemente che ti sei sentita poco bene e che ti sto portando in stanza. Non c'è niente di male, piccola» gli circondo il collo con le braccia.

Alberto's pov

La osservo dormire e le sfioro la guancia. Siamo distesi nel letto e lei si è addormentata, mentre ci coccolavamo. Era veramente stanca e, anche lo aveva negato fino allo stremo delle sue forze, il fisico ne risentiva fortemente. La litigata con Alvis e le estenuanti prove l'hanno stressata talmente tanto, da provocarle un'emicrania. Ha cercato di nasconderlo a se stessa, ma non poteva farlo anche con me, lo avevo notato ancora prima che lei me lo dicesse.

Era già strana questa mattina, dato che aveva fatto colazione soltanto con un bicchiere di acqua, senza toccare cibo. Le scosto i capelli dal viso delicatamente, per non svegliarla. Ha solo bisogno di riposo ed io ho bisogno di lei, tanto quanto l'aria che respiro. Tiro le lenzuola verso di noi, coprendoci. La sua presa sulle nostre dita intrecciate si fa più salda e sorrido, vedendo che combaciano perfettamente.

«Non sai quanto ti amo, stellina» poggio le mie labbra sul dorso della sua mano. È così pura. «Nessuno ti farà mai più del male, non fino a quando ci sarò io al tuo fianco» sibilo.

Sento il suo telefono vibrare e mi acciglio. So che non dovrei leggere, ma la curiosità mi sta letteralmente divorando. Lo afferro, senza muovermi troppo, e leggo la notifica. È un messaggio da parte di Alvis.

Titi, sei sparita dalla sala prove e mi sto preoccupando. Vengo subito da te.

Blocco lo schermo e sbuffo. Poco dopo, sento dei passi fuori dalla porta. Sono sicuro che sia lui. La porta si apre ed il ragazzo avanza, per poi guardarmi.

«Che ci fai tu qui?» mormora a bassa voce.

«Potrei farti la stessa domanda» affermo. «Senti, vattene. Ora sta dormendo, lasciala in pace. Non ti è bastato quello che le hai detto ieri?» serro la mascella.

È l'unica persona in grado di tirare fuori il peggio di me. Forse perché sta invadendo gli spazi della mia ragazza e non posso permettere che ciò accada, non ora che lei è tranquilla, che ci amiamo, che abbiamo trovato la serenità e che lei ha trovato un suo equilibrio. Tutto quello che abbiamo costruito non può vacillare. Non ancora, non più.

«Le ho già chiesto scusa, non devo giustificarmi anche con te» sputa acido. «Perché sei nel suo letto, te ne stai approfittando?» domanda avvicinandosi, ma lo respingo.

«Non ti azzardare a toccarla. Non lo farei mai, non sfrutto le sue debolezze per ottenere qualcosa. Io la amo davvero» sgrana gli occhi.

«Quindi, tu e lei state insieme?» si acciglia.

«Non sono cazzi tuoi, Alvis. Fuori» gli indico ma porta.

«Sappi che non finisce qui» mi minaccia.

Raggiunge velocemente l'uscita, per poi sbattere violentemente la porta. Tish apre le palpebre, confusa. Che gran pezzo di merda. La abbraccio e la stringo, come se fossi l'ultima volta. Le sue iridi incontrano le mie, in cerca di spiegazioni. La tranquillizzo, facendole delle piccole carezze sui capelli. Le bacio le labbra e ricambia, sorridendo.

«Scusami» mormoro.

«Per cosa?»

«Non volevo svegliarti, sei così bella mentre dormi» ridacchia. «Come ti senti ora che hai riposato?»

«Un pochino meglio, ma con chi parlavi prima?» mi paralizzo.

«Shh, non ci pensare e lasciati baciare» assaporo le sue labbra ancora ed ancora. Non ne ho mai abbastanza. «Resterei qui tutto il giorno. Soltanto io, te e il nostro amore» arrossisce, ma sorride ampiamente.

«Ti amo così tanto» gioca con i miei ricci.

«A chi lo dici, beddazza»

E restiamo così, nel nostro mondo pieno di amore.

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Hi, guys. So che il capitolo è brutto, noioso e fa cagare. Oggi non sono in forma, ma nel prossimo mi impegnerò di più. I promise. Anyway, se vi piace lasciate una stellina e/o un commento. Buona lettura e tanti bacini.

Mar.

Black & WhiteWhere stories live. Discover now