"Nono, fai pure" risponde mettendosi comodo sul letto.

Sbuffo attaccando le grucce alla maniglia dell'armadio.

"Forza, esci!" esclamò afferrandogli la mano e cercando di farlo alzare, ma non riesco minimamente a smuoverlo.

Al contrario, lui ritira di scatto il braccio facendomi cadere sopra di lui.
Le sue braccia forti mi accolgono immediatamente in una stretta piacevole.

I nostri nasi si sfiorano per l'ennesima volta.

Le sue labbra rosee mi tentano immensamente, ma con non so quale forza mi tolgo quel pensiero dalla testa.
Il ragazzo non mi frega.

"F-u-o-r-i" scandisco bene ogni lettera indicando la porta alle mie spalle.

Shawn china la testa all'indietro, e sconfitto si alza in piedi.

Sorrido soddisfatta.

"E non guardare dalla serratura" lo minaccio puntandogli contro il dito.

Lui alza le mani al cielo spalancando gli occhi.

"Non l'avrei mai fatto!" dice con sguardo innocente.

Lo guardo di sbieco, finché lui non si mette a ridere passandosi una mano sul viso.

"Okay forse si" ammette.

"Non mi stancherò mai di dire che sei un cretino" rido sbattendogli la porta in faccia.

"Ma ti piaccio anche così!" lo sento urlare da fuori.

Mentre mi infilo il maglioncino un sorriso fa capolino sul mio volto a causa delle parole di Shawn.
È vero, con tutti i suoi difetti non lo cambierei di una virgola, lui mi piace esattamente così com'è.

-

Una volta arrivati a casa di Shawn, sua madre ci avvisa che la cena non è ancora pronta dato che aveva avuto un contrattempo.

Sono sollevata da quella notizia, mi sarebbe dispiaciuto arrivare in ritardo facendo aspettare Manuel e Karen.

Sarò esagerata io, ma secondo me presentarsi in ritardo ad un appuntamento è totalmente irrispettoso.
Può capitare qualche volta, ma non dev'essere di routine.
Mia madre me l'ha sempre ripetuto, fin da piccola, infatti credo di aver preso da lei questa mia abitudine di arrivare sempre qualche minuto prima.
Meglio aspettare che essere aspettati, diceva.

"Mi suoni qualcosa?" domanda Shawn chiudendosi la porta della sua camera alle spalle.

Annuisco felice della sua richiesta, mi siedo al piano e comincio a muovere le dita sui freddi tasti bianchi.
Suono uno dei pezzi preferiti di Shawn, Castle on the Hill.

Da piccola non riuscivo a suonare davanti a qualcuno, a meno che non si trattasse di mia madre, o del mio insegnate di piano.
Avevo una sorta di blocco, ero come congelata.
La paura di sbagliare mi perseguitava, temevo di fare brutta figura, di essere giudicata.

Ma suonare per Shawn è estremamente piacevole.
Mi piace vederlo seduto sul letto, con gli occhi chiusi e con un piccolo sorrisetto sulle labbra mentre mi ascolta suonare, muovendo di tanto in tanto la testa a ritmo di musica.

~Perfectly Wrong~ S.M.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora